Inflazione, sempre più essenziale prendere decisioni informate

- di: IG Italia
 

Le strategie più diffuse per coprirsi contro l'inflazione sono efficaci?

Storicamente, per proteggersi dall'inflazione elevata si raccomandava di acquistare materie prime come l'oro, investire in immobili o in azioni e obbligazioni ad alto rendimento.

Ma c'è da chiedersi se queste strategie abbiano funzionato nell'attuale contesto inflazionistico.

Analizzeremo il risultato di un investimento in questi asset durante i precedenti periodi inflazionistici e nell'ultimo anno; esamineremo inoltre l'investimento in azioni che beneficiano dell'inflazione, come nel caso dei titoli petroliferi come BP, che sono stati spinti al rialzo dall'aumento dei prezzi del petrolio e del gas in seguito all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, evidenziando un rialzo di oltre il 50% nel 2022.

Una situazione simile si è verificata durante la crisi energetica del 1973-1979, quando le nazioni occidentali hanno sofferto di una forte carenza di petrolio. Questa circostanza ha portato l'inflazione media annua negli Stati Uniti a circa l'8,8%.

Gli investitori che hanno acquistato oro sono riusciti a coprirsi da questi aumenti dei prezzi di beni e servizi poiché questo asset ha generato, nello stesso periodo, un impressionante rendimento annualizzato del 35%.

Da allora, l'oro è stato pubblicizzato come una copertura contro l'inflazione, ma questo non corrisponde ai fatti.

Tra il 1980 e il 1984 l'inflazione annua è stata in media del 6,5% negli Stati Uniti, ma i prezzi dell'oro sono scesi in media del 10% all'anno. Dal 1988 al 1991 l'inflazione annua è stata in media del 4,6%, ma il prezzo dell'oro è sceso in media del 7,6% all'anno.

Durante l'inflazione dello scorso anno, che ha superato il 10% in alcune parti d'Europa, anche il prezzo dell'oro ha sottoperformato registrando un leggero calo su base annuale in dollari USA. Anche in euro, pur essendo andato meglio, il prezzo del metallo prezioso è aumentato di meno del 6%, poco più della metà del tasso d'inflazione del 2022.

Il prezzo dell'oro ha quindi sottoperformato, ad esempio, l’immobiliare, che nella maggior parte delle principali città europee negli ultimi due anni è cresciuto più o meno in linea con l'inflazione - con un margine del 2-3% - così come ha fatto per la maggior parte del periodo inflazionistico durante gli anni '70 e '80.

 

Quali sono le strategie di copertura contro l'inflazione da prendere in considerazione?

Come possono, quindi, gli investitori che non hanno i mezzi per investire direttamente nel settore immobiliare proteggere i propri risparmi dall'impennata dell'inflazione? Potrebbero investire in Real Estate Investment Trust (REIT), ovvero società che possiedono o finanziano immobili a reddito in diversi segmenti immobiliari. Tuttavia, sorgono dubbi sulla loro efficacia, visto che nel 2022 i REIT sono scesi mediamente di oltre il 15%. Non hanno quindi funzionato come copertura contro l'inflazione.

Un altro modo per coprirsi dall'inflazione è quello di acquistare azioni di società che offrono un elevato rendimento del dividendo, idealmente superiore al tasso di inflazione. Una strategia di questo tipo non è però priva di rischi, in quanto l'elevato rendimento del dividendo di una società potrebbe essere dovuto al fatto che il prezzo delle sue azioni ha subito un calo significativo. Questo indicherebbe un potenziale stress finanziario che potrebbe impedire la futura distribuzione di dividendi, il che a sua volta potrebbe provocare un'ulteriore liquidazione.

L'anno scorso, ad esempio, la compagnia di navigazione tedesca Hapag-Lloyd ha distribuito un dividendo del 16,6%, decisamente superiore all'inflazione, ma il prezzo delle sue azioni è sceso di oltre il 34% nel 2022, azzerando di fatto il rendimento del dividendo.

Anche l'investimento in materie prime diverse dall'oro può, a volte, funzionare bene come copertura contro l'inflazione, ma scegliere la materia prima da acquistare non è semplice.

Coloro che credevano che la guerra in Ucraina avrebbe portato a una crisi energetica, come quella che ha colpito l'Europa nel 2022 - e che hanno acquistato azioni, certificati o CFD sull'energia - hanno ottenuto ottimi risultati contrastando facilmente l'inflazione, ma coloro che hanno investito nelle materie prime sbagliate avrebbero potuto perdere molto più del semplice tasso d'inflazione.

Nel 2022, infatti, il prezzo del carbone è più che raddoppiato, ossia +157%, a causa dell'aumento della domanda, e anche materie prime come il litio (+87%), il nichel (+43%), il titanio (+27%) e il gasolio da riscaldamento (+21%) sono aumentate molto più del tasso di inflazione.

I prezzi di altre materie prime, invece, come magnesio (-54%), propano e stagno (-37%), gas naturale TTF (-20%), zinco (-18%), alluminio e rame (-16%), hanno subito un forte calo.

Questo non significa necessariamente che il prezzo dei metalli preziosi, come l'oro, non agisca più da porto sicuro, anzi, lo fa ancora, come si è visto quando la Russia ha invaso l'Ucraina all'inizio del 2022 e il prezzo dell'oro ha subito un'impennata fino al 15%. Tuttavia, queste impennate tendono ad esaurirsi rapidamente e non portano quindi a una sovraperformance continua e utile come copertura di lungo periodo contro l'inflazione.

