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Invitalia, tre anni che hanno cambiato le startup italiane

- di: Bruno Legni
 
Invitalia, tre anni che hanno cambiato le startup italiane
Invitalia, tre anni che hanno cambiato le startup italiane
Quindicimila nuove imprese, Milano capitale delle idee e un’Europa che corre ma non basta: il motore pubblico dell’innovazione accelera mentre gli Usa restano lontanissimi.
 
(Foto: Bernardo Mattarella, Ad di Invitalia).

Oltre 15mila nuove imprese sostenute, quasi 2 miliardi di investimenti privati attivati e 1,5 miliardi di agevolazioni pubbliche: è il bilancio emerso al VI Meeting del Sistema Invitalia Startup, ospitato a Palazzo Lombardia. Un appuntamento che ha trasformato Milano in un laboratorio aperto dell’innovazione nazionale, con l’obiettivo dichiarato di rafforzare legami, competenze, relazioni concrete tra fondi, imprese e giovani team imprenditoriali.

A raccontare questa accelerazione è stato l’amministratore delegato di Invitalia, Bernardo Mattarella, che ha ricordato come il ruolo dell’Agenzia sia molto più articolato della semplice erogazione di incentivi. “Il nostro compito è aiutare le idee a diventare imprese solide, accompagnandole con servizi reali ad alto valore aggiunto”, ha sottolineato durante il suo intervento.

A Milano erano presenti circa 150 startup selezionate, 50 investitori e oltre 100 partner tra incubatori, università e corporate: una massa critica che, nel panorama italiano, inizia a costruire un vero ecosistema strutturato.

Dai numeri alle traiettorie della nuova imprenditoria

Secondo i dati divulgati nel 2025 dall’Osservatorio Invitalia, negli ultimi tre anni sono state supportate più di 15mila iniziative imprenditoriali, molte delle quali ad alto contenuto innovativo. Oltre mille sono startup deep tech, digitali, biomediche o specializzate in tecnologie emergenti.

Risalta un altro dato significativo: una quota crescente di imprese beneficia della guida di donne e under 36. Un segnale che l’intervento pubblico sta contribuendo a riequilibrare un ecosistema troppo spesso sbilanciato verso management senior e maschile.

Mattarella ha sintetizzato il metodo: “Il capitale serve, ma da solo non basta. Bisogna offrire competenze, percorsi, connessioni. È questo che permette alle imprese giovani di stare davvero sul mercato”.

Lombardia, capitale delle idee e degli investimenti

La Lombardia è la regione italiana con il maggior numero di startup supportate da Invitalia tramite Smart&Start Italia, con il 24% del totale nazionale. Seguono Puglia, Campania e Lazio. A Milano si concentrano 76 progetti sostenuti, pari a oltre l’80% delle iniziative regionali, confermando la città come motore del nuovo capitalismo tecnologico italiano.

Il governatore Attilio Fontana ha definito la Lombardia “la casa delle idee”, rivendicando gli strumenti regionali pensati per accelerare la trasformazione dei progetti in imprese competitive. Tra questi, Start Cup Lombardia, la competizione che negli ultimi anni ha favorito la nascita di decine di iniziative innovative.

La collaborazione tra Regione e Invitalia è diventata un modello: università, incubatori, poli tecnologici e fondi si muovono sempre più in rete, offrendo mentoring, consulenze, spazi attrezzati, percorsi di internazionalizzazione e supporto alla crescita.

Europa in corsa, ma ancora indietro sugli investimenti

Da remoto, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha ricordato che il disegno di legge sulle Pmi – atteso entro fine anno – introdurrà anche una delega per semplificare e rendere più competitivo il quadro normativo dedicato alle imprese innovative. “Le startup non possono correre se la burocrazia frena ogni passo”, ha spiegato il ministro.

Il vero problema, però, resta europeo: nel 2025 il 36% dei fondi di venture capital si è orientato verso il deep tech, una crescita importante rispetto agli anni precedenti ma ancora modesta nei volumi assoluti rispetto agli Stati Uniti. Le analisi internazionali confermano che l’Europa continua a investire molto meno degli Usa nelle fasi di scale-up, quelle decisive per trasformare una buona startup in una multinazionale tecnologica.

In Italia, gli investimenti complessivi nel venture capital nel 2024 si sono collocati tra 1,4 e 1,7 miliardi, un progresso rispetto al passato ma comunque insufficiente per innescare una crescita strutturale. È in questo scenario che il ruolo di Invitalia diventa cruciale: fungere da leva iniziale in un mercato che ancora non dispone di capitali privati in quantità adeguata.

Dalle challenge ai progetti deep tech

Il Meeting milanese ha mostrato anche dove si sta dirigendo l’innovazione italiana: cybersecurity, industria 4.0, AI applicata a energia e logistica, dispositivi biomedicali, tecnologie quantistiche e biotecnologie di frontiera. Molti di questi progetti nascono da spin-off universitari o centri di ricerca pubblici.

Accanto ai bandi nazionali si stanno moltiplicando iniziative territoriali come Startup Days, challenge tematiche su climate tech, space economy, salute e mobilità intelligente, con premi dedicati e percorsi di accelerazione cofinanziati. Un mosaico di opportunità che prova a trasformare i territori in piattaforme permanenti di crescita innovativa.

La leva pubblica come architrave dell’ecosistema

L’immagine restituita dall’evento è chiara: l’Italia non può permettersi di rinunciare a un attore pubblico forte nell’innovazione, almeno finché il mercato dei capitali non avrà raggiunto le dimensioni europee. Senza una spinta iniziale, molte idee continuerebbero a fermarsi alla fase di prototipo o verrebbero finanziate all’estero.

La strategia di Invitalia e delle Regioni più dinamiche è costruire un tessuto imprenditoriale continuo, non solo avviare nuove partite Iva. Ciò significa affiancare contributi a strumenti di equity pubblico-privato, semplificare gli adempimenti amministrativi, favorire l’internazionalizzazione e garantire percorsi manageriali solidi.

Il confronto con gli Stati Uniti resta impegnativo, l’Europa procede in ordine sparso, ma il VI Meeting del Sistema Invitalia Startup ha mostrato un Paese che non si limita a osservare: prova a giocare la partita dell’innovazione globale, con convinzione e pragmatismo. La sfida ora è trasformare l’entusiasmo in risultati misurabili: meno salotti e più scale-up che fatturano nel mondo.

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