Cittadini Ue tra i deportati senza preavviso, compresi alcuni italiani, L’Italia lo scopre all’ultimo: rapporti a pezzi, shock tra le diplomazie.
(Foto: foto generica di migranti deportati realizzata con l'intelligenza artificiale ma che fa riferimento ad episodi di deportazione in catene realmente accaduto negli Usa poche settimane fa).
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L’Italia è tra i Paesi colpiti da quella che è già stata definita la più brutale decisione migratoria mai presa da un governo americano in tempo di pace. Secondo quanto rivelato dal Washington Post, tra i 9.000 immigrati che Donald Trump ha ordinato di deportare a Guantanamo Bay ci sarebbero anche italiani, insieme a centinaia di cittadini europei provenienti da Francia, Germania, Gran Bretagna, Romania e altri Paesi dell’UE.
Un fatto senza precedenti, aggravato da un dettaglio che gela le cancellerie: nessun governo europeo è stato informato preventivamente, nemmeno quelli che Trump considera “alleati storici”. L’Italia inclusa.
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L’operazione segreta e l’effetto domino sulle relazioni Ue-Usa
Secondo Politico, il piano è stato messo a punto nel più stretto riserbo da una task force dell’Homeland Security, con l’obiettivo di alleggerire i centri di detenzione interna e lanciare un segnale “spaventoso” al resto del mondo: “Negli Stati Uniti non si entra più illegalmente”, avrebbe detto un funzionario del Dipartimento di Stato a condizione di anonimato.
Tra i 9.000 deportati — specifica il Washington Post — ci sono circa 800 europei, e alcuni sono cittadini italiani. Non è chiaro quanti né con quale status siano entrati negli Stati Uniti. Alcuni avrebbero il visto scaduto, altri sarebbero in attesa di asilo, altri ancora potrebbero avere precedenti penali minori. Tutti accomunati dalla stessa sorte: Guantanamo.
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L’Italia spiazzata, la Farnesina prende tempo
Alla notizia, le diplomazie europee hanno reagito con sconcerto. A Roma, fonti del Ministero degli Esteri hanno fatto trapelare “irritazione e incredulità”. Un alto funzionario italiano, rimasto anonimo, ha dichiarato che “non ci è stato comunicato nulla, e stiamo ancora cercando di verificare i nominativi coinvolti”.
Né il ministro degli Esteri, né Palazzo Chigi hanno ancora rilasciato una nota ufficiale. Ma nei corridoi del Parlamento cresce il malumore. “È inaccettabile trattare cittadini italiani come clandestini senza volto”, ha dichiarato il deputato dem Andrea Orlando. Il timore è che l’Italia venga considerata da Washington poco più che un comprimario geopolitico.
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Guantanamo come simbolo: “Una deterrenza visiva e psicologica”
Guantanamo Bay non è una prigione qualunque: è il luogo dei “dimenticati”, dell’ambiguità legale, delle detenzioni indefinite. E proprio per questo — secondo molti osservatori — Trump ha scelto di utilizzarla come arma simbolica.
Nel discorso pronunciato il 10 giugno a Fort Bragg, il presidente americano ha parlato esplicitamente di “invasione straniera” e ha lanciato un attacco diretto all’Europa: “O l’Ue prende sul serio l’immigrazione, o sarà travolta”. Nessun accenno alla mancanza di comunicazione con i governi coinvolti.
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Tammy Bruce: “Non è la destinazione finale, ma una tappa”
La portavoce del Dipartimento di Stato, Tammy Bruce, ha cercato di contenere le polemiche: “Guantanamo non è il capolinea”, ha dichiarato alla stampa. “È un centro di transito, in attesa del rimpatrio nei Paesi d’origine. Non commenteremo i singoli casi né le relazioni diplomatiche".
Ma il tono burocratico non ha convinto. Il senatore democratico Bernie Sanders ha parlato su X di “una pagina buia nella storia dei diritti civili americani”, mentre in diverse città statunitensi — da Los Angeles a Boston — si sono già svolti sit-in e manifestazioni guidate da associazioni per i diritti degli immigrati.
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Una strategia che colpisce l’Europa più delle Americhe
Paradossalmente, i migranti sudamericani – da sempre nel mirino delle politiche trumpiane – sono solo una parte dei deportati. Il fatto che centinaia provengano da Paesi alleati sta creando un cortocircuito diplomatico: nel mirino ci sono anche cittadini di Irlanda, Lituania, Polonia, Turchia, Ucraina e perfino un austriaco.
Un rapporto interno del DHS visionato da The Intercept spiega che l’Europa è stata “inclusa deliberatamente” per dimostrare che il pugno di ferro vale per tutti. In altre parole: la nazionalità non è più una protezione, nemmeno per chi viene da Bruxelles o da Roma.
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I rischi per gli italiani: che succede ora?
La detenzione a Guantanamo potrebbe durare settimane, forse mesi. I rimpatri non saranno immediati, anche perché alcuni Paesi, Italia compresa, non hanno accordi bilaterali chiari per l’espulsione automatica di cittadini propri. Secondo fonti diplomatiche europee, “diversi governi stanno valutando proteste ufficiali, richiami di ambasciatori e misure di ritorsione simbolica”.
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La frattura è aperta, l’Europa risponderà?
L’uso di Guantanamo per detenere migranti europei è una cesura storica, destinata a cambiare profondamente la percezione del rapporto Usa-Ue. Non solo per la brutalità della scelta, ma per l’arroganza del metodo: nessuna informazione, nessun preavviso, solo un diktat unilaterale.
Una risposta europea è inevitabile. Il punto ora è: sarà all’altezza della gravità della situazione?
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