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Eurostat: Italia tra i Paesi europei con più lavoro povero

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Eurostat: Italia tra i Paesi europei con più lavoro povero

I dati pubblicati da Eurostat mostrano un'Italia in difficoltà sul fronte della qualità dell'occupazione. Nonostante i segnali di ripresa dell’economia e il calo della disoccupazione registrato negli ultimi anni, il fenomeno del lavoro povero continua a crescere. Secondo l'ultimo report, una quota rilevante di lavoratori italiani risulta a rischio di povertà, superando la media europea e posizionando il nostro Paese tra quelli con le percentuali più elevate all'interno dell'Unione.

Eurostat: Italia tra i Paesi europei con più lavoro povero

Il termine "lavoratore povero" viene utilizzato per definire chi, pur avendo un impiego, non raggiunge un livello di reddito sufficiente a garantire standard di vita adeguati. Eurostat sottolinea come questo fenomeno non riguardi esclusivamente forme di lavoro atipiche o marginali, ma coinvolga anche fasce di lavoratori apparentemente stabili, spesso costretti ad accettare contratti precari o part-time involontari.

I numeri dell’emergenza sociale

L'Italia registra una percentuale di lavoratori poveri che si attesta ben al di sopra della media europea. Un dato che diventa ancora più significativo se confrontato con quello di altri grandi Paesi europei, dove le politiche di sostegno al reddito e al lavoro hanno contenuto in maniera più efficace il fenomeno.

Secondo le analisi, il rischio di cadere nella fascia del lavoro povero è particolarmente elevato per chi lavora con contratti a tempo determinato, per i lavoratori autonomi senza garanzie e per coloro che operano nei settori a bassa produttività. Anche il livello di istruzione influisce: chi possiede solo titoli di studio bassi è esposto in misura maggiore alla possibilità di vivere una condizione di povertà nonostante l’occupazione.

Le categorie più colpite

Eurostat evidenzia come alcune categorie siano più vulnerabili di altre. I giovani rappresentano una delle fasce più a rischio, stretti tra offerte di lavoro precarie e bassi salari. Anche le donne risultano penalizzate, in particolare nei settori caratterizzati da retribuzioni inferiori e da una maggiore diffusione del lavoro part-time.

Il problema coinvolge inoltre le famiglie monoreddito, dove la presenza di un solo stipendio non basta spesso a garantire una stabilità economica sufficiente. Una condizione che, soprattutto nelle aree del Sud Italia, si traduce in un aggravamento delle disparità territoriali, già accentuate dalla crisi economica degli ultimi anni.

Le implicazioni sul tessuto economico

La crescita del lavoro povero ha effetti diretti sulla coesione sociale e sulla tenuta del sistema economico. La presenza diffusa di occupazioni a basso reddito riduce la capacità di spesa delle famiglie, frena i consumi interni e ostacola il consolidamento della crescita.

L'analisi di Eurostat suggerisce che, senza interventi strutturali sul mercato del lavoro, il rischio è quello di cristallizzare una situazione in cui il semplice possesso di un'occupazione non rappresenta più una protezione contro la marginalità economica. Il fenomeno rischia così di compromettere il potenziale di sviluppo dell’Italia, incidendo sulla produttività complessiva e sulle prospettive future delle nuove generazioni.

Una sfida aperta per le politiche del lavoro

Il tema del lavoro povero pone una sfida concreta alle politiche economiche e sociali del Paese. Le strategie di sostegno al reddito, la promozione di contratti di qualità e il rilancio delle politiche attive per l'occupazione diventano strumenti indispensabili per contrastare una deriva che riguarda una parte crescente della popolazione.

Il dato diffuso da Eurostat arriva in un momento in cui l'Italia è chiamata a elaborare nuove proposte in sede europea sulla gestione dei fondi comunitari e sulla definizione di strumenti più efficaci di contrasto alle disuguaglianze. Un compito che impone scelte rapide e incisive per evitare che la crescita del lavoro povero diventi un elemento strutturale e permanente del sistema economico italiano.

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