Con Mps si replica il modello Carige: 4000 fuori e uno schiaffo alla storia del Monte

- di: Redazione
 
Quando, nel mondo del cinema, si parla di remake si intende che un film di successo viene riproposto, quasi sempre in un altro Paese, con sceneggiatura, interpreti, regista e magari location diversi, nella speranza di ripeterne i risultati positivi al botteghino. Sta accadendo proprio in questi giorni in Francia dove sta riscuotendo una buona risposta dal pubblico il remake di ''Quo vado?'', film del 2016 di Checco Zalone, il cui protagonista si opponeva con tutte le sue forze ad un ''licenziamento incentivato'' aggrappandosi al posto fisso. Anche l'Italia non si è sottratta alla seduzione del remake, solo adattando la formula laddove dia risultati migliori.
Solo che, talvolta, replicare uno schema ha costi sociali altissimi di cui pochi si occupano, preferendo guardare a numeri trionfalistici che non alle loro conseguenze. Sta accadendo (e la situazione somiglia terribilmente a quella di Carige) con il Monte dei Paschi di Siena di cui, in pompa magna, si sta celebrando la presentazione del piano 2022-2026, guardando alle prospettive, ma girando lo sguardo dall'altro lato quando i numeri riguardano le persone che saranno lasciate indietro, quattromila dipendenti per i quali è cominciato l'angosciante conto alla rovescia prima di dovere svuotare i cassetti e andare via dal posto occupato da molti anni.

L'annuncio dei 4.000 esuberi previsti dal nuovo Piano Industriale di Monte dei Paschi di Siena fa discutere

E siccome talvolta non si ci rende conto che il senso della misura e del ridicolo non può essere dimenticato, il piano è accompagnato dalla spiegazione che si tratta di un ''A clear and simple commercial bank'', così almeno i licenziandi se ne andranno a casa rispolverando il loro inglese.

Cosa che, da pensionati non per loro volontà, potrebbe tornare utile.
I numeri che il piano contiene sono anche troppo chiari, prevedendo appunto quattromila ''uscite volontarie'', una formuletta che spesso non riproduce esattamente le condizioni reali perché, come sanno tutti, quasi sempre chi entra nella lista dei futuri pensionati si trova con le spalle al muro, magari quasi costretto a valutare probabili incentivi pur di chiudere con decoro un capitolo della sua vita.
Ma, chiamandole come più aggrada, le ''uscite volontarie'' allontanano le persone dal mondo del lavoro attivo, spedendole spesso in una dimensione intermedia, ritenendosi ancora in grado di dare un sostanziale contributo, ma espulse dal cosiddetto tessuto produttivo. Ma i tagli sono ciechi, perché, agendo spesso sotto la scure anagrafica, colpiscono orizzontalmente, mandando a casa chi merita e chi magari no. In ogni caso sono esperienze che vengono azzerate, nella speranza che il naturale processo di sostituzione con i più giovani non crei un baratro di conoscenza.

Il piano dice, comunque, che la ''stagione dei lunghi coltelli'' si concluderà con risparmi di 270 milioni di euro l'anno: gran bella soddisfazione per gli epurati, che comunque saranno in buona compagnia perché il piano di rilancio di Mps prevede anche la chiusura di 150 filiali, a partire dal 2024, con tanti saluti alla presenza sul territorio, un tempo fiore all'occhiello dell'istituto.
Ma abbiamo dimenticato un aspetto fondamentale: il Monte dei Paschi di Siena è una banca in un certo senso anomala, perché il 64 per cento del suo capitale è in mano al Tesoro, ovvero a noi italiani, che - dice il piano - dovranno farsi carico della ricapitalizzare, pari a due miliardi e mezzo di euro.

Che, come si usa dire, non sono bruscolini e forse qualcuno spera che il loro impatto emotivo si perda nelle faccende complicate di questi mesi, tra guerre e inflazione. Ma sono sempre due miliardi e mezzo che forse salveranno il Monte per il momento, ma ci riconducono ad altre precedenti vicende in cui lo Stato, per onorare il suo ruolo, ha fatto lo stesso, ad esempio con Carige, facendosi carico di una situazione disastrosa in cui non aveva alcuna responsabilità se non quella di non essere intervenuto prima, quando già si sapeva come sarebbe finita.

Nella foto: Luigi Lovaglio AD di Banca MPS
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