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Natale in Borsa: volumi sottili, dati Usa e il rebus “Santa rally”

- di: Bruno Coletta
 
Natale in Borsa: volumi sottili, dati Usa e il rebus “Santa rally”
Natale in Borsa: volumi sottili, dati Usa e il rebus “Santa rally”
Tra sedute accorciate, statistiche arretrate e Fed “a verbale”, i listini si muovono in punta di piedi. E la difesa resta il settore che non va in vacanza.

Mercati in modalità festiva: meno scambi, più “microsegnali”

L’ultima parte dell’anno sui mercati ha un suono riconoscibile: quello dei book che si assottigliano. Con l’avvicinarsi delle festività, molte piazze riducono operatività e orari, gli operatori si alternano in sala, e anche una notizia “normale” può spostare i prezzi più del solito, semplicemente perché c’è meno liquidità.

In Europa, l’attenzione è spesso più sul calendario che sui fondamentali: giornate di chiusura totale o parziale, sedute accorciate e volumi fisiologicamente più bassi. E, in questo contesto, torna a bussare alla porta la domanda rituale: arriverà davvero il “Santa rally”?

Che cos’è il “Santa rally” (e perché tutti lo aspettano)

L’etichetta è popolare, quasi da folklore finanziario: indica la tendenza storica a un rialzo dei listini nell’ultimo tratto dell’anno e nelle primissime sedute del nuovo. Più che una legge, è una stagionalità: alcuni investitori la considerano un “vento a favore”, altri la trattano come una curiosità statistica.

In concreto, il tema non è solo “sale o scende”, ma con che intensità e soprattutto con quale partecipazione: un rialzo con volumi sottili può essere più fragile e più esposto a improvvisi dietrofront.

Il vero copione della settimana: macro Usa in recupero e un Fed “senza palchi”

A fine dicembre, spesso mancano gli appuntamenti classici che infiammano i listini (trimestrali pesanti, grandi conferenze, una sfilata di banchieri centrali). Questa volta, però, c’è un elemento che continua a pesare: l’arretrato di dati Usa legato alla lunga paralisi amministrativa delle settimane precedenti, che ha ritardato o spezzettato diverse pubblicazioni.

I numeri del lavoro: jobless claims sotto i riflettori

Il primo termometro, come spesso accade, è il mercato del lavoro. Le richieste settimanali di sussidio di disoccupazione sono osservate perché arrivano con frequenza elevata e possono segnalare cambi di passo prima di statistiche più “lente”. Nelle ultime letture pubbliche, i dati hanno mostrato oscillazioni stagionali ma un quadro ancora relativamente stabile.

La fiducia dei consumatori: il “sentiment” che muove retail e ciclici

L’altro punto caldo è la fiducia dei consumatori statunitensi: quando l’umore delle famiglie cambia, la Borsa lo annusa soprattutto su discrezionali, retail e comparti legati alla domanda interna. È un indicatore che, a ridosso dell’anno nuovo, può influenzare aspettative su crescita e utili.

I verbali Fed: più che un appuntamento, un test di “sfumature”

Sul fronte banche centrali, l’evento potenzialmente più interessante sono i verbali della Fed relativi all’ultima riunione. Non è una conferenza stampa e non è una decisione sui tassi: è un documento. Ma proprio per questo, in una settimana povera di stimoli può diventare la lente con cui il mercato cerca segnali su divergenze interne, priorità e sensibilità dei singoli membri.

Vendite al dettaglio e dati “diluiti”: perché una release tardiva conta doppio

Tra fine dicembre e inizio gennaio, molta attenzione va alle statistiche sui consumi, perché i consumi sono il motore più osservato quando si ragiona su crescita e probabilità di “soft landing”. Ma con dati pubblicati in ritardo, gli investitori devono interpretare numeri che arrivano fuori stagione: il dato non cambia, ma cambia il suo impatto, perché nel frattempo il mercato si è già mosso su altre informazioni.

Un esempio recente è arrivato dalle vendite al dettaglio statunitensi: nelle letture diffuse dopo i rinvii, il quadro ha suggerito un consumatore meno lineare di quanto sembri, con differenze tra fasce di reddito e categorie di spesa. E ogni tassello aggiuntivo finisce per rimbalzare sulle aspettative di politica monetaria.

Difesa: il settore che resta acceso quando tutto rallenta

Se c’è un comparto che negli ultimi mesi è riuscito spesso a “fare storia a sé” è quello della difesa: una combinazione di spesa pubblica in crescita, tensioni geopolitiche e programmi di riarmo ha sostenuto il tema in Europa.

Attenzione, però: non è un monolite. Basta una notizia credibile su progressi diplomatici perché i titoli reagiscano con volatilità anche marcata, come si è visto di recente con movimenti bruschi sull’azionario del comparto. Il messaggio è chiaro: il driver geopolitico pesa, e a fine anno, con poca liquidità, pesa anche di più.

Cina: PMI in arrivo, l’ago della bussola sulla soglia “50”

A cavallo tra dicembre e gennaio, lo sguardo si sposta anche a Oriente: gli indici PMI cinesi (manifatturiero e servizi) sono attesi perché danno una lettura rapida su ordini, produzione e fiducia delle imprese. La soglia simbolica resta quella dei 50 punti, che separa espansione e contrazione.

In un finale d’anno in cui l’Europa rallenta e gli Usa digeriscono dati arretrati, un segnale dalla Cina può influenzare settori globali come materie prime, industriali e lusso.

Calendario: chiusure, sedute ridotte e perché contano davvero

Il calendario delle festività non è un dettaglio logistico: cambia la microstruttura del mercato. In Italia, ad esempio, sono previste giornate di chiusura legate alle festività natalizie e di fine anno, e in molte piazze internazionali si alternano stop completi e sedute a orario ridotto. Il risultato tipico è spread più larghi e movimenti più “nervosi” su singoli titoli.

Il punto operativo: cosa guardano i trader in una settimana “corta”

  • Liquidità: con pochi scambi, i movimenti possono amplificarsi.
  • Macro ad alta frequenza: jobless claims e fiducia consumatori, perché arrivano quando il resto tace.
  • Fed e comunicazione: i verbali possono muovere le aspettative anche senza decisioni.
  • Geopolitica: la difesa resta sensibile a ogni headline credibile.
  • Asia: i PMI cinesi come bussola per il rischio globale. 
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