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LinkedIn userà i dati degli utenti per l’IA: cresce il dibattito sulla privacy

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
LinkedIn userà i dati degli utenti per l’IA: cresce il dibattito sulla privacy

Dal 3 novembre 2025 la piattaforma LinkedIn inizierà a raccogliere e utilizzare i dati degli utenti europei – compresi quelli di Regno Unito, Svizzera e Hong Kong – per alimentare i propri sistemi di intelligenza artificiale generativa, in collaborazione con Microsoft. L’azienda precisa che i messaggi privati non saranno inclusi, ma i dati dei profili, le esperienze professionali e le interazioni sì.

LinkedIn userà i dati degli utenti per l’IA: cresce il dibattito sulla privacy

La novità non è passata inosservata. La funzione sarà attiva in automatico: chi non modifica manualmente le impostazioni del proprio account consentirà implicitamente all’uso dei dati per l’IA. Un dettaglio che ha acceso le critiche di esperti di privacy e di alcune associazioni europee, secondo cui un cambiamento di questa portata dovrebbe basarsi su un consenso esplicito, non su un’opzione da disattivare.

Un patrimonio informativo al centro della contesa
LinkedIn gestisce i dati di oltre 1 miliardo di utenti nel mondo, un archivio di carriere, competenze e reti professionali che rappresenta una miniera per chi sviluppa modelli di IA. Proprio la ricchezza di queste informazioni spiega l’interesse di Microsoft a integrarle nei suoi sistemi, ma alimenta anche le preoccupazioni su come saranno trattate e conservate.

La voce degli esperti e i rischi di “deriva sintetica”
La società difende la scelta sostenendo che i dati reali degli utenti sono indispensabili per mantenere l’affidabilità dei modelli, evitando la cosiddetta “deriva sintetica”, il fenomeno che riduce la qualità delle risposte quando un sistema di IA si nutre quasi solo di contenuti generati da altre IA. Molti specialisti di cybersicurezza avvertono però che una base dati così ampia, seppur anonima, rimane sensibile e necessita di tutele rigorose.

Europa in allerta e utenti divisi
La mossa di LinkedIn arriva mentre l’Unione europea discute nuove norme per regolamentare l’uso dei dati nell’IA. Alcune organizzazioni per i diritti digitali valutano di rivolgersi alle autorità garanti per verificare la conformità della policy al Gdpr.
Nel frattempo, il fronte degli utenti è spaccato: da un lato chi vede la novità come un’opportunità per migliorare strumenti e funzioni della piattaforma, dall’altro chi teme un controllo sempre più ridotto sulle proprie informazioni personali.

Innovazione e privacy, un equilibrio fragile
Il caso LinkedIn diventa così un banco di prova per capire fino a che punto le grandi piattaforme potranno spingersi nell’utilizzo dei dati senza erodere la fiducia di chi le usa. Il nodo resta la trasparenza: spiegare in modo chiaro e verificabile come verranno gestiti i dati potrebbe fare la differenza tra l’accettazione e il rifiuto di una svolta che, per molti, apre un nuovo capitolo nel rapporto tra tecnologia e diritti dei cittadini.

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