Intelligenza artificiale: taglierà milioni di posti di lavoro, ma quante nuove prospettive

- di: Redazione
 
Con una velocità che ha sorpreso soprattutto la gente comune, l'Intelligenza Artificiale è entrata nel lessico quotidiano, occupando, oltre che migliaia di articoli e servizi, anche le nostre menti, insinuando il timore di come essa impatterà nella vita di tutti. Una preoccupazione - oltre a quella connessa alle tematiche della sicurezza di ciascun Paese - legata soprattutto al fatto che, grazie all'Intelligenza artificiale, molte posizioni lavorative potrebbero essere sacrificate sull'altare del progresso e della tecnologia.
Un timore che, anche se non espresso in questi termini, ha implicitamente mostrato lo stesso presidente americano. Joe Biden ha infatti chiesto (anche se sotto forma di ordine esecutivo, che non è una semplice richiesta) che le agenzie governative elaborino linee guida sulla sicurezza dell'IA. In particolare, Biden ha chiesto che le agenzie rispondano relativamente ai loro settori di competenza, inclusa la protezione della privacy, dei nostri dai personali e quindi sensibili.

Intelligenza artificiale: taglierà milioni di posti di lavoro, ma quante nuove prospettive

Non è un dibattito destinato a cedere il passo davanti al progresso e quindi guardando alle applicazioni pratiche che l'IA può avere e che sembrano destinate a migliorare la vita di tutti quanti. Ma sino a che punto e, soprattutto, a che prezzo?
Il rapporto con l'Intelligenza Artificiale deve essere quindi il più chiaro possibile, cancellando le tante zone d'ombra che sembrano esserci, a cominciare da quali saranno le ripercussioni sul mercato del lavoro, dove i computer che dialogheranno con l'IA, servendosene, di fatto si sostituiranno all'uomo, inteso come unità produttiva.
E si sa che una delle aree su cui le azienda intervengono, quando c'è da risparmiare, è quella dei dipendenti, del capitale umano.
Prendiamo ad esempio l'ultima idea partorita dalla fervida mente di Elon Musk, il nuovo chatbot Grok (prende il nome da un romanzo di fantascienza) che consentirà a una fascia ristretta di abbonati di dialogare in tempo reale con X.
Anche se questo non è necessariamente un esempio calzante, si può capire che una azienda come X (e un cervello come quello di Musk) ha come obiettivo di ottimizzare l'uso delle risorse e, quindi, tagliare sui costi, anche quando questo di traduce nella riduzione della forza lavoro.

Ora, basta moltiplicare il numero delle aziende che potenzialmente faranno ricorso all'Intelligenza Artificiale per capire come sia pericolosamente vicina alla realtà la stima, elaborata alcuni mesi fa dagli economisti di Goldman Sachs, di ben 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno che in tutto il mondo sarebbero a rischio di automatizzazione (e quindi di cancellazione).
Secondo Goldman Sachs, a livello globale l'informatizzazione (leggi: ricorso all'IA) potrebbe riguardare il 18% del lavoro a livello, con un maggiore incidenza sulle economie avanzate che non su quelle emergenti.
Il perché è abbastanza chiaro, poiché i cosiddetti ''colletti bianchi'' pagherebbero in misura certamente maggiore il ricorso all'IA rispetto ai lavoratori manuali. Ma, e questo appare abbastanza sorprendente, una delle categorie maggiormente interessate, oltre a quella degli impiegati amministrativi, riguarda gli avvocati, probabilmente per gli aspetti legati alla redazione di atti giudiziari, spesso frutto della ripetizione di formule e riferimenti.

I numeri? Quando Goldman Sachs ne ha parlato la prima volta, la stima dei ''futuri disoccupati'' grazie all'intelligenza artificiale parlava di 300 milioni in totale e forse quel numero oggi appare per difetto.
Nel rapporto della banca si afferma che negli Stati Uniti e in Europa circa due terzi dei posti di lavoro attuali ''sono esposti a un certo grado di automazione dell’intelligenza artificiale'' e fino a un quarto di tutto il lavoro potrebbe essere svolto completamente dall’intelligenza artificiale. Insomma, c'è poco da stare allegri.

C'è però un aspetto che induce a qualche fondata speranza. Come hanno ricordato gli economisti di Goldman Sachs, se l'Intelligenza Artificiale poterà ad una contrazione della forza lavoro, l’innovazione tecnologica, che inizialmente sposta i lavoratori, ha storicamente anche creato una crescita dell’occupazione nel lungo periodo.
Sebbene i luoghi di lavoro possano cambiare, secondo Goldman Sachs l’adozione diffusa dell’intelligenza artificiale potrebbe in definitiva aumentare la produttività del lavoro e incrementare il PIL globale del 7% annuo in un periodo di dieci anni.
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