Israele accoglie 3.000 etiopi, eredi della 'tribù perduta'

- di: Redazione
 
Il governo israeliano ha approvato, ''all'unanimità'', secondo quanto viene sottolineato nel comunicato ufficiale che ha dato notizia della decisione, di accogliere immediatamente 3.000 etiopi che abitano in zone dilaniate dalla guerra nel Paese africano. Si tratta di persone appartenenti alla minoranza falashà (o falashmora), una comunità che afferma di discendere dagli ebrei d'Etiopia, che furono convertiti con la forza al cristianesimo.
La decisione è stata spiegata dal Governo di Gerusalemme con motivi di ricongiungimento familiare nei confronti di persone residenti in Israele e alle quali gli etiopi sono vincolate da legami entro il primo grado.

Israele annuncia di voler accogliere 3.000 etiopi provenienti da zone di guerra

Gli etiopi dicono di essere i discendenti di una delle tribù perdute di Israele. Per questo non amano la definizione di falashà (che in aramaico significa straniero), preferendo quella di Beta Israele (casa d'Israele).
Questa misura "accoglierà migliaia di persone che stavano aspettando ad Addis Abeba e Gondar", città del nord vicino al Tigray, ha commentato su Twitter il ministro dell'Immigrazione, Pnina Tamano-Shata, lei stessa originaria dell'Etiopia.

"Finalmente, dopo decenni di attesa, genitori, figli, fratelli e orfani saranno riuniti alle loro famiglie", ha aggiunto. Il riferimento del ministro dell'Immigrazione è all'operazione ''Salomone'' con cui, tra il 24 e il 25 maggio del 1991, furono portate segretamente, in territorio israeliano, migliaia di etiopi (circa quindicimila). L'operazione fu attuata, nell'arco di appena 36 ore, con l'utilizzo di 34 aerei (soprattutto cargo e C-130) che portarono direttamente in Israele gli etiopi, la cui incolumità era in pericolo, mentre il regime del dittatore Mengistu vacillava. Gli aerei impegnati nell'operazione furono completamente svuotati per consentire che vi salisse il maggior numero di persone (molte delle quali ammalate e denutrite). Su un 747 gli israeliani riuscirono addirittura ad imbarcare 1.122 persone.

I Falashmora, comunque, non beneficiano della legge israeliana sul ritorno che consente a qualsiasi ebreo della diaspora di immigrare in Israele e diventare automaticamente cittadino. Per questo per i 3000 etiopi si è reso necessario il passaggio attraverso il meccanismo del ricongiungimento familiare. A metà novembre, diverse centinaia di persone, tra cui il ministro Tamano-Shata, hanno manifestato a Gerusalemme per chiedere al governo di ospitare “ebrei etiopi in pericolo” nel loro Paese, in preda al conflitto civile nel Tigray. La comunità etiope in Israele conta oltre 140.000 persone. Negli ultimi anni hanno organizzato una serie di proteste per denunciare il razzismo e la discriminazione che affermano di dover affrontare e per chiedere che i familiari rimasti in Etiopia possano unirsi a loro.
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