Hertz si prepara a incassare 154 milioni di dollari, pari a circa 130 milioni di euro, come parte di un accordo transattivo legato a una class action che ha interessato il mercato dei ricambi auto negli Stati Uniti. La notizia è stata comunicata attraverso un documento depositato presso la Securities and Exchange Commission (Sec), segnando per il gruppo di autonoleggio una svolta positiva dopo un decennio di contenziosi. L’importo, al netto delle commissioni dovute all’amministratore dei sinistri, equivale a una distribuzione lorda di 171 milioni di dollari (145 milioni di euro). La liquidazione dovrebbe concretizzarsi entro il 30 settembre 2025.
Hertz ottiene 130 milioni di euro dal maxi-risarcimento antitrust sui ricambi auto
Il procedimento trae origine dalla class action “In re Automotive Parts Antitrust Litigation”, avviata oltre dieci anni fa e definita dagli stessi procuratori federali la più grande indagine penale antitrust nella storia degli Stati Uniti. L’inchiesta ha coinvolto decine di produttori di componenti auto, accusati di pratiche collusive: fissazione dei prezzi, manipolazione delle gare d’appalto e spartizione di segmenti di mercato. Un sistema che per anni ha alterato le dinamiche concorrenziali in un comparto cruciale come quello dei ricambi.
Il bilancio finale è stato imponente: oltre 1,2 miliardi di dollari distribuiti come risarcimenti a consumatori e imprese danneggiate, a cui si sommano più di 2,9 miliardi di dollari di multe derivanti dall’indagine penale. Cifre che confermano quanto le autorità antitrust americane siano disposte a usare con forza lo strumento giudiziario per correggere le distorsioni di mercato.
L’impatto su Hertz
Per Hertz, leader globale nel settore del noleggio, l’indennizzo rappresenta un’iniezione di liquidità significativa. Dopo la pandemia, che aveva messo a dura prova i conti e portato a una profonda ristrutturazione del debito, la società è tornata a investire nella modernizzazione della flotta e nella transizione verso veicoli elettrici. Il risarcimento da 130 milioni di euro può ora rafforzare il patrimonio, contribuire a ridurre l’esposizione finanziaria e sostenere nuovi progetti di sviluppo, in un settore sempre più competitivo e attraversato dalla trasformazione tecnologica.
L’effetto a cascata sul mercato europeo
Anche se il procedimento è nato e si è concluso negli Stati Uniti, il suo impatto va oltre l’Atlantico. Il mercato dei ricambi auto è infatti globale, e le pratiche collusive emerse negli Usa hanno avuto ripercussioni anche sui consumatori europei. Negli anni scorsi, la Commissione Ue aveva già inflitto sanzioni a diversi produttori di componenti, accusati di cartelli simili. Ma la class action americana ha dimostrato quanto lo strumento delle azioni collettive possa trasformarsi in un’arma economica potente, in grado di produrre compensazioni miliardarie a beneficio di imprese e cittadini.
Per l’Europa, dove il dibattito sulle “collective redress” è ancora in corso, il caso Hertz potrebbe diventare un precedente di riferimento. La possibilità di utilizzare in modo più sistematico strumenti giuridici simili aprirebbe infatti a scenari di maggiore tutela per i consumatori e di rischio elevato per i colossi industriali coinvolti in pratiche anticoncorrenziali.
Ricambi, un settore strategico
Il contenzioso mette in luce anche l’importanza strategica del comparto dei ricambi auto. Si tratta di un mercato che vale centinaia di miliardi a livello mondiale e che incide direttamente sui costi di gestione dei veicoli, tanto per i consumatori quanto per le società di noleggio. Per un gruppo come Hertz, che gestisce flotte con centinaia di migliaia di veicoli, il prezzo dei ricambi è una variabile determinante per i margini operativi. Un cartello che ne manipoli i costi può tradursi in miliardi di spese aggiuntive lungo la catena del valore.
La lezione per le multinazionali
Il messaggio che arriva da questo caso è chiaro: i comportamenti collusivi non sono solo una violazione etica, ma un rischio concreto per i bilanci. Le maxi-multe, i risarcimenti miliardari e il danno reputazionale che ne derivano diventano fattori di business da considerare con attenzione. Per molte aziende, anche europee, l’adesione a pratiche di cartello può trasformarsi in un boomerang capace di compromettere anni di utili.
Un precedente che pesa
Mai prima d’ora un procedimento antitrust aveva generato risarcimenti di questa portata nel settore automobilistico. La vicenda Hertz segna dunque un precedente importante, che spinge le aziende a interrogarsi sulla tenuta delle proprie pratiche commerciali. Ma l’impatto si estende anche al sistema legale: negli Stati Uniti le azioni collettive hanno mostrato la loro efficacia, mentre in Europa resta aperta la questione di come e quanto rafforzare gli strumenti a disposizione di consumatori e imprese danneggiate.
Per Hertz, intanto, la vicenda si chiude con un ritorno economico che offre respiro e nuove prospettive di investimento. Per il mercato, invece, resta un monito: l’antitrust non è solo una minaccia astratta, ma un fattore che può ridisegnare i bilanci e cambiare le regole del gioco.