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Referendum 2025: lavoro e cittadinanza al bivio

- di: Vittorio Massi
 
Referendum 2025: lavoro e cittadinanza al bivio
Fino a 180mila posti stabili entro il 2025 con generosi sgravi contributivi al 100%.
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La svolta dell’occupazione passa dal bonus: chi assume non paga i contributi
Una scommessa da 1,3 miliardi di euro. È questa la posta in gioco per rilanciare l’occupazione stabile in Italia, attraverso un doppio bonus pensato per favorire le assunzioni di giovani under 35 e di donne in condizioni di svantaggio. L’obiettivo è chiaro: creare almeno 100mila nuovi posti fissi nel 2025, ma con la possibilità di arrivare a 180mila secondo le proiezioni del ministero del Lavoro, se i contratti saranno part-time o se le retribuzioni restano sotto la soglia mensile di incentivo massimo. La misura, approvata dalla Commissione europea lo scorso 31 gennaio e attiva da maggio, si candida a diventare uno dei pilastri della strategia di rilancio occupazionale del governo Meloni.
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Un incentivo mai così generoso: ecco chi ne ha diritto
Il meccanismo è semplice quanto potente: per ogni assunzione stabile di un giovane under 35 che non abbia mai avuto un contratto a tempo indeterminato, il datore di lavoro riceve un esonero totale dai contributi previdenziali INPS per 24 mesi. Il tetto mensile è fissato a 500 euro, che diventano 650 se l’assunzione avviene nelle regioni del Sud, ovvero le aree coperte dalla Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno.
Ancora più ampio l’esonero previsto per le donne: sempre 650 euro al mese, anche fuori dalle ZES, a patto che la lavoratrice sia priva di impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi (in tutta Italia), oppure da almeno 6 mesi se residente al Sud, o se appartiene a settori a forte disparità di genere.
“L’Italia ha bisogno di lavoro stabile, non di contrattini – ha dichiarato Marina Calderone, ministra del Lavoro, a margine di un evento a Napoli – Questi bonus hanno una doppia funzione: rilanciare l’occupazione femminile e giovanile, e incoraggiare le imprese a scommettere su assunzioni durature. Il tutto senza costi aggiuntivi per le imprese”.
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Quanto costa e quanti posti crea: i numeri del piano
Il decreto Coesione ha previsto per questa misura una dotazione complessiva che sfiora il miliardo e mezzo di euro. Nel dettaglio, i fondi destinati al bonus giovani ammontano a 682,5 milioni nel 2026 (e 458,3 milioni nel 2025), mentre per le assunzioni delle donne sono previsti 208,2 milioni a regime (e 107,3 milioni per l’anno in corso). Tradotto in numeri: utilizzando il massimo esonero mensile, si possono assumere con questi fondi circa 24.600 donne e oltre 80mila giovani. Ma la platea potenziale è ben più ampia.
Secondo il ministero del Lavoro, infatti, se le aziende ricorrono in buona parte a contratti part-time o assunzioni in zone non svantaggiate (con esonero inferiore), il numero dei beneficiari può salire fino a 180mila. Si tratta di una cifra significativa per un Paese che ancora fatica a consolidare la ripresa post-pandemica e che registra una disoccupazione giovanile al 22,7% (dati Istat, marzo 2025) e un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa (55,6%).
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Come si accede al bonus: tempi, moduli, vincoli
Da ieri16 maggio i datori di lavoro privati possono presentare domanda direttamente sul Portale delle Agevolazioni dell’INPS. È essenziale, però, che l’assunzione produca un incremento netto dell’occupazione rispetto alla media dell’anno precedente. Non sono ammessi “rimpiazzi” mascherati. Inoltre, sono esclusi i dirigenti, i lavoratori domestici e i contratti di apprendistato.
Per ogni assunzione, l’azienda deve indicare il tipo di lavoratore, l’area geografica e la retribuzione. L’INPS calcolerà l’incentivo spettante fino al raggiungimento del plafond mensile. Gli sgravi si applicano ai lavoratori con qualifica di operai, impiegati o quadri.
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Una misura che parla soprattutto al Sud
Il Mezzogiorno sarà la vera cartina tornasole del provvedimento. Non solo perché le maggiorazioni degli incentivi sono valide solo nelle ZES, ma anche perché il divario occupazionale con il Centro-Nord è ancora profondo. In regioni come Calabria, Sicilia e Campania, oltre il 40% dei giovani tra i 15 e i 34 anni è fuori dal mondo del lavoro e della formazione (NEET). In queste aree, l’incentivo può davvero fare la differenza, anche grazie alla cumulabilità con altri strumenti locali.
Un’impresa che assume una giovane donna a tempo indeterminato in provincia di Crotone può ricevere fino a 15mila euro in sgravi in due anni – spiega Antonio Valente, consulente del lavoro e presidente di Confprofessioni Sud –. È un’occasione concreta, soprattutto per le Pmi. Ma serve accompagnarla con politiche attive: formazione, orientamento, investimenti”.
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Le critiche: “Misura buona, ma serve continuità”
Il mondo sindacale ha accolto positivamente la misura, ma con riserva. “Gli incentivi possono aiutare, ma da soli non bastano. Occorre una strategia di lungo periodo per superare la precarietà – ha dichiarato il segretario generale della Cgil Maurizio Landini - Serve un salario minimo legale, e bisogna rendere strutturali gli sgravi per chi assume davvero a tempo indeterminato”.
Più netta la posizione di Confindustria: “È un segnale utile, ma il vero nodo è il costo del lavoro, che in Italia resta elevatissimo rispetto agli altri Paesi UE – ha spiegato il vicepresidente Emanuele Orsini in una nota –. Abbiamo bisogno di una fiscalità più leggera per competere, non solo di bonus temporanei”.
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Il precedente del 2021 e cosa ha funzionato
Un’analoga misura era stata introdotta nel 2021, in piena emergenza post-Covid. Secondo un report INPS del 2023, quell’incentivo generò 187mila assunzioni stabili in un anno, ma il 40% di quei contratti si concluse entro 12 mesi. L’effetto reale fu dunque inferiore alle attese.
Stavolta, però, le condizioni sono più favorevoli: la ripresa del PIL, i fondi PNRR ancora in circolo e un tessuto produttivo più reattivo. Il governo spera così di agganciare finalmente una svolta strutturale, soprattutto nei settori più colpiti dalla crisi: turismo, commercio, logistica e sanità.
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Una spinta attesa da tempo
L’Italia gioca una partita decisiva sul fronte del lavoro. La sfida non è solo creare posti, ma renderli stabili, dignitosi e accessibili. I bonus per giovani e donne rappresentano una leva potente, ma da sola non basta. Sarà il contesto – fatto di investimenti, fiducia, semplificazioni – a determinare il vero impatto.
Se ben gestita, questa misura potrebbe segnare un’inversione di rotta dopo anni di precarietà cronica. Per una volta, almeno, non sarà la burocrazia a ostacolare chi vuole offrire un futuro solido a chi è rimasto troppo a lungo ai margini.

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