Elezioni e mercati: un equilibrio complesso

- di: Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm
 

L’attenzione di mercati e operatori resta puntata sui prossimi appuntamenti elettorali in Uk e Usa. Per quanto riguarda il Regno Unito, qui i sondaggi sono unanimi e prevedono una vittoria schiacciante del Partito Laburista guidato da Keir Starmer, la cui elezione dovrebbe essere accolta favorevolmente anche dal mercato. Lo dimostrerebbe il fatto che nel corso delle ultime settimane la sterlina si sia rafforzata e la volatilità sia rimasta contenuta, sia sul fronte dei mercati che su quello valutario. Al di là dell’oceano, invece, lo scenario è più incerto: secondo i sondaggi Donald Trump ha buone probabilità di fare ritorno alla Casa Bianca, ma non è chiaro se questa volta i mercati reagirebbero bene alla sua vittoria, senza contare che alcune delle sue ultime dichiarazioni (ad esempio quelle relative all’indipendenza della Federal Reserve) hanno preoccupato i listini.

 

Lontano dal clamore mediatico, nel corso delle ultime settimane anche India, Messico e Sudafrica sono stati chiamati alle urne. Tre elezioni a cui i mercati hanno reagito in modo diametralmente diverso: in India le attese di una vittoria schiacciante del primo ministro Modi hanno inizialmente innescato un rally dei mercati locali, che hanno poi fatto un passo indietro non appena è stato chiaro che la maggioranza fosse meno ampia del previsto; in Messico la storica vittoria della coalizione di centrosinistra guidata da Claudia Sheinbaum è stata accolta con preoccupazione dai mercati, per via dei timori legati alle politiche sociali e all’aumento del debito pubblico; infine, in Sudafrica il partito al governo, l’ANC, ha perso voti a favore del neonato partito MK guidato dall’ex presidente Zuma. Si prospetta quindi l’ipotesi di un esecutivo di coalizione, con l’appoggio del partito pro-business Alleanza Democratica (DA), uno scenario che rassicura gli investitori anche se l’equilibrio è fragile e ad oggi all’interno dell’ANC vi sono correnti che non vedono di buon occhio l’alleanza con la DA e preferirebbero formare una coalizione con altri partiti.

 

Si sa, la politica è in grado di influenzare l’andamento dei mercati, ma prevedere fino a che punto è piuttosto complesso, quasi quanto prevedere l’esito di un’elezione. In occasione delle elezioni statunitensi del 2016, ad esempio, i mercati avevano due “certezze”: le presidenziali sarebbero state vinte da Hillary Clinton e, nella remota ipotesi in cui a vincere fosse stato Donald Trump, i listini sarebbero crollati. Nessuna di queste due previsioni si è concretizzata. Si tratta di trovare il giusto equilibrio: la politica è sì in grado di influenzare i mercati, ma bisognerebbe evitare di posizionare i portafogli in modo troppo aggressivo in base a una determinata previsione elettorale.

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