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Fimaa, a Napoli gli Stati generali della mediazione

- di: Barbara Leone
 
Fimaa, a Napoli gli Stati generali della mediazione
Dal ieri e fino a domani l’Hotel Royal Continental di Napoli ospita gli Stati generali della mediazione promossi da Fimaa, la Federazione italiana mediatori agenti d'affari aderente a Confcommercio, che quest'anno festeggia i 70 anni dalla fondazione. "Tre giorni dedicati a una professione che si interfaccia con i risparmi e i sacrifici di una vita, giornate dedicate alla maggior professionalizzazione di un’evoluzione del mercato per quanto riguarda la compravendita immobiliare ma non solo perché Fimaa rappresenta anche mediatori merceologici e mediatori creditizi", dice il presidente Santino Taverna. All'apertura dei lavori sono intervenuti il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, l'assessore del Comune di Napoli al lavoro e ai Giovani Chiara Marciani, il presidente di Confcommercio Campania Pasquale Russo. Hanno fatto seguito gli interventi  del presidente del Censis, Giuseppe De Rita, e della psicologa del lavoro Laura Miglietta. Nel suo intervento agli Stati generali della Fimaa, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato il ruolo della federazione che “da sempre interpreta la rappresentanza con le parole chiave che caratterizzano la Confcommercio e che esprimono i valori di fondo del nostro stare insieme nella difesa e promozione degli interessi degli imprenditori del terziario di mercato”.

Fimaa, a Napoli gli Stati generali della mediazione

Penso alla consapevolezza e al rispetto della nostra storia – ha detto Sangalli -  all’impegno quotidiano di  prossimità, al rinnovarsi della  fiducia nel futuro, all’esercizio personale e collettivo della responsabilità. Questa mappa di valori è stata decisiva in questa ultima stagione dai profondi cambiamenti sociali, economici e urbani determinati dalle sfide del digitale e della sostenibilità, e dalle drammatiche emergenze,  dalla pandemia e dalle guerre. Così la prossimità operosa nei confronti delle nostre imprese è andata di pari passo con la fiducia nella ripartenza. Proprio i mediatori immobiliari e creditizi contribuiscono alla fiducia nel mercato trattando e garantendo il bene patrimoniale più diffuso in Italia: la casa. Non si tratta come direbbe il mio grande amico e presidente del Censis Peppino De Rita, di diventare un popolo di casalinghi, chiusi nella zona di comfort delle proprie case, e quindi un po’ più egoisti. Perché quando la linea di confine si sposta dall’interesse pubblico a quello privato, chi ne perde sono le ragioni profonde della convivenza, il bene comune, e quindi il ruolo dei corpi intermedi e della stessa politica. I servizi immobiliari - ha proseguito il presidente di Confcommercio - influiscono sulla qualità della vita, possono fare la differenza tra la valorizzazione e l’impoverimento delle nostre città. Voi siete, da un certo punto di vista, le sentinelle e i primi promotori dei luoghi dove viviamo. Voi prima di tutto capite ed ascoltate le città. In questi anni la Confcommercio ha fatto un profondo cambiamento direi di senso, siamo passati dalla rappresentanza economica nelle città, alla rappresentanza economica delle città e dei territori. Il nostro obiettivo è quindi contribuire a rendere migliore la qualità della vita dei centri storici e delle periferie, in cui le attività economiche del commercio e dei servizi (e quindi della Fimaa), del turismo e della cultura, dei trasporti e delle professioni sono parte integrante, anzi, strategica. Da questo punto di vista, tuttavia, in un Paese come l’Italia, dove non c’è una città uguale all’altra, non vi può quindi essere mai un modello unico, valido per tutti i territori e tutte le stagioni. Però  - ha aggiunto Sangalli -  proprio questa pluralità rende particolarmente utile il confronto delle diverse esperienze per trarre spunti da adattare al proprio territorio e crescere proprio grazie alla diversità dei punti di vista altrui. Questo penso che sia anche il valore aggiunto dei vostri Stati Generali, con operatori che vengono da tutta Italia. Nel nostro Paese, però, c’è un fenomeno che è tristemente comune: la desertificazione commerciale. Chi di voi lavora nella mediazione degli spazi commerciali è il primo testimone di questo fenomeno. Per essere oggettivi, però, basta evocare i dati recenti del nostro Ufficio Studi di Confcommercio. Tra il 2012 e il 2023, in Italia, abbiamo perso oltre 111mila negozi al dettaglio e 24mila attività di commercio ambulante; solo parzialmente compensate dalle attività di alloggio e ristorazione in crescita. Negli ultimi 10 anni, la densità commerciale, cioè il rapporto tra esercizi commerciali e popolazione, è diminuita di oltre 15 punti percentuali. E consideriamo che la popolazione non sta aumentando, dal momento che un’altra crisi del Paese è quella demografica. Desertificazione, dunque, è un concetto quantitativo, ma si traduce molto spesso anche in impoverimento qualitativo. Quando si dice che un centro storico si ‘desertifica’ - ha concluso il presidente Sangalli - non possiamo e non dobbiamo infatti pensare solo ai numeri, poiché gli esercizi commerciali non sono di fatto tutti uguali. Per la città, per la comunità, per le persone, non è uguale se chiude un locale storico e apre al suo posto una qualche attività direi anonima”.
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