Imprenditoria femminile, Confartigianato: 5 regioni italiane nella top ten tra 233 regioni Ue

- di: Barbara Leone
 

Il trend positivo del mercato del lavoro sta interessando anche il segmento dell’occupazione indipendente, il cui recupero è trainato dalle donne imprenditrici, professioniste e lavoratrici autonome. A dirlo è uno Studio Confartigianato dal quale si evince che a gennaio 2024 gli occupati crescono dell’1,6% su base annua, pari a 362mila lavoratori in più. Crescono del 2,4% i dipendenti a tempo indeterminato, in aumento di 373mila unità, mentre gli occupati dipendenti a tempo determinato scendono dell’1,1%. Nell’ultimo anno tornano in positivo anche gli occupati indipendenti, che crescono dello +0,4%, pari a 22mila lavoratori in più. Nel confronto europeo, basato su dati trimestrali Eurostat (al netto dei coadiuvanti familiari), in Italia al terzo trimestre 2023 (media ultimi quattro trimestri) l’occupazione indipendente femminile sale del 2,0% su base annua a fronte della crescita zero per gli uomini. L’Italia fa meglio della media Ue, della Spagna (entrambe a +1,3%) e della Germania (-3,0%), mentre si osserva una migliore performance in Francia (+5,7%).

Imprenditoria femminile, Confartigianato: 5 regioni italiane nella top ten tra 233 regioni Ue

“Le nostre rilevazioni – sottolinea la Presidente di Donne Impresa Confartigianato Daniela Biolatto – dimostrano che l’imprenditoria femminile contribuisce all’occupazione e a costruire un futuro di sviluppo per il nostro Paese. Le imprenditrici concorrono anche a ridurre il gender gap, offrendo così alle giovani un esempio importante della concreta possibilità di realizzare le proprie aspirazioni e di superare gli stereotipi di genere nel mercato del lavoro. Siamo consapevoli dei nostri punti di forza ma c’è ancora molto da fare per abbattere le difficoltà che ostacolano le donne e che confinano l’Italia all’ultimo posto in Europa per il tasso di occupazione femminile”. Donne Impresa Confartigianato non chiede trattamenti di favore o corsie privilegiate, ma soltanto il rispetto di diritti che troppo spesso rimangono sulla carta. “C’è ancora molto da fare – sostiene Daniela Biolatto – sia a Bruxelles che a Roma per riconoscere i meriti e le legittime aspettative delle donne. A cominciare da un welfare a misura delle esigenze delle donne come madri, mogli, figlie, lavoratrici”.

Tanti anche i problemi comuni con i colleghi maschi uomini: fisco, burocrazia, credito, infrastrutture. Problemi sui quali la Presidente Biolatto sollecita la politica ad ascoltare le ragioni delle imprenditrici e a dare risposte concrete e immediate, affinché il sostegno all’imprenditoria femminile sia, a tutti gli effetti, un pilastro della politica economica di questo Paese. Tutte le ripartizioni sono in territorio positivo, con un maggior dinamismo del lavoro indipendente femminile nel Nord-est con 4,6% (vs 1,2% degli uomini) seguita da Nord-ovest con 2,8% (vs -0,1% degli uomini), Mezzogiorno con 0,8% (in questo caso leggermente inferiore al +1,0% degli uomini) e Centro con 0,3% (vs -1,2% degli uomini). Tra le maggiori regioni, le imprenditrici, professioniste e lavoratrici autonome in Emilia-Romagna salgono del 9% (vs 6,4% degli uomini), seguita da Campania con 6,4% (vs 0,1% degli uomini), Lombardia con 4,7% (vs 0,6% degli uomini), Veneto con 3,6% (vs -1,4% degli uomini), Toscana con 3,1% (vs -0,1% degli uomini) e Lazio con 2,5% (vs -0,7% degli uomini) mentre rimane in territorio negativo il Piemonte con -3,5% (con un calo dell’1,9%, meno accentuato, per gli uomini). Tra le altre regioni maggiori regioni si osserva un maggiore dinamismo, e superiore alla media, per Molise, Liguria, Valle d’Aosta, Puglia e Abruzzo.

L’occupazione femminile nel segmento del lavoro indipendente pesa per il 32,0%. Le quote più elevate, e superiori alla media, si osservano per P.A. Bolzano con 35,6%, Lazio con 35,3%, Abruzzo con 34,8%, Liguria con 34,7%, Toscana con 34,4%, Molise con 34,3%, Emilia-Romagna con 34,2%, Piemonte con 33,7%, Umbria con 33,6%, Valle d’Aosta con 33,6%, Friuli-Venezia Giulia con 33,2%, Lombardia con 32,9% e Marche con 32,5%. La posizione di leadership dell’Italia per ‘fare impresa’ al femminile si conferma anche per i territori italiani. Tra 233 regioni europee (Nuts 2) tra le prime dieci regioni per numero di occupate indipendenti, cinque sono italiane. Il primato europeo è della Lombardia (Italia) con 235mila donne imprenditrici e lavoratrici autonome, seguita da Ile de France (Francia) con 212mila, Cataluña (Spagna) con 175mila, Andalucía (Spagna) con 170mila, Lazio (Italia) con 144mila, (al 5° posto), Rhône-Alpes (Francia) con 140mila, Provence-Alpes-Côte d’Azur (Francia) con 128mila, Emilia-Romagna (Italia) con 122mila, (al 8° posto), Piemonte (Italia) e Veneto (Italia) con 113mila, (entrambe al 9° posto), Comunitat Valenciana (Spagna) con 112mila, Comunidad de Madrid (Spagna) con 111mila, Toscana (Italia) con 106mila, (al 13° posto) Noord-Holland (Paesi Bassi) con 105mila, Zuid-Holland (Paesi Bassi) con 102mila, Aquitaine (Francia) con 101mila, Campania (Italia) con 98mila, (al 17° posto), Warszawski stołeczny (Polonia) con 92mila, Wielkopolskie (Polonia) con 92mila e Attiki (Grecia) con 87mila. Nei settori (divisioni Ateco 2007) in cui almeno il 90% degli imprenditori sono uomini, si registrano 57.800 imprese femminili, con una incidenza media del 6,2% a fronte del 22,7% medio per il totale dei settori. Nel dettaglio i settori con ‘lavori da uomini’ sono lavori di costruzione specializzati con 21.153 imprese femminili, riparazione e commercio autoveicoli con 12.294 imprese femminili, autotrasporto e trasporto persone con 10.436 imprese femminili, prodotti in metallo con 8.645 imprese femminili, riparazione ed installazione di macchine ed apparecchiature con 2.790 imprese femminili, legno e prodotti in legno con 2.193 imprese femminili, trasporto marittimo e per vie d’acqua con 201 imprese femminili e raccolta, trattamento e fornitura di acqua con 61 imprese femminili, con 27 unità nei restanti settori.

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