La Russa: il voto manda la strategia di Berlusconi a schiantarsi contro la realtà

- di: Redazione
 
Grazie a chi - pur non essendo di centrodestra - mi ha votato: sta forse in questa dichiarazione - che, conoscendo Ignazio La Russa, è molto meno candida di quello che la forma lascerebbe pensare - il senso di una giornata politica che definire caotica è quasi un complimento.
Perché ora si apre realmente la trattativa per i prossimi ministri, nella quale sarebbe suicida che i plenipotenziari di Berlusconi continuassero ad insistere tuonando contro i veti. Che poi, lo sanno tutti, è uno solo, quello nei confronti di Licia Ronzulli, che raccoglie pochissimi, se non nessuno, consensi in Fratelli d'Italia, tutti compatti dietro il mantra di Giorgia Meloni: al governo solo i migliori.
Cosa che suona non come un altolà a Forza Italia, ma come una bocciatura ad personam.

La Russa: il voto manda la strategia di Berlusconi a schiantarsi contro la realtà

Per Ronzulli, nel prossimo gabinetto a guida Meloni, ci potrà essere un posto di seconda fila, un ministero di poco peso specifico, se non addirittura senza portafoglio, che per un politico è quasi un affronto.
D'altra parte c'è il dato (impietoso per Silvio Berlusconi) della votazione a Palazzo Madama, con 116 consensi per La Russa, uno in più della somma aritmetica dei senatori del centrodestra, se non fosse che quelli di Forza Italia - ad eccezione di Casellati e di Berlusconi - non hanno risposto alla chiama, sottraendosi al voto. In ogni caso, la scelta strategica dell'ex Cavaliere ha indebolito fortemente Forza Italia, perché l'elezione, alla prima votazione, di La Russa ha depotenziate l'arma cara a Berlusconi: senza di noi non c'è maggioranza. E invece una maggioranza c'è stata, sia pure raccogliticcia e fatta di fantasmi, con tanti saluti a chi, dentro Forza Italia, continua a brigare per capitalizzare un risultato elettorale che solo l'entourage del presidente considera una vittoria. Di chi e su che cosa resta un mistero.

Ecco allora la domanda cruciale: chi, dai banchi dell'opposizione, ha surrogato il ''buco'' creato dalla scelta di Berlusconi di continuare a battagliare per difendere chi, in casa Fratelli d'Italia, nessuno vuole?
Non c'è il coltello ancora infilato nella schiena delle vittima, né la pistola fumante in mano all'assassino. Quindi si può sospettare di tutta l'opposizione. Un epilogo che, se ha messo in evidenza le gravissime contrapposizioni tra FdI e FI - con Salvini che gongola, mostrandosi come un pacificatore, uno che non vuole scontrarsi con nessuno, sempre che le sue richieste vengano esaudite -, ora apre un fronte anche nell'opposizione che, però, essendo più variegata di un patchwork multicolore realizzato da qualcuno che ha fatto colazione con l'Lsd, dovrà interrogarsi su chi è corso in soccorso del vincitore.

Si potrebbe dire che qualcuno - nel segreto del 'catafalco' dentro il quale si vota - ha fatto prevalere il senso dello Stato e ha voluto evitare una lacerazione che sarebbe stata devastante per tutti. Ma di certo, quei franchi tiratori all'incontrario hanno tolto dall'imbarazzo Giorgia Meloni, che ha preferito andare alla conta con Berlusconi piuttosto che accontentarlo.
Però, a dire con chiarezza, cosa passi per la testa del Partito democratico ci pensa il senatore Marco Meloni, coordinatore della segreteria Pd: ''Mentre la maggioranza è partita divisa, una parte dell’opposizione ha fornito un soccorso decisivo per l’elezione di La Russa a presidente del Senato. Un comportamento grave e irresponsabile che deve essere denunciato con la massima forza''.
Un dito puntato contro chi? Al momento non si sa. Intanto, dice Marco Meloni, cercate i traditori altrove. E' chiaro che da oggi è caccia alla ''stampella'' di La Russa e lo sguardo, che necessariamente esclude, per ovvi motivi diversi, Fratelli d'Itali, Lega e Forza Italia, spazia su tutto il resto della platea di senatori, molti dei quali potrebbero essersi convinti di un passo politicamente delicato, come votare un avversario, per motivi che a loro sono chiari, ma ai più restano imperscrutabili.

In ogni caso, quale che sia la provenienza dei voti che hanno portato Ignazio La Russa sulla poltrona più prestigiosa di palazzo Madama, per Silvio Berlusconi e i suoi si apre un momento delicatissimo, perché avere alzato i toni nella trattativa con Giorgia Meloni si è ritorto contro di loro, dando all'esterno l'immagine di un partito che ha perso per strada il rispetto della politica per imboccare quello della ripicca e delle richieste che, per favorire, uno/una danneggiano tutti gli altri. Se Forza Italia è determinante al Senato (come lo è anche la Lega, d'altra parte) questo non le dà agio di mettere in crisi la coalizione non votando, sia pure per la prima chiama, un candidato del partito di maggioranza relativa, non un outsider tirato fuori dal cilindro all'ultimo istante. Ora parte il conto alla rovescia per sapere come Silvio Berlusconi reagirà allo schiaffo. Visto il breve scambio di idee con La Russa, che Berlusconi ha chiuso con un poco oxfordiano ''Vaffanculo'' (non diretto comunque all'esponente di FdI), ora c'è da aspettarsi di tutto.
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