Da Cézanne e Renoir a Guercino, le mostre del primo weekend di primavera

- di: Samantha De Martin
 

FOTO: Auguste Renoir, Paysage de neige (© 2024 RMN-Grand Palais / Franck Raux/ Dist. Foto SCALA, Firenze)

Se in occasione delle giornate FAI di Primavera, 750 luoghi del patrimonio culturale e paesaggistico italiano, tra ville, chiese, palazzi storici, borghi lontani aprono le porte ai visitatori il 23 e 24 maggio in 400 centri del belpaese, i musei continuano a regalare bellezza con mostre imperdibili.

La prima volta di Druid a Firenze

A Firenze l’arte dà appuntamento al Gallery Hotel Art di Lungarno Collection dove la prima mostra personale in città dell’artista Emanuele Napolitano, alias Druid, a ingresso libero, porta un progetto del tutto originale, composto da un nutrito numero di opere inedite, come la serie di pitture dedicata ai dodici segni zodiacali.

Curata da Valentina Ciarallo, la mostra, dal titolo And still they don’t believe it, espone per la prima volta la collezione di oltre trenta piatti in ceramica vintage realizzati dall’artista visivo, pittore, video-maker e regista, prendendo spunto dalla lunga tradizione della ceramica toscana. Ogni fondo del piatto riporta una frase o un disegno ironico in pieno stile “Druid”.

Milano celebra l’Impressionismo con Cézanne e Renoir

Fino al 30 giugno a Palazzo Reale, a Milano, si potrà visitare una delle mostre più importanti della primavera, che mette in dialogo le personalità e le opere di Paul Cézanne e Pierre-Auguste Renoir.

A 150 anni della nascita dell’Impressionismo, Milano omaggia due giganti che hanno contribuito in maniera decisiva alle fortune del movimento influenzando le future generazioni di artisti.

I cinquantadue capolavori esposti, in prestito dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay di Parigi, affiancate in mostra da due tele di Pablo Picasso, offrono uno spaccato del lavoro dei due maestri, dalle prime tele degli anni settanta dell’Ottocento alle prove più mature dei primi del Novecento. A riunirle era stato il mercante d’arte Paul Guillaume che considerava Cézanne e Renoir capiscuola di una pittura classica e moderna al tempo stesso.

Se il primo focalizzava l’attenzione sulla struttura compositiva più rigorosa e geometrica e sulla forza della pennellata, Renoir si soffermava sull’armonia, sulle atmosfere delicate, sulla resa delle forme tramite il colore. La mostra milanese mette in luce i punti d’incontro di questi due itinerari artistici, con capolavori come Paysage de neige di Renoir, o Arbres et maisons di Cézanne.

A Torino arriva Guercino

Oltre 100 opere, tra capolavori di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino e di artisti a lui contemporanei, come i Carracci, Guido Reni e Domenichino, arrivate a Torino da oltre 30 importanti musei, dal Prado al Monastero dell’Escorial, arricchiscono la mostra che ripercorre la grande arte del maestro emiliano raccontando anche il mestiere e la vita dei pittori del Seicento. Quello che emerge dal percorso Guercino. Il mestiere del pittore, in programma ai Musei Reali dal 23 marzo al 28 luglio, è un grande affresco del sistema dell’arte.

Guidati dal talento di quel “mostro di natura e miracolo da far stupir” che fu Guercino secondo la definizione che ne diede Ludovico Carracci, impressionato dal suo talento, ammireremo un raro Autoritratto del maestro dalla Schoeppler Collection di Londra che ben introduce al percorso. Esploreremo la fase della formazione, l’Accademia del nudo, il tema della bottega con le sue dinamiche, la geografia delle committenze.

In occasione dell’esposizione verrà per la prima volta riunificato, dopo 400 anni, anche il ciclo di dipinti commissionati a Bologna da Alessandro Ludovisi, futuro papa Gregorio XV.

Straordinaria sarà anche la presenza della monumentale pala della Madonna del Rosario dalla Chiesa di San Domenico a Torino che dalla fine degli anni sessanta del secolo scorso non era più visibile da vicino e che testimonia il legame di Guercino con il ducato sabaudo.

A Roma Antonio Donghi e la magia del silenzio

Ci sono le Lavandaie (1922-23), primo vertice in assoluto del maestro Antonio Donghi. E poi Gita in barca e Piccoli saltimbanchi (1938). Sulla trama di queste delicatissime opere di Donghi una mostra ricostruisce a Palazzo Merulana il percorso artistico di uno dei maggiori interpreti del realismo magico in Italia attraverso una trentina di lavori.

Ad accogliere fino al 26 maggio il percorso “Antonio Donghi. La magia del silenzio”, a cura di Fabio Benzi, è la sede della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, gestita e valorizzata da CoopCulture.

Main sponsor dell’esposizione, UniCredit, che ha contribuito con 16 importanti prestiti delle opere di Donghi, provenienti dalla collezione esposta a Palazzo De Carolis.

La mostra presenta i nuclei più significativi formati dalla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma, della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, della Banca d’Italia, della collezione UniCredit (già della Banca di Roma) e della Fondazione Elena e Claudio Cerasi, che nel loro insieme rappresentano l’intero percorso dell’artista, toccandone tutti i temi principali, tra paesaggi, nature morte, ritratti, figure in interni ed esterni, personaggi del circo e dell’avanspettacolo.

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