Istat: nel 2022 cresciuto il reddito disponibile delle famiglie, ma si è contratto il potere d'acquisto

- di: Redazione
 
Il potere d'acquisto delle famiglie italiane, lo scorso anno, a fronte di un aumento del 5,5% del reddito disponibile, è diminuito dell'1,6%. E' uno dei tanti dati forniti dall'Istat nel suo studio dei conti nazionali, per settore istituzionale, nell'arco di tempo che va dal 1995 al 2022. Mentre il potere d'acquisto dei nuclei familiari si contrare, sono in crescita profitti e investimenti delle imprese.
Dalla lettura del rapporto emerge che la spesa per consumi finali cresce del 12,6%, mentre la voce relativa alla propensione al risparmio delle famiglie scende all’8,0%, dal 13,8% del 2021. Un arretramento significativo che sembra rispondere ai timori per la situazione generale, del Paese così come dello scenario internazionale.

Istat: nel 2022 cresciuto il reddito disponibile delle famiglie

Il tasso di investimento raggiunge il 9,0% (dall’8,1% del 2021). Il valore aggiunto delle società non finanziarie aumenta del 9,1% e il tasso di profitto si attesta al 45,1%, ritornando ai livelli del 2007. La crescita del 16,5% degli investimenti fissi lordi porta il tasso di investimento delle società non finanziarie al 22,9%, il livello più alto dal 2008. Il contenuto del rapporto Istat sui settori istituzionali dei conti nazionali aggiorna la stima aggiornata per gli anni 2019-2022 rispetto a quella dello scorso marzo.

Nel 2022, dice l'Istat, la posizione complessiva dell’Italia verso l’estero ''torna ad essere in passivo (-18,8 miliardi di euro), dopo un decennio in cui si erano registrati saldi positivi, per il disavanzo del conto corrente che è stato determinato, principalmente, dal rincaro eccezionale dei prezzi delle materie prime energetiche, soprattutto del gas naturale. La crescita dei consumi finali e degli investimenti delle famiglie, nel complesso, ha determinato una riduzione significativa dell’accreditamento del settore, che nel 2022 è sceso a 26,9 miliardi di euro (-73,8 miliardi rispetto al 2021). Migliora la posizione delle società non finanziarie, il cui accreditamento raggiunge i 54,7 miliardi di euro (+8,3 miliardi rispetto al 2021). Il saldo delle società finanziarie registra una modesta riduzione, posizionandosi a 55,5 miliardi di euro (-3,9 miliardi rispetto al 2021). L’indebitamento delle amministrazioni pubbliche diminuisce di 3,5 miliardi di euro rispetto al 2021, attestandosi a -156,4 miliardi di euro''.

Nel 2022 il valore aggiunto corrente generato dal complesso dell’economia nazionale (valutato a prezzi base) ha segnato una crescita del 6,8% rispetto all’anno precedente, quando il rimbalzo dell’economia (+9,7%) aveva consentito un pieno recupero dei livelli pre-crisi.
In tutti i settori istituzionali, sottolinea il rapporto, ''si sono registrate dinamiche positive. In particolare, la crescita dell’economia è stata guidata dal settore delle società non finanziarie, il cui valore aggiunto è aumentato del 9,1% (+14,8% nel 2021), contribuendo per 4,8 punti percentuali all’andamento complessivo del 2022. Il valore aggiunto delle imprese finanziarie è aumentato del 3,4% (-5,4% nel 2021): la crescita è stata trainata dalle banche e dagli altri intermediari finanziari, i cui risultati hanno più che compensato la contrazione dell’attività assicurativa''.

