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Fincantieri in regata alla Barcolana: il mare come metafora d’impresa

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Fincantieri in regata alla Barcolana: il mare come metafora d’impresa

Fincantieri debutta alla Barcolana 57 con una barca personalizzata, battezzata “Doers on Board”, e con a bordo un equipaggio formato interamente da dipendenti.
Un gesto simbolico e al tempo stesso concreto: portare in regata le persone che, nei cantieri e negli uffici del gruppo, contribuiscono ogni giorno alla costruzione delle navi e alla crescita di una delle principali industrie italiane.

Fincantieri in regata alla Barcolana: il mare come metafora d’impresa

La scelta racconta più di un’operazione di marketing. Per la storica azienda triestina è un ritorno alle radici: il mare come luogo fisico e immaginario, terreno di sfide industriali e sportive, laboratorio di identità collettiva.

La sfida della squadra
“Partecipare alla Barcolana con una barca personalizzata segna un passaggio importante – spiega l’amministratore delegato e direttore generale Pierroberto Folgiero –. Sarà il nostro equipaggio, formato dalle nostre persone, a testimoniare i valori che ci contraddistinguono: spirito di squadra, passione e determinazione”.

Il parallelo tra vela e cantieristica non è solo retorico.

La regata impone coordinamento, fiducia reciproca e capacità di adattamento, le stesse virtù che nel mondo industriale consentono di trasformare progetti complessi in prodotti concreti, e di mantenere competitività in un mercato globale.

Per Folgiero, l’esperienza triestina diventa una sorta di manifesto pubblico: “La vela, come la nostra industria, è fatta di coordinamento, responsabilità e visione. Portare questo messaggio alla Barcolana significa riaffermare la capacità di Fincantieri di coniugare tradizione, innovazione e futuro dell’economia del mare”.

L’impresa e il territorio
La Barcolana non è soltanto la regata più affollata del Mediterraneo: è un appuntamento identitario per Trieste e per il Friuli-Venezia Giulia, regione che ospita i principali siti produttivi di Fincantieri.
Schierare un equipaggio interno nella manifestazione significa per l’azienda rafforzare il legame con il territorio e con la comunità dei lavoratori che, spesso da generazioni, vivono il cantiere come parte della propria biografia.

Il mare diventa così ponte tra industria e cittadinanza, un’occasione di rappresentazione collettiva che supera l’evento sportivo.

Non solo sport: il Sea Summit
Alla presenza in mare si affianca quella nei luoghi del confronto strategico.
Fincantieri sarà infatti protagonista al Barcolana Sea Summit, in programma il 10 ottobre, partecipando al panel “Underwater: economia, difesa e salvaguardia”.
Si discuterà delle nuove frontiere subacquee: dalla sicurezza agli sviluppi industriali, fino alle sfide per la tutela dell’ambiente marino e all’innovazione tecnologica.

Particolare attenzione sarà dedicata al ruolo del Friuli-Venezia Giulia, tra le prime regioni a entrare nel Polo Nazionale della Subacquea, piattaforma destinata a unire imprese, centri di ricerca e istituzioni per sviluppare tecnologie sottomarine e rafforzare la filiera legata al mare.

Il mare come laboratorio di futuro

La regata, il Summit, il dialogo con le istituzioni e con la città formano un unico disegno.
Fincantieri sceglie di mostrarsi non solo come costruttore di navi, ma come attore di un ecosistema marittimo e industriale che guarda alla sostenibilità e alle tecnologie emergenti come fattori di competitività.

L’immagine dell’equipaggio di dipendenti che gareggia in mare richiama l’idea che l’innovazione è un lavoro collettivo, fatto di persone che condividono lo stesso orizzonte.
La regata diventa così la metafora di un settore che deve navigare tra sfide ambientali, nuove regole internazionali e la necessità di attrarre competenze.

Con “Doers on Board” la storica azienda triestina porta in acqua un pezzo della propria cultura d’impresa: non solo know-how e infrastrutture, ma capitale umano, comunità, appartenenza.
La Barcolana, da vetrina sportiva, si trasforma in palcoscenico di un racconto nazionale: quello di un’Italia che prova a coniugare il mestiere antico della cantieristica con le sfide del futuro blu.

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