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Manifattura al bivio: ripresa a singhiozzo ma l’export tiene

- di: Vittorio Massi
 
Manifattura al bivio: ripresa a singhiozzo ma l’export tiene
Segnali contrastanti dal Rapporto Industria 2025, tra rimbalzi e nodi strutturali.

Il nuovo Rapporto Industria 2025 del Centro Studi Confindustria (CSC) consegna un’immagine composita della manifattura italiana: da un lato emergono timidi segnali di ripresa, dall’altro restano criticità che rischiano di frenare la competitività del sistema su scala globale.

Un rimbalzo fragile ma significativo

Secondo i dati ufficiali, a settembre 2025 l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha registrato un +2,8% rispetto ad agosto, recuperando gran parte del crollo precedente. Tuttavia, la media del terzo trimestre resta negativa con un -0,5%.

Al netto degli effetti stagionali, su base annua la produzione segna un +1,5%, con incrementi netti in diversi comparti: beni di consumo, beni intermedi e strumentali. Questo rappresenta un segnale di vitalità — ma la ripresa appare ancora troppo fragile per considerarla stabile.

Export, filiere e qualità: la parte solida del sistema

La manifattura italiana resta in gran parte il cuore dell’export nazionale: nel 2024 ha rappresentato oltre il 95% delle esportazioni totali del paese. Le imprese orientate all’estero — comparti come meccanica, farmaceutica, tessile, alimentare — continuano a puntare su qualità e valore aggiunto per reggere nel confronto globale.

In questo senso, la diversificazione delle filiere e la capacità di adattarsi agli shock esterni (come instabilità delle catene globali o costi energetici) restano elementi cruciali per mantenere la competitività dell’industria italiana.

I nodi da sciogliere: energia, produttività e contesto globale

Nonostante il rimbalzo, la manifattura italiana continua a scontare costi di produzione elevati, in particolare per l’energia, che comprimono i margini delle imprese e riducono la loro propensione agli investimenti.

Inoltre, la produttività del lavoro resta un punto critico. Il valore aggiunto per ora lavorata risulta ancora inferiore ai picchi pre-crisi, penalizzando la capacità dell’industria di competere in termini di costi e tempi. Sullo sfondo, il quadro globale è instabile: la frenata del commercio mondiale, la pressione protezionistica e l’incertezza geopolitica rendono più complessa la tenuta dell’export, tradizionale ancora punto di forza.

Cosa serve — e cosa attendono le imprese

Secondo gli analisti del CSC, per affrontare queste sfide il paese ha bisogno di politiche industriali lungimiranti: sostegni mirati agli investimenti produttivi, incentivi per l’innovazione e misure per contenere i costi energetici. Le imprese chiedono stabilità, certezze di medio termine e un ambiente favorevole agli investimenti reali, non solo finanziari.

Se queste condizioni saranno garantite, la capacità di qualità, export e adattamento del sistema manifatturiero potrebbe determinare una ripresa reale e duratura. In caso contrario, il rischio è che la ripresa resti intermittente e insufficiente a far fronte alle sfide che verranno.

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