Positivo l'impatto, nel quadro generale, di piccole imprese e lavoratori autonomi, inclusi nel settore delle famiglie, che hanno segnato nel 2022 una crescita del valore aggiunto del 3,6%, che ''seppure più contenuta rispetto all’anno precedente (+6,5%), ha consentito il recupero dei livelli pre-crisi (il loro valore aggiunto ha superato di 3,1 miliardi di euro quello del 2019). Nel suo complesso, il settore delle famiglie, la cui attività include la componente figurativa legata all’utilizzo degli immobili di proprietà, ha fatto registrare un aumento del valore aggiunto pari al 3,4% (+4,5% nel 2021), che si è tradotto in un contributo di un punto percentuale alla crescita complessiva del 2022''.

Significativo il balzo in avanti del valore aggiunto generato dall’attività delle amministrazioni pubbliche, che è aumentato del 6,9% rispetto all’anno precedente (+2,6% nel 2021)''.
Sul fronte del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, la dinamica più sostenuta della spesa per consumi finali (+12,6%, +129 miliardi di euro), ha generato una flessione della quota di reddito destinata al risparmio. La propensione al risparmio delle famiglie è, infatti, passata dal 13,8% del 2021 all’8,0% del 2022, riportandosi ai livelli del periodo antecedente la crisi.
Traducendolo in termini economici, nel 2022 il reddito primario delle famiglie ''è aumentato di 77,8 miliardi di euro (+6,1%), per effetto dell’andamento dei redditi da lavoro dipendente (+52 miliardi di euro, +7,0%), dei redditi derivanti dall’attività imprenditoriale (+15,6 miliardi di euro, +4,9%), dei redditi imputati per l’utilizzo delle abitazioni di proprietà (+5,8 miliardi di euro, +3,9%) e, in misura più marginale, dei redditi da capitale finanziario (+4,5 miliardi di euro, +8,0%)''.

Toccando l'argomento delle misure straordinarie attivate per fronteggiare la crisi pandemica, il rapporto Istat sottolinea che ''l’impatto delle operazioni di redistribuzione sul reddito delle famiglie sta progressivamente tornando ai livelli pre-crisi. Nel 2022, il saldo degli interventi redistributivi ha sottratto alle famiglie 100,9 miliardi di euro, 13 miliardi
in più rispetto all’anno precedente''.
Poi, le imposte correnti ''hanno registrato un aumento di 4,4 miliardi di euro (+1,9% rispetto al 2021): la crescita del 4,0% dell’Irpef è stata in parte compensata dalla flessione delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (-40,1%). I contributi sociali versati dalle famiglie sono cresciuti nel complesso di 16,7 miliardi di euro (+5,9%). Le prestazioni sociali hanno rilevato un incremento di 10,2 miliardi (+2,4%), che ha seguito la modesta crescita del 2021 (+3,1 miliardi di euro, +0,7%). Con la ripresa dell’attività produttiva sono state abrogate le misure straordinarie di sostegno ai lavoratori autonomi e ridotte le risorse destinate al finanziamento della cassa integrazione guadagni (-6 miliardi di euro rispetto al 2021)''.

Secondo il rapporto, quindi, la ''dinamica positiva delle prestazioni sociali'' è principalmente dovuta all’andamento delle pensioni e rendite erogate dagli enti di previdenza (+10,6 miliardi di euro in confronto all’anno precedente) e all’introduzione dei sussidi una tantum disposti per contrastare la crisi energetica (circa 9 miliardi di euro).
''Le nuove misure relative agli assegni familiari (circa 8 miliardi di euro in più per l’introduzione dell’Assegno unico per figlio) hanno compensato - sostiene l'Istat - la riduzione del 'bonus 80 euro' (che ammontava nel 2021 a circa 9 miliardi). Anche grazie al prolungamento del sistema di incentivi alle ristrutturazioni, nel 2022 gli investimenti per l’acquisto e la manutenzione straordinaria delle abitazioni da parte delle famiglie consumatrici hanno registrato un ulteriore incremento (+17,4%), pari a 16,6 miliardi di euro, che ha consolidato la rilevante crescita del 62,1% del 2021 (+36,6 miliardi di euro rispetto all’anno precedente)''.
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