Medio Oriente: nonostante gli appelli degli alleati, Israele pronto alla risposta a Teheran

- di: Redazione
 
Israele sembra ormai pronto a rispondere, militarmente, all'attacco aereo lanciato da Teheran contro Israele. Tutto questo mentre gli alleati di Gerusalemme (anche quelli che hanno aiutato Israele a neutralizzare la quasi totalità di razzi e droni lanciati dall'Iran o dai gruppi islamisti sciiti armati, in Libano, Iraq e Yemen) cercano di indurre il governo di Benjamin Netanyahu a non reagire.

Medio Oriente: nonostante gli appelli degli alleati, Israele pronto alla risposta a Teheran

A segnalare la pericolosità della situazione giunge la notizia che, secondo l’AIEA, l'agenzia internazionale per l'energia atomica, l’Iran ha chiuso i suoi impianti nucleari domenica, il giorno dell’attacco a Israele.
La notizia è stata fata dal direttore dell'Aiea, Rafael Grossi, nel corso di una conferenza stampa per la situazione della centrale ucraina di Zaporizhia. Grossi, a chi gli chiedeva della possibilità di un attacco di ritorsione israeliano contro gli impianti nucleari iraniani, ha detto: "Siamo ancora preoccupati per questa possibilità''.

Agli appello alla calma si è unita la Cina con il ministro degli Esteri, Wang Yi, nel corso di un colloquio telefonico con il suo omologo iraniano telefono con il suo omologo iraniano, Hossein Amir-Abdollahian.
Intanto Benjamin Netanyahu ha invitato la comunità internazionale a ''rimanere unita'' di fronte ''all’aggressione iraniana, che minaccia la pace nel mondo'', accogliendo con favore ''il sostegno di Stati Uniti, Regno Unito, Francia e altri paesi per contrastare l’attacco iraniano''.

Che Israele sia ormai pronto a reagire militarmente all'attacco iraniano lo ha confermato lo stesso capo di stato maggiore dell’esercito, Herzi Halevi, mentre il portavoce dell'esercito Daniel Hagari ha detto: "faremo tutto il necessario per proteggere lo Stato di Israele, e lo faremo quando e dove appropriato. Sceglieremo noi. » Dopo l'attacco iraniano, i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Regno Unito) hanno chiesto di evitare una conflagrazione nella regione.
John Kirby, portavoce della Casa Bianca, parlando delle scelte di Gerusalemme, ha assicurato Washington non è ''coinvolta nel processo decisionale riguardo ad una potenziale risposta''.
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