Rimangono, quindi, le obbligazioni indicizzate all'inflazione, ovvero titoli creati per proteggere gli investitori dall'inflazione ed emessi principalmente da governi sovrani come Regno Unito, Francia, Germania, Paesi Bassi, Italia e Spagna. In teoria sono indicizzate all'inflazione, pertanto i pagamenti del capitale e degli interessi fluttuano con il tasso di inflazione.

La realtà, però, è spesso diversa. Il tasso d'inflazione indicizzato, infatti, non sempre riproduce il tasso d'inflazione reale e il prezzo delle obbligazioni indicizzate all'inflazione è determinato più dalle aspettative del mercato finanziario sull'inflazione nei mesi, trimestri e anni a venire, piuttosto che dal tasso d'inflazione reale.

Nel 2022, ad esempio, l'ETF iShares TIPS Bond (TIP) è sceso di oltre il 17% quando l'inflazione annua negli Stati Uniti era di circa il 6,5% a dicembre 2022.

 

Come si presenta oggi il contesto inflazionistico?

Sebbene l'inflazione in molti Paesi sviluppati abbia raggiunto la doppia cifra nel 2022, il rischio di iperinflazione è relativamente basso, soprattutto quando una banca centrale indipendente si adopera per contenere e controllare i periodi inflazionistici, come avviene nella maggior parte delle economie sviluppate. Detto questo, dal 1796 al 2012, l'iperinflazione si è verificata 43 volte in 28 Paesi.

La terza economia dell'America Latina, l'Argentina, continua a essere afflitta da una persistente iperinflazione e rimane in una spirale ascendente, con i prezzi che nel gennaio 2023 saranno più alti del 98,80% rispetto al gennaio 2022, superando il tasso d'inflazione della Turchia che ha raggiunto l'85,51% nell'ottobre 2022 su base annua.

Le interferenze politiche nella politica della banca centrale, come nel caso della Turchia, e la cattiva gestione della politica monetaria, come nel caso dell'Argentina, con i suoi 17 ministri delle finanze e 13 governatori della banca centrale dall'inizio del secolo, possono provocare spirali inflazionistiche molto difficili da fermare.

Anche in Paesi con una banca centrale indipendente come la Germania si è registrata un'inflazione a doppia cifra nel 2022, quando l'indice dei prezzi al consumo (IPC) è balzato al 10,4%, il tasso di inflazione più alto del Paese dalla riunificazione, prima di intraprendere una traiettoria discendente e raggiungere l'8,7% nel gennaio 2023.

Il forte aumento dei costi energetici dovuto all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, con i Paesi dell'Unione Europea costretti a rifornirsi di petrolio e gas al di fuori della Russia a causa delle sanzioni imposte all'aggressore, è il principale responsabile dell'elevata inflazione europea.

L'impennata dei prezzi dell'energia ha indotto i leader europei, tra cui quelli di Italia, Francia e Germania, a offrire ai propri cittadini pacchetti di aiuti per cercare di far scendere i prezzi, come è avvenuto negli ultimi mesi.

Detto questo, alcune economie dell'UE potrebbero comunque scivolare in una recessione nel 2023. Questo dovrebbe contribuire a smorzare le pressioni inflazionistiche, in quanto i consumatori tendono a spendere meno.

 

Quali asset vengono negoziati maggiormente durante i periodi d'inflazione?

Data la volatilità dei mercati azionari (quasi tutti hanno registrato un ribasso nel 2022) non sorprende che molti investitori abbiano scelto di negoziare, long e short, il DAX 40, il Dow Jones Industrial Average (Dow) e il Nasdaq 100 (che comprende i titoli tecnologici), oltre ad acquistare oro come copertura non solo contro l'inflazione ma anche per proteggersi dal calo dei prezzi azionari.

La coppia EUR/USD è stata la più scambiata, seguita da GBP/USD e USD/JPY.

Data la guerra in Ucraina, anche il petrolio e il gas naturale sono stati negoziati attivamente, e nel segmento delle criptovalute si è preferito il bitcoin, l'ether e il bitcoin cash.

Per quanto riguarda i singoli titoli azionari, Tesla ha trainato il gruppo, mentre in termini di Exchange Traded Fund (ETF) la situazione è stata piuttosto eterogenea: si è iniziato nel primo semestre 2021 con l'ETF iShares Global Clean Energy concludendo nel secondo semestre 2022 con l'ETF iShares 20+ Year Treasury Bond.

 

Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia: “Tenendo conto dello scenario economico con forti pressioni inflazionistiche, crediamo sia necessario cambiare e modificare le proprie strategie di trading cercando opportunità di trading “long” nel settore immobiliare, nelle materie prime e in alcuni beni rifugio come l’oro. Inoltre, conoscendo anche i comparti più danneggiati dalle pressioni inflazionistiche, è possibile sfruttare tale conoscenza trovando opportunità “short” nelle azioni del comparto industriale”.

 

Axel Rudolph, Senior Market Analyst di IG: "Per proteggersi dagli effetti dell'inflazione bisogna investire in asset in grado di rivalutarsi, come le azioni, alcune materie prime e l'immobiliare, che possono fornire un tasso di rendimento superiore al tasso di inflazione. Io personalmente utilizzo l'analisi tecnica e opto per i futures sul DAX, ad esempio, attenendomi a rigorose regole di gestione del rischio e del denaro".

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