Base Usa vicino a Gaza e forza internazionale al palo: cresce il rischio di una separazione di fatto della Striscia, tra ostaggi ancora da recuperare, miliziani intrappolati e una legge sulla pena di morte che incendia la Knesset.
(Foto: carri armati israeliani a Gaza).
Una tregua appesa alla “linea gialla”. La fase due del piano per Gaza targato Trump è in stallo mentre sul terreno prende corpo una realtà scomoda: la “linea gialla” tracciata dall’Idf come limite del ripiegamento rischia di trasformarsi in un confine duraturo, dividendo la Striscia in due aree sotto autorità diverse.
Stallo politico e nodi operativi
Alla chiusura della prima fase della tregua restano irrisolti due dossier: la restituzione degli ultimi resti degli ostaggi e il destino di circa 150–200 combattenti di Hamas bloccati nei tunnel di Rafah, che rifiutano la resa senza garanzie di passaggio sicuro. “Senza una soluzione credibile per disarmo e uscita dai tunnel, la seconda fase non parte”, affermano fonti diplomatiche.
Washington alza il profilo sul campo
Gli Stati Uniti hanno attivato a Kiryat Gat il Civil-Military Coordination Center, hub che coordina l’ingresso degli aiuti e monitora il cessate il fuoco con decine di partner. “Israele fa parte della conversazione, ma le decisioni chiave partono dal centro”, spiegano funzionari coinvolti.
Base in preparazione e forza di stabilizzazione
È in preparazione una grande base nel sud di Israele a sostegno di logistica, aiuti e addestramento in vista di una Forza internazionale di stabilizzazione. Diversi Paesi attendono un mandato Onu prima di impegnarsi. Il Pentagono puntualizza: “Nessun invio di truppe Usa dentro Gaza”.
Kushner a Gerusalemme, ma la fase due non scatta
L’inviato Jared Kushner ha visto Benjamin Netanyahu per sbloccare i passaggi più sensibili—disarmo, governance ad interim e regole d’ingaggio—senza annunciare svolte. “Gli elementi cardine restano disarmo e demilitarizzazione”, ribadiscono fonti israeliane.
“Comunità sicure” e il rischio separazione
Il progetto più controverso prevede la nascita oltre la “linea gialla” di nuclei abitativi pilota per circa 25 mila palestinesi “screenati”, completi di scuole e ambulatori. I critici temono che cristallizzi la separazione e renda permanente un confine nato come temporaneo.
Legge sulla pena di morte, clima arroventato
La Knesset ha approvato in prima lettura la pena capitale per i terroristi, tra le proteste delle opposizioni e delle Ong. Il ministro Itamar Ben Gvir ha celebrato in Aula distribuendo dolci. “Stiamo facendo la storia”, ha esultato.
La posta in gioco
Se la “linea gialla” resterà la nuova normalità, Gaza rischia una divisione a tempo indeterminato, con ricostruzione limitata e movimenti rigidamente controllati. La credibilità della forza di stabilizzazione dipende da tre scelte: mandato Onu chiaro, regole d’ingaggio condivise, percorsi verificabili di disarmo. Altrimenti, avremo un fragile congelamento del conflitto, non la pace.