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Olio d’oliva, la produzione nazionale torna a crescere: +30% nel 2025

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Olio d’oliva, la produzione nazionale torna a crescere: +30% nel 2025

È partita in tutta Italia la nuova campagna olearia e i primi dati indicano un deciso rimbalzo della produzione rispetto al 2024, segnato dalla siccità. Secondo le stime congiunte di Unaprol, Coldiretti e Foa Italia, l’Italia dovrebbe raggiungere quest’anno quota 300mila tonnellate di olio, con un incremento di circa il 30% sul raccolto precedente. Si tratta ancora di proiezioni iniziali, che dipenderanno dall’andamento climatico delle prossime settimane, ma il segnale è positivo: l’olivicoltura italiana prova a ripartire dopo un’annata difficile.

Olio d’oliva, la produzione nazionale torna a crescere: +30% nel 2025

L’aumento si concentra soprattutto al Sud, dove Puglia e Calabria, che insieme valgono oltre il 60% della produzione nazionale, beneficiano delle piogge estive che hanno mitigato gli effetti del caldo anomalo di maggio e della siccità primaverile. Qui la crescita stimata oscilla tra il 30% e il 40%. Il Nord, invece, soffre un calo fino al 40% a causa del maltempo. Nel Centro Italia il quadro è più frammentato, con aree in leggera crescita e altre in flessione: la media delle previsioni parla di una riduzione compresa tra il 10% e il 15%.

Più regole per la filiera
La nuova stagione si apre con un cambiamento normativo di rilievo. Un decreto, sostenuto da Coldiretti e Unaprol, introduce l’obbligo di registrare i movimenti delle olive entro sei ore dall’acquisto. Una misura pensata per ridurre le pratiche opache e contrastare l’immissione sul mercato di “falso prodotto” che danneggia i produttori onesti. “Con questa regola si chiude definitivamente l’epoca delle olive senza nome e senza provenienza”, ha commentato David Granieri, vicepresidente nazionale Coldiretti e presidente Unaprol, parlando di “passaggio epocale per il settore”.

Le sfide future
Nonostante il rimbalzo produttivo, le associazioni di categoria invitano a non abbassare la guardia. I cambiamenti climatici restano una minaccia costante, tra periodi di siccità e ondate di maltempo che compromettono la resa delle piante. “Serve investire in infrastrutture, ricerca e innovazione per rendere l’olivicoltura più resiliente e competitiva”, aggiunge Granieri. L’obiettivo è rafforzare la posizione di eccellenza del prodotto italiano anche sui mercati globali, dove la domanda di qualità continua a crescere.

Un patrimonio strategico
L’Italia può contare su circa 400mila aziende agricole dedicate all’olivicoltura, 250 milioni di piante e 533 varietà censite: il patrimonio di biodiversità più ricco al mondo. È anche il Paese europeo con il maggior numero di oli extravergini a denominazione: 43 Dop e 7 Igp. Una ricchezza che conferma l’olio d’oliva come comparto strategico del Made in Italy agroalimentare e risorsa fondamentale per l’economia rurale.

Prospettive di mercato
L’aumento della produzione, se confermato, dovrebbe allentare le tensioni sui prezzi, che nell’ultimo anno avevano raggiunto livelli record per effetto della scarsità di prodotto. Il settore guarda con attenzione alla domanda interna, sostenuta dal consumo familiare e dalla ristorazione, e a quella estera, sempre più orientata verso l’alta qualità certificata. Per l’Italia, che resta uno dei principali esportatori mondiali, la sfida sarà coniugare la ripresa dei volumi con la valorizzazione del marchio, difendendo il prodotto nazionale dalla concorrenza di oli esteri a basso costo.

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