(Foto: Alberto Nagel, Ad di Mediobanca).
Una mossa d’agosto che cambia lo scenario
Alberto Nagel ha deciso di rompere gli indugi e accelerare i tempi. Il consiglio di amministrazione di Mediobanca ha deliberato l’anticipo dell’assemblea straordinaria sull’Ops per Banca Generali dal 25 settembre al 21 agosto. Una data che non è solo un segnale politico: è una mossa per guadagnare terreno e battere sul tempo la proposta rivale di Monte dei Paschi di Siena, la cui offerta ostile scade l’8 settembre.
Il cuore della contesa non è solo Banca Generali. Il vero obiettivo è Generali Assicurazioni e il controllo del risparmio in Italia. Mediobanca, da sempre primo azionista del Leone triestino, vuole rafforzare il proprio ruolo in un settore strategico, mentre il tandem MPS–Tesoro punta a costruire un terzo polo bancario nazionale. In mezzo, una partita a scacchi che ora si gioca tutta in poche settimane.
Il bivio: rafforzarsi con Banca Generali o finire in pancia a MPS
Nel corso della presentazione dei risultati del quarto trimestre, chiusi con numeri record, Nagel è stato netto: “Se il consiglio di Generali confermerà l’accordo distributivo con Banca Generali, l’offerta sarà lanciata ed avrà effetto vincolante anche nel caso in cui Mediobanca venisse acquisita da MPS”.
L’offerta prevede lo scambio di 1,70 azioni Generali per ogni azione Banca Generali, con un premio implicito di circa l’11% rispetto alle quotazioni medie di luglio. Un'operazione da quasi 7 miliardi di euro, pensata per creare un colosso italiano del risparmio gestito.
Generali in bilico: cosa deciderà il Leone il 6 agosto?
Il nodo chiave, ora, è la riunione del cda di Generali prevista per il 6 agosto. Quel giorno verrà deciso se prolungare gli accordi distributivi con Banca Generali, condizione essenziale affinché l’Ops possa essere lanciata. Un via libera permetterebbe a Mediobanca di procedere senza ostacoli, consolidando la sua posizione e sbarrando la strada a un’acquisizione ostile.
Il Leone, però, è circondato da nuovi equilibri. In assemblea, a marzo, il patto Mediobanca–Del Vecchio è andato in frantumi. Delfin, oggi socio rilevante ma critico, si è allineata con Francesco Gaetano Caltagirone, che da tempo guida una battaglia per “liberare” Generali dall’influenza di Piazzetta Cuccia. Il risultato: un cda spaccato e pronto a giocare un ruolo chiave nello scontro estivo.
Orcel, Caltagirone, Delfin: gli azionisti scomodi
Il blitz di Nagel ha anche un altro obiettivo: evitare che cresca il fronte del “no” nell’assemblea di Mediobanca. Secondo stime riservate, il 40% circa degli azionisti potrebbe votare contro o astenersi, rendendo impossibile raggiungere la maggioranza qualificata del 66,6% necessaria per approvare l’aumento di capitale destinato all’Ops.
A spingere verso il rigetto ci sono tutti i “nemici storici” di Nagel: la Delfin di Del Vecchio, salito a ridosso dell’11%; il finanziere Caltagirone; e Andrea Orcel, ceo di UniCredit, che dopo aver acquistato il 4% di Generali è diventato alleato di Caltagirone in chiave anti-Mediobanca. Non a caso, nei palazzi romani e milanesi si parla ormai di un asse che unisce l’establishment bancario, industriale e governativo per spezzare il legame storico tra Mediobanca e Generali.
I numeri di Mediobanca e la sfida a MPS
Nel frattempo, Mediobanca ha chiuso l’anno fiscale con utili record: quasi 1,6 miliardi di euro di profitti netti, spinti dal wealth management e dalla divisione corporate investment banking. Il piano di distribuzione agli azionisti prevede 4,9 miliardi in tre anni, incluso un nuovo buyback da 400 milioni, annunciato sempre il 1° agosto.
È una strategia chiara: rafforzare il titolo Mediobanca, aumentare l’attrattività dell’offerta e ridurre le tentazioni degli azionisti a farsi sedurre dalle sirene di MPS, che punta a integrare Piazzetta Cuccia per dare solidità al terzo polo bancario.
Il controllo del risparmio è la vera posta
La mossa d’agosto non è un fuoco di paglia, ma un’offensiva frontale. In ballo non c’è solo un’acquisizione, ma il controllo dell’industria italiana del risparmio, delle reti distributive e, in ultima analisi, delle grandi partite del capitalismo nazionale.
Nagel lo sa e si gioca il tutto per tutto: la sua leadership, il futuro di Mediobanca e l’eredità di un’istituzione che da 80 anni controlla, orienta e decide le sorti della finanza italiana. Il blitz sull’assemblea anticipata mira a sbloccare una situazione congelata da mesi e a rilanciare il progetto strategico del gruppo.
Se riuscirà, Mediobanca potrebbe diventare un polo indipendente nel wealth management. Se fallirà, sarà con ogni probabilità assorbita nel perimetro del Tesoro, consegnando a MPS il timone del terzo polo. E Generali, il vero gioiello della corona, rischia di perdere il suo equilibrio storico.