Al fondo di ogni disamina c’è la consapevolezza della oggettiva drammaticità della tematica affrontata, rispecchiata anche nel titolo, che richiama l’inquietante classico di Huxley. C’è da rispondere a tanti quesiti, fondamentali per il futuro dell’antropocene, o, a quanto pare, per la nuova era destinata a superarlo.
L’accelerazione vertiginosa dell’innovazione è compatibile con la capacità umana di governarla?
La tecnologia si avvia ad egemonizzare l’uomo?
Il suo dominio da parte di pochi eletti può mettere in discussione conquiste secolari della democrazia?
L’etica ha ancora senso nell’epoca dell’AI? E se è così, può riproporsi secondo modalità tradizionali o deve rifondarsi interagendo e rinnovandosi? Utilizzando proprio la tecnologia, ovvero il suo nuovo terreno di sperimentazione?
E la conoscenza umana? Come può superare i propri confini, quasi ad annullarli, secondo logiche tentacolari che le consentano di agire seguendo modelli di intelligenza diffusa, come accade per i cervelli periferici dei cefalopodi?
Dal colonialismo digitale al futuro senza lavoro, l’approfondimento di De Felice e Race spazia su tantissime delle nuove forme del sapere/potere e della realtà tecnologica, in un’opera che riesce a conciliare complessità con chiarezza e piacevolezza del leggere. Un’autentica chicca per chi desidera guardare al presente e al domani prossimo col coraggio di una curiosità che faccia luce sulla coltre di nebbia delle tante parole al vento che accompagnano la diffusione di una tecnologia incompresa dai più nella sua realtà. Un viaggio da lettori-piccoli Ulisse, guidati dalla vision e dai consigli di due modernissimi maitre à penser.