Medio Oriente: dai ribelli Houti una minaccia energetica per l'Occidente

- di: Redazione
 
Nel giro di pochi anni, i ribelli yemeniti Houti, dopo avere conquistato con le armi vaste porzioni nel sud del Paese, hanno alzato la soglia delle loro ambizioni, che vorrebbero si concretizzassero facendoli diventare una potenza regionale di cui, vista la collocazione geografica dello Yemen, nessuno sente il bisogno. 
Ad eccezione, forse, solo dell'Iran, protettore dei ribelli, ma soprattutto loro fornitore di armi. Quelle stesse armi che i ribelli (che, passata l'epoca dello spontaneismo, sono una formazione strutturata, oltre che militarmente, anche politicamente e amministrativamente) hanno utilizzato per creare un clima di perenne minaccia per i mercantili che passano dal Mar Rosso, da e per Suez.

Medio Oriente: dai ribelli Houti una minaccia energetica per l'Occidente

Quali siano però i veri obiettivi che questa formazione fondamentalista si sia posti resta ancora abbastanza misterioso, perché, pur se partiti per rivendicazioni che riguardavano appunto lo Yemen, ora gli Houti guardano altrove, quasi a volere affermare il loro peso che, prima che militare, è essenzialmente strategico, dal momento che possono diventare un elemento devastante nell'attuale sistema dei trasporti via mare globale. 

Perché, di fatto imponendo un controllo militare dello stretto di Bab el Mandeb, non solo compiono ruberie e assalti alle navi di passaggio del vitale tratto di mare, quanto costringono le compagnie di navigazione a mettere in conto di potere essere prese di mira (quindi costringendole a battere altre tratte, con un costo esorbitante). 
Come gli Houti hanno saputo già dimostrato di sapere fare, con un consistente dispiegamenti di uomini armati e mezzi aerei leggeri, capaci di accostare alla nave bersaglio e a prenderne possesso. 
Cosa questo possa significare è presto detto, considerato che le petroliere che riempiono le loro stive nei porti dei Paesi produttori del Golfo, per raggiungere gli impianti di raffinazione devono passare per il canale di Suez, ma prima devono arrivare al Mar Rosso, con il pericolo che, da qualche base dello Yemen del sud i barchini degli Houti o i loro ultraleggeri si muovano.

Una situazione che rende a rischio gli approvvigionamenti energetici per l'Occidente che, per questo, si sta attrezzando per reagire e neutralizzare la minaccia degli Houti. Ora il varo di una coalizione in funzione anti-attacchi (di cui farà parte anche l'Italia, con una fregata), ma non per questo anti-Houti, potrebbe essere una risposta, ma forse non sufficiente ad azzerare la minaccia potenziale che le azioni dei ribelli yemeniti possano tornare a ostacolare il transito dei tanker diretti verso il Mediterraneo. 
Perché il rischio effettivo non è solo quello della deriva militare della faccenda, quanto che gli ostacoli alla circolazione per i mari delle navi cisterna possa comportare, come effetto, nuovi rialzi di petrolio e gas. Un rischio che l'Occidente non può permettersi, soprattutto dopo che lo shock energetico seguito all'invasione russa dell'Ucraina è stato in qualche modo superato.   
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