Dopo un decennio negativo svolta sui laureati che emigrano all’estero

- di: Giuseppe Castellini
 
I nuovissimi dati dell’Istat sulla mobilità internazionale dei cittadini italiani rilevano una decisa frenata nel 2021 dei laureati italiani che lasciano il Paese per andare a vivere e lavorare all’estero trasferendovi la residenza (-20,3% sul 2020) e, allo stesso tempo, un netto aumento dei laureati italiani che dall’estero hanno ritrasferito la loro residenza in Italia (+31%). Il saldo negativo tra iscrizioni dall’estero e cancellazioni per l’estero dei laureati, che negli anni scorsi si era progressivamente ampliato fino a raggiungere il massimo nel 2020 con -17mila 535 (frutto di 13mila 697 iscrizioni dall’estero e di 31mila 232 cancellazioni per l’estero), nel 2021 si riduce a -6mila 951 - ossia i laureati italiani che trasferiscono la residenza all’estero sono 6mila 951 in più di quelli che dall’estero riprendono invece la residenza in Italia - cosa che nell’ultimo decennio non accadeva dal 2011. In altre parole, un crollo del 60,4% del saldo negativo.

Dopo un decennio negativo  svolta sui laureati che emigrano all’estero

In dettaglio, nel 2021 hanno riportato la residenza nel Belpaese 17mila938 laureati italiani (+31% sul 2020, quando erano stati 13mila 697), mentre i laureati italiani che hanno preso la residenza all’estero sono stati 24mila 889 (-20,3% sul 2020, quando a fare le valigie erano stati 31mila 232).

I possibili motivi del crollo dei laureati che dall’estero vanno all’estero e dell’aumento di quelli che dall’estero tornano nel Paese.

Vari i motivi che potrebbero spiegare questa svolta.

La crescita come vera medicina contro tanti mali socioeconomici

- Innanzitutto la crescita, medicina che guarisce sempre molte malattie economiche e sociali, o quantomeno le lenisce. Nel 2021 l’economia italiana è cresciuta del 6,7% e tale incremento ha aumentato le opportunità occupazionali anche per i laureati, perché inserita nel processo di transizione digitale ed ecologica dell’economia e della società italiane, dove si aprono spazi molto importanti anche per le persone con livelli di istruzione più elevati. Un segnale ben colto dai laureati italiani all’estero, come dimostra l’aumento dei ritorni n Italia.

Non solo, ma sarà interessante considerare, quando usciranno, i dati ufficiali 2021 dell’Istat su due fenomeni: l’andamento medio delle retribuzioni dei laureati, in altre parole se essi abbiano potuto contare su incrementi retributivi interessanti che possono aver disincentivato dall’andare a vivere e lavorare all’estero e incentivato, all’inverso, il ritorno in Italia, e quanti tra i laureati nel 2021 svolgono in Italia mansioni per le quali sono sovra-istruiti, quindi diciamo “di ripiego”, e/o mansioni che poco o nulla hanno a che fare con ciò che hanno studiato.

 

La questione Pnrr

- Un altro elemento che può, almeno in parte, giustificare la svolta che c’è stata nel 2021 sul fronte ingressi e partenze dei laureati è lo scenario futuro in conseguenza del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), che non solo fa prevedere un numero di assunzioni importante in generale, ma lo fa prevedere in maniera particolarmente incisiva  per i laureati, essendo il Pnrr lo strumento con cui l’Italia dovrebbe accorciare, se non annullare, le distanze di competitività e innovazione rispetto agli altri grandi Paesi europei, facendo leva su transizione digitale ed ecologica e, quindi, su una maggiore necessità di profili più istruiti. Va ricordato, a questo proposito, che il 2021 è stato l’anno in cui il Pnrr è stato al centro del dibattito pubblico e di un fiume di appuntamenti, alimentando le attese. Anche se poi tale interesse è andato scemando dal 2022.

La trasformazione delle imprese

In attesa degli effetti del Pnrr, c’è da dire che c’è stata un’accelerazione delle nostre imprese verso modelli più innovativi e più orientati all’esportazione, quindi più competitivi, che necessitano di un maggior numero di persone laureate, adatte a svolgere compiti professionali più avanzati. In altre parole, la domanda di laureati da parte delle imprese è in aumento, connessa alla necessità delle aziende di procedere alla transizione digitale ed ecologica, aumentando quindi tasso di innovazione e di competitività.

