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Milano sotto inchiesta: questi i progetti nel mirino della Procura

- di: Bruno Legni
 
Milano sotto inchiesta: questi i progetti nel mirino della Procura

Dal Pirellino a San Siro, le scelte che ridisegnano la città finiscono nelle carte della Procura. Indagati Sala, Catella e archistar.

(Foto: Manfredi Catella).

Non è solo una bufera giudiziaria. È una radiografia profonda della trasformazione di Milano negli ultimi dieci anni. La maxi-inchiesta della Procura travolge il cuore della politica e dell’urbanistica milanese, riscrivendo le traiettorie di alcune delle operazioni immobiliari più ambiziose della storia recente. Progetti iconici, come il Pirellino, il Villaggio Olimpico e la nuova San Siro, finiscono al centro di un’indagine che coinvolge 74 persone, tra cui il sindaco Giuseppe Sala, l’assessore all’urbanistica Giancarlo Tancredi, l’imprenditore Manfredi Catella e diverse archistar.

Il grattacielo sospeso tra ambizioni e sospetti

Il P39 – ex sede del Pirellino in via Melchiorre Gioia – fu venduto dal Comune nel 2019 per 194 milioni di euro. Il nuovo proprietario, Coima, aveva affidato a Stefano Boeri il progetto di un avveniristico edificio ecosostenibile. Ma secondo la Procura, dietro l’apparenza di una rigenerazione urbana “verde e sociale”, si sarebbe mosso un sistema opaco di relazioni improprie tra pubblico e privato.

L’inchiesta ipotizza pressioni per ottenere deroghe urbanistiche, con una “filiera” che arriva fino all’assessore Tancredi, per cui sono stati chiesti i domiciliari. Il cantiere, intanto, è ancora fermo dopo oltre trenta mesi.

“L’edificio è stato venduto regolarmente nel 2019. Il Comune non ha mai concordato né approvato un progetto definitivo”, ha dichiarato Sala.

Speculazione ai margini: il caso dei “nodi metropolitani”

Nelle oltre 400 pagine dell’ordinanza compare un progetto strategico per Milano 2050: quello dei cosiddetti “nodi metropolitani”, nove aree-ponte tra città e hinterland (tra cui Cascina Gobba, San Donato, Figino, Assago, Baggio). Per la Procura, in quei dossier si nasconderebbero casi di intensiva speculazione edilizia, con uno schema ricorrente: prestazioni “gratuite” da parte di studi di architettura legati a componenti della Commissione Paesaggio, che in cambio avrebbero ottenuto via libera su altri progetti.

Nel mirino, ancora una volta, il ruolo di Marinoni e degli architetti Scandurra, Boeri e Pella, tutti con legami consolidati con il sistema milanese. È in corso una valutazione sugli effetti di questi presunti favori incrociati anche sulle scelte urbanistiche più recenti.

Villaggio olimpico: promessa per gli studenti, ombra per i pm

Parte del maxi-intervento sull’ex scalo ferroviario di Porta Romana, il Villaggio Olimpico sarà riconvertito – dopo i Giochi di Milano-Cortina 2026 – nel più grande studentato d’Italia: 1.700 posti letto, il 30% a canone calmierato. L’apertura è prevista per settembre 2026.

Ma l’opera, ufficialmente promossa come esempio virtuoso di housing pubblico-privato, compare anche tra le carte dell’inchiesta. La Procura indaga sulle modalità con cui sono stati affidati i lotti e sulle interlocuzioni informali tra gli attori in campo. Un’indagine che punta a capire se le regole siano state piegate alle esigenze delle imprese private coinvolte nel recupero dell’area.

San Siro: demolizione, affari e chat riservate

Nel fascicolo compare anche il futuro dello stadio Meazza. Non tanto per la vicenda amministrativa della vendita del suolo a Inter e Milan quanto per una serie di chat WhatsApp tra progettisti e dirigenti, in cui si discuteva di opportunità legate al nuovo stadio.

Gli inquirenti sospettano che alcuni studi, in particolare quello di Pella, si siano “posizionati” in anticipo per intercettare eventuali incarichi. “Già nel 2023 erano in corso trattative informali per accaparrarsi quote del futuro affare”, emerge da uno degli atti. Anche qui, il condizionale resta d’obbligo, ma gli indizi preoccupano Palazzo Marino.

Palazzo Marino nel mirino

A far tremare il Comune non è solo l’elenco degli indagati. Sono i meccanismi messi nero su bianco dagli inquirenti: la presunta esistenza di un “sistema Milano”, fatto di ruoli pubblici usati per orientare scelte urbanistiche a favore di determinati privati.

Le Fiamme Gialle hanno sequestrato dispositivi, mail e documenti a decine di dirigenti e consulenti. Tra questi, l’architetto Giuseppe Marinoni, già arrestato a marzo, e figure chiave di Bluestone, Coima e Land.

Secondo gli inquirenti, alcune delibere sarebbero state scritte “a quattro mani” con chi poi ne avrebbe beneficiato economicamente. Un’accusa durissima, che – se provata – metterebbe in crisi l’intero sistema decisionale dell’urbanistica milanese.

La difesa del sindaco e le reazioni politiche

Il sindaco Sala, pur indagato, ha ribadito di “non avere mai avuto contatti né con Marinoni né con altri componenti della Commissione Paesaggio”. Ha aggiunto che “ogni atto è stato eseguito nel rispetto delle norme e della trasparenza”.

Nel frattempo, il fronte politico si spacca: Lega, Fratelli d’Italia e M5S chiedono dimissioni immediate. Il centrosinistra, compreso il Partito Democratico, chiede “rispetto per la magistratura” ma difende il lavoro della giunta. Anche Giorgia Meloni ha dichiarato: “Non bisogna trasformare un’indagine in una condanna preventiva”.

Tra sogno metropolitano e verità giudiziaria

Milano si è raccontata al mondo come laboratorio europeo della rigenerazione urbana: grattacieli verdi, student housing, infrastrutture intermodali, periferie ricucite. Ma l’inchiesta mostra l’altra faccia della medaglia: un modello fragile, esposto all’arbitrio e ai favoritismi.

Sarà ora la magistratura a chiarire chi ha agito nell’interesse pubblico e chi ha piegato le regole per profitto. Ma la politica ha una responsabilità non eludibile: garantire che la trasformazione della città non sia solo estetica, ma anche etica. Perché non c’è smart city senza giustizia.

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