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Caccia ai lavoratori: oltre mezzo milione di assunzioni a luglio

- di: Bruno Legni
 
Caccia ai lavoratori: oltre mezzo milione di assunzioni a luglio

Le imprese italiane prevedono 1,5 milioni di ingressi entro settembre, ma quasi la metà dei profili è introvabile. Boom nel turismo e nella meccatronica, mancano tecnici e operai specializzati. Il Sud guida la domanda. I dati del Sistema Informativo Excelsior, curato da Unioncamere e Ministero del Lavoro.

Domanda in crescita, ma allarme sulle competenze

Non è una fiammata estiva: quella del lavoro in Italia è una corsa contro il tempo. Le imprese italiane sono pronte ad assumere 575mila persone a luglio e oltre 1,5 milioni nel trimestre luglio-settembre. Ma c’è un rovescio della medaglia: più di 261mila profili sono già oggi considerati di difficile reperimento, pari al 45,4% del totale.

La forbice tra domanda e offerta si allarga, alimentando un mismatch sempre più strutturale. A pesare è la mancanza di competenze aggiornate, soprattutto nei comparti industriali e tecnici.

Industria e servizi trainano la domanda

Il motore delle assunzioni è a due cilindri: industria e servizi. Nel solo luglio, il settore secondario cerca 139mila lavoratori (374mila nel trimestre), con un picco nel manifatturiero, che da solo assorbe oltre 91mila ingressi nel mese. A dominare sono le industrie alimentari, bevande e tabacco (26mila assunzioni a luglio), seguite da meccatronica (20mila) e metallurgia (14mila).

Le costruzioni mantengono un ritmo sostenuto, con 47mila nuovi ingressi nel mese e 133mila nel trimestre. La domanda è forte, ma non riesce a essere soddisfatta: quasi due terzi dei profili nel settore risultano introvabili (63,1%).

Il turismo non rallenta, il commercio rincorre

A tenere alta la bandiera del terziario è soprattutto il turismo, che a luglio assorbe 136mila lavoratori, seguito da commercio (76mila) e servizi alla persona (65mila). L’ospitalità estiva resta una boccata d’ossigeno per molte imprese, ma il lavoro resta in gran parte precario: quasi due terzi dei contratti proposti a luglio sono a tempo determinato (64,3%), mentre solo il 15,5% sarà a tempo indeterminato.

Il grande rebus dei profili tecnici

Il vero nodo è però la qualità della forza lavoro. Mancano gli ingegneri (57% di difficile reperimento), i tecnici dell’ingegneria (65,9%), della salute (65,2%) e della produzione (63,3%).

La situazione è critica anche tra gli operai specializzati: fonditori, saldatori, montatori metalmeccanici, lattonieri e calderai sono i più introvabili, con punte del 73,3% di mismatch. Stessa sorte per chi sa usare macchine automatiche per lavorazioni metalliche (61%) o per i conduttori di macchine movimento terra (60,1%).

“Non si trovano più figure con competenze professionali precise, spesso per un disallineamento tra formazione e fabbisogni reali”, ha commentato Andrea Prete, presidente di Unioncamere.

Stranieri fondamentali per tenere in piedi il sistema

Il 20,3% delle assunzioni previste a luglio sarà coperto da lavoratori stranieri. Una quota che arriva al 34,5% nell’agricoltura, al 32,5% nei servizi operativi e supera il 30% nell’alimentare e nella logistica.

Sono proprio questi comparti – spesso ignorati nei dibattiti politici – a tenere in piedi catene di produzione, distribuzione e assistenza. “La manodopera immigrata è diventata una componente strutturale del nostro sistema economico”, ha dichiarato l’Osservatorio sulle Migrazioni della Fondazione Leone Moressa.

Sud e Isole guidano la domanda, ma i giovani fuggono

Sorprende che siano le imprese del Mezzogiorno a trainare la domanda: nel solo mese di luglio, cercano 194mila lavoratori, quasi il doppio rispetto al Centro (109mila). Seguono il Nord Ovest (139mila) e il Nord Est (134mila).

Eppure, l’offerta manca. Oltre il 40% dei giovani tra i 18 e i 34 anni del Sud dichiara di voler lasciare la propria regione nei prossimi due anni. L’incapacità di attrarre e trattenere capitale umano sta diventando un problema di sistema.

Un'estate calda anche per le politiche attive

L’accelerazione della domanda, nonostante il contesto globale incerto, dimostra che le imprese italiane non rinunciano a investire in capitale umano. Ma serve una sterzata nelle politiche attive del lavoro.

Il Programma nazionale “Giovani, donne e lavoro”, cofinanziato dall’Ue, è alla base dell’elaborazione del bollettino Excelsior, ma finora ha mostrato effetti limitati. “Serve un cambio di passo sulla formazione tecnica, sull’orientamento scolastico e sulla valorizzazione degli ITS”, ha ribadito Emanuele Orsini, presidente di Confindustria.

Cercasi Italia qualificata, urgentemente

Il quadro che emerge è chiaro: le imprese italiane assumerebbero anche di più, ma non trovano le persone giuste. Una realtà paradossale in un Paese che ha ancora 1,7 milioni di giovani Neet.

La sfida dei prossimi mesi non è generare lavoro, ma renderlo accessibile e qualificato. E non sarà una stagione turistica o un trimestre positivo a risolvere un problema che richiede politiche radicali, investimenti mirati e un vero patto educativo tra scuola, imprese e istituzioni.

Finché la domanda correrà e l’offerta zoppicherà, resteremo un Paese a mezzo servizio.

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