L’avanzamento del welfare aziendale

Ci sono i segnali di un avanzamento del welfare aziendale, per poter attirare professionalità che si ha molta difficoltà a reperire. Le aziende sanno che oggi la qualità del lavoro, e quindi la qualità dell’azienda, come la qualità dell’imprenditore o dell’imprenditrice, è un fattore determinante per poter attirare lavoratori. E questo riguarda tutte le professionalità, da quelle meno a quelle più complesse.

Cominciano a farsi largo da parte delle imprese alcune risposte sull’esigenza dei dipendenti di maggiore qualità della vita

C’è poi il capitolo della qualità più complessiva della vita, non solo sul lavoro. Le persone vogliono più tempo per sé, o anche se lavorano lo stesso tempo lo vogliono più organizzato per poter migliorare la propria qualità della vita. Anche su questo le aziende si stanno impegnando e tale maggiore attenzione può certamente aver contribuito alla svolta immigratoria/migratoria dei laureati nel 2021.

L’andamento a livello regionale

- Lazio, Liguria, Umbria, Sardegna e Lombardia le regioni dove si è ridotto di più il saldo negativo tra laureati italiani di ritorno dall’estero e quelli che invece partono

Guardando a livello regionale, in termini percentuali la riduzione del saldo negativo tra iscrizioni di residenza di laureati italiani che tornano dall’estero e cessazioni di residenza di laureati italiani che vanno a vivere all’estero, nel 2021 vede al primo posto il Lazio (-92,9%, con un saldo che da -964 nel 2020 precipita a -68 nel 2021), che in pratica raggiunge il pareggio tra iscrizioni e cessazioni. Al secondo posto la Liguria (il saldo negativo crolla dell’85,4%), al terzo l’Umbria (-78,5%), al quarto la Sardegna (-69,6%) e al quinto la Lombardia (-67,6%).

Le regioni che registrano le minori riduzioni del saldo iscrizioni-cessazioni, quindi i miglioramenti più bassi, sono invece Basilicata (-32,8%), Piemonte (-46,5%), Friuli-Venezia Giulia (-49,4%), Veneto (-49,7%) e Valle d’Aosta (-50,6%).

- Le regioni dove scende di più il numero di laureati che prendono la strada dell’estero

Quanto alle cessazioni, ossia ai trasferimenti di residenza dei laureati italiani verso l’estero, nel 2021 il calo maggiore in termini percentuali lo mostra l’Umbria (-43,5%), seguita da Sardegna (-26,6%), Puglia (-25,2%), Campania (-24,5%) e Molise (-24,3%).

In coda il Trentino-Alto Adige, con un calo delle fuoriuscite del 10%. Subito sopra il Friuli-Venezia Giulia (-11,5%) e la Basilicata (-14%).

- Le regioni che nel 2021 hanno aumentato maggiormente l’attrazione di laureati italiani di ritorno dall’estero

Sul fronte dei laureati italiani che tornano dall’estero gli incrementi percentuali più consistenti li fanno vedere Valle d’Aosta (+69,6%), Calabria (+56,1%), Trentino-Alto Adige (+55,9%, Liguria (+40%) ed Emilia-Romagna (+37,3%).

Le età di chi torna e di chi parte. Il saldo da negativo diventa positivo nella fascia d’età 40-60 e dimezza in quella 25-39

Nel 2021, tra i laureati italiani che hanno preso la via dell’estero trasferendovi la residenza, la fascia nettamente più consistente è quella 25-39 anni, che raccoglie il 72,3% dei trasferimenti, mentre la fascia 40-64 rappresenta il 20%.

Tra i laureati che invece tornano a trasferire la residenza in Italia dopo averla portata all’estero il 58,8% nel 2021 ha tra 25 e 39 anni, mentre il 32% ha tra 40 e 64 anni.

Da evidenziare che nel 2021, rispetto al 2020, il saldo iscrizioni/cessazioni quasi dimezza tra i laureati tra 25 e 39 anni rispetto al 2020 (-7mila 454 contro i -14mila 528 dell’anno precedente), mentre nella fascia 40-60 anni il saldo da negativo (-1.716 nel 2020) diventa positivo (+747).

Tags: lavoro
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