Monte dei Paschi e Mediobanca: il risiko bancario che agita il mercato
- di: Matteo Borrelli
L’annuncio dell’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) di Banca Monte dei Paschi di Siena (Mps) su Mediobanca ha acceso i riflettori su uno dei più ambiziosi tentativi di consolidamento bancario in Italia. Tuttavia, l’andamento divergente dei titoli in Borsa ha messo in discussione i presupposti economici e strategici dell’operazione, sollevando interrogativi tra analisti, investitori e istituzioni.
Un’offerta che perde smalto
Quando l’Ops è stata annunciata, le azioni di Mps offrivano un premio del 5% rispetto al valore di Mediobanca. Oggi, la situazione si è ribaltata: le 2,3 azioni di Mps proposte per ogni azione di Mediobanca valgono complessivamente 15,226 euro, ben al di sotto dei 16,28 euro che Mediobanca quota sul mercato. Questo divario si traduce in uno sconto del 7%, pari a circa 920 milioni di euro, un chiaro segnale che il mercato non ritiene l’offerta sufficientemente attraente.
Morgan Stanley, in un rapporto pubblicato oggi, ha definito l’offerta di Mps come “bassa” e ha evidenziato il rischio di interruzioni nei ricavi per Mediobanca in caso di fusione. Gli analisti sottolineano che il modello di business di Mps, focalizzato sulla banca retail e commerciale tradizionale, si discosta significativamente dal core business di Mediobanca, che include investment banking, wealth management e asset management di fascia alta.
“Il nostro target price è di 17,5 euro per azione, circa il 10% sopra il prezzo offerto da Mps,” si legge nel rapporto. “Riconosciamo alcuni benefici potenziali sul funding grazie alla base di depositi di Mps, ma le sinergie di costo previste sono inferiori alla media di precedenti operazioni simili.”
La politica e il ruolo del Ministero dell’Economia
L’operazione è strettamente osservata anche dal mondo politico. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha dichiarato: “Siamo sempre stati favorevoli a operazioni di libero mercato che rafforzano il sistema bancario italiano, già più sano di altri in Europa. La privatizzazione di Mps è un passo necessario e deve andare avanti”.
Di contro, Mario Turco, senatore del Movimento 5 Stelle, ha espresso preoccupazioni. “Il governo rischia di essere travolto dal Far West della finanza. Se l’esecutivo vuole utilizzare Mps in operazioni strategiche, deve farlo rafforzando la presenza pubblica e non asservendosi agli interessi di pochi grandi finanziatori,” ha affermato in una nota ufficiale.
Debora Serracchiani, esponente del Partito Democratico, ha puntato il dito contro la mancanza di trasparenza. “Mi sorprende che il Ministero dell’Economia fosse già a conoscenza dell’operazione dal 2022, ma non abbia informato adeguatamente il Parlamento,” ha dichiarato durante un intervento a Sky Tg24.
Impatti sul sistema bancario e le preoccupazioni sindacali
Pierpaolo Bombardieri, leader della Uil, ha sottolineato i rischi per l’occupazione e la presenza sul territorio. “Mps è stata salvata con fondi pubblici, quindi è cruciale che la fusione non comprometta i posti di lavoro e la rete locale. La desertificazione bancaria ha già causato danni significativi nelle piccole comunità,” ha detto durante un evento a Napoli.
Anche Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera e responsabile economico di Fratelli d’Italia, ha espresso un giudizio positivo sull’operazione, definendola “intelligente e proficua” per il consolidamento del sistema bancario nazionale. Tuttavia, ha riconosciuto che molto dipenderà dagli sviluppi futuri.
Le sfide regolamentari e il ruolo della Bce
La Banca Centrale Europea (Bce), che dovrà essere notificata per approvare l’operazione, ha mantenuto un rigoroso “no comment”. L’istituto centrale valuterà diversi aspetti, inclusa l’autorizzazione preventiva per l’acquisizione di una partecipazione che comporti controllo o influenza notevole su Mediobanca.
Secondo fonti vicine alla Bce, l’istituzione è particolarmente attenta agli impatti che una fusione di tale portata potrebbe avere sulla stabilità del sistema finanziario italiano e sulla concorrenza nel settore.
Mediobanca e il legame con Generali
Il tentativo di acquisizione di Mediobanca da parte di Mps potrebbe avere implicazioni significative per Generali, di cui Mediobanca è il principale azionista. Questo legame ha già sollevato speculazioni su possibili ripercussioni sulla governance del colosso assicurativo e sui suoi futuri piani strategici.
Mario Turco ha richiamato l’attenzione su queste dinamiche, osservando che “Caltagirone e Del Vecchio potrebbero cercare di rafforzare la loro influenza in Generali, alimentando ulteriormente le tensioni tra i principali attori finanziari italiani.”
Le prospettive future
Nonostante le difficoltà iniziali, l’Ops rappresenta una delle operazioni di sistema più rilevanti per il settore bancario italiano degli ultimi anni. La combinazione tra Mps e Mediobanca potrebbe creare un gruppo bancario con una maggiore capacità di competere a livello europeo, ma i dubbi sulla strategia e sulla sostenibilità dell’operazione restano.
L’attenzione ora si sposta sui prossimi passi di Mps, che potrebbe essere costretta a rilanciare l’offerta per convincere il mercato. Inoltre, le reazioni della Bce e delle altre autorità regolatorie saranno determinanti per definire il destino di questa ambiziosa manovra.
In questo scenario complesso, il consolidamento bancario italiano si trova a un bivio: un successo potrebbe segnare una nuova era per il settore, mentre un fallimento rischierebbe di accentuare le fragilità esistenti.