Il mercato assicurativo italiano resiste e ha forti margini di crescita: parla la Presidente di Ania e di Poste Italiane, Maria Bianca Farina

- di: Redazione
 

Il settore assicurativo nel nostro Paese è cresciuto tantissimo e oggi ha un’incidenza sul Pil quasi dell’8% rispetto al 2,5% che aveva nel 1990. Ma ancora non c’è stato quel balzo definitivo che metta il Paese al riparo da tanti rischi e ciò significa che il settore in Italia ha significative possibilità di ulteriore crescita. E poi l’impegno sociale, sia nel risvolto dell’attività di protezione di persone, famiglie e imprese che svolge il mercato assicurativo, sia a livello personale. Questo ed altro ancora nell’intervista a Maria Bianca Farina, Presidente di Ania (L’associazione che rappresenta le imprese di assicurazione che operano in Italia) e di Poste Italiane.

Intervista alla Presidente di Ania e di Poste Italiane, Maria Bianca Farina

Nel 2021 il volume dei premi raccolti ha superato i 140 miliardi di euro: 106 miliardi nel settore Vita e 34 miliardi nel Danni. Il volume premi del settore assicurativo rappresenta il 7,9% del Pil italiano; un mercato che è all’ottavo posto nel mondo e al quarto in Europa. In quali segmenti il mercato assicurativo in Italia potrà crescere ancora nel medio periodo?

Quello assicurativo è un mercato molto importante ed è cresciuto tantissimo. Lei parlava di un’incidenza forte, quasi dell’8%, pensi che solo nel 1990 eravamo al 2,5%. Quindi è un settore in forte crescita e in forte sviluppo. Devo dire che, per quanto riguarda il risparmio che i cittadini ci affidano, quindi l’assicurazione vita, il settore italiano è al pari di quelli degli altri Paesi europei e ciò dimostra come il risparmio assicurativo sia molto apprezzato nel nostro Paese. Basti pensare che noi deteniamo almeno il 17% della ricchezza finanziaria degli italiani che, come noto, è molto ampia e lì siamo davvero all’avanguardia. Non abbiamo pertanto niente da invidiare ai nostri competitor europei. Devo dire tuttavia, restando nell’ambito del ramo vita, che siamo ancora un po’ indietro per quanto riguarda la previdenza integrativa, dove gli iscritti sono ancora troppo pochi rispetto al complesso delle persone che potrebbero accedere a una previdenza complementare. E purtroppo tra coloro che sono meno presenti, e che meno godranno di questa possibilità nel momento del pensionamento, ci sono soprattutto le donne e i giovani e nel Sud la mancanza di copertura è ancora più forte. Nel ramo vita, quindi, se una preoccupazione c’è, è quella di sviluppare la previdenza integrativa. Per quanto riguarda invece i cosiddetti rami danni, ossia la protezione che il settore assicurativo offre contro i rischi, abbiamo grandi possibilità di crescita perché purtroppo l’incidenza dei premi danni sul Pil è meno della metà della media europea sul settore. Questo è un tema importante per la nostra economia e noi assicuratori stiamo facendo di tutto, da sempre, per adeguare costantemente i prodotti all’evoluzione dei bisogni delle persone e delle aziende. Ed è da rilevare che in qualche settore siamo in doppia cifra in termini di crescita, ad esempio nella salute. Un quadro, insomma, dove nonostante la crescita, che c’è stata soprattutto nell’ultimo decennio, non c’è ancora quel balzo che ci metta, come Paese, al riparo da tanti rischi. Questa sotto-assicurazione che connota l’Italia esprime sicuramente fragilità, e in un momento in cui l’economia è già così fragile di certo non aiuta.

Come affronta il mercato assicurativo una situazione congiunturale fatta di alta inflazione, di tassi in crescita e di fine della stagione del cosiddetto ‘denaro facile’ sulla spinta dei quantitative easing attuati per affrontare la Grande Recessione prima e la pandemia da Covid poi?

Il mercato assicurativo ha dimostrato, proprio in questa situazione di alta complessità e di tempesta perfetta come lei la descriveva, grande forza e resistenza. Certo, il rallentamento dell’economia, il rialzo dell’inflazione dei tassi sono problemi che incidono anche nel nostro settore. Devo dire che la raccolta vita è un po’ rallentata perché certo le persone investono di meno e c’è incertezza sul futuro. Però c’è un elemento importante, che è quello della raccolta netta finanziaria, cioè il saldo tra entrate di premi e uscite per liquidazioni, che è ancora positivo. Questo è un segnale forte della fiducia degli italiani verso questa forma di risparmio. Per quanto riguarda l’inflazione ci auguriamo che rientri il prima possibile: non tornerà probabilmente ai livelli precedenti, ma dovrebbe un po’ arretrare se i costi si abbasseranno. Sempre sull’inflazione, i forti rincari creano tensione sul risarcimento danni, perché il costo dei sinistri aumenta e ciò nel medio e lungo termine può determinare tensione sui prezzi dei prodotti assicurativi. Sul fronte del rialzo dei tassi di interesse, invece, se ben gestito può rappresentare un’opportunità per il settore vita per dare maggiore redditività ai nostri clienti.

Lei è presidente di ANIA dal 2015. Quando fu eletta affermò che avrebbe promosso ‘un articolato e pragmatico piano di azione’. Quale bilancio può fare a sette anni dal suo insediamento?

Per quanto riguarda il bilancio va chiesto, più che a me, ai nostri associati. Quando sono arrivata in ANIA ho subito predisposto e presentato dei piani strategici che gli associati hanno condiviso e personalmente mi sono molto attivata nel rafforzare i legami con i nostri stakeholders. Ho posto molta attenzione alla nostra attività propositiva, quindi ad essere proattivi rispetto ai temi che hanno attraversato il nostro tempo. E ho curato molto la comunicazione cercando comunicare non solo quanto il nostro settore sia importante, cruciale per l’economia del nostro Paese, ma anche il valore che c’è nel prodotto assicurativo. E, ancora, ho dato molta enfasi a un tema che mi è molto caro, quello della protezione sociale. I temi del welfare li ho seguiti con particolare attenzione e, a mio avviso, su di essi è necessario (per sbloccare una situazione che in Italia, per certi versi, è ancora da costruire, penso alla salute, penso alla non autosufficienza e così via) mettere in campo delle collaborazioni e integrazioni con il settore pubblico. Solo così questi temi potranno essere affrontati con più risorse e più soddisfazioni per i nostri cittadini. In tutti questi anni ho lavorato con grande impegno e passione professionale e a proposito dell’impegno sociale voglio dire che l’assicurazione mi ha così preso proprio perché in qualche modo, grazie al fatto che lavora sulla mutualizzazione, ha un risvolto sociale. Cioè mette al sicuro le famiglie, le aziende, protegge i beni più importanti che possiedono e pertanto è socialmente di grande valore. E poi opero in tante cose più dirette nell’aiutare le persone, ma questo è un dovere che credo abbiamo tutti da compiere.

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