Quando la bellezza diventa una colpa: il caso della giovane premier della Finlandia

- di: Diego Minuti
 
Non appartengo alla categoria che, sinteticamente, potrebbero definirsi delle persone belle, non nel senso del carattere e delle aspirazioni, ma proprio dal punto di vista estetico, anche se spesso mi trincero dietro l'adagio secondo cui ''non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace''.

Come diceva don Abbondio a proposito del coraggio, uno se la bellezza non ce l'ha non se la può dare. Oddio, la chirurgia estetica, negli ultimi decenni, ha fatto enormi passi, riuscendo a dare la bellezza a chi bello non è, ma è sempre qualcosa di artificioso perché, nell'era dei selfie (e ancora prima nell'epoca delle feste in famiglia, dei matrimoni, delle cerimonie pubbliche, quando c'era sempre un fotografo in agguato), ci sarà sempre qualcuno pronto a tirare fuori uno scatto in cui l'attuale nasino era la prua di uno yacht, i seni facevano solo atto di presenza, i capelli che oggi svettano rigogliosi erano un misero ricordo.

Quindi la bellezza come parametro esiste dalla notte dei tempi e non c'è nulla di più odioso che farne il punto di partenza per attacchi e contumelie che, poggiando su un elemento effimero, sono più che altro un esercizio di violenza verbale o scritta che non il frutto di ragionate elucubrazioni.
Il caso emblematico di questi giorni (ma andando indietro nel tempo ce ne sarebbe uno a settimana, ad andare cauti) riguarda Sanna Marin.

Chi è costei, si domanderanno in molti che non seguono le cronache politiche europee?
È, semplicemente, il primo ministro della Finlandia.
Ed è anche giovane (34 anni appena, un nulla per la carica che detiene), è bella (senza ritocchi o ricorsi ad aiutini chimici) ed è orgogliosa della sua condizione. Al punto che, il 9 ottobre, ha postato su Instagram una sua foto, con, sullo sfondo, il chiarore delle acque del lago sul quale si affaccia la residenza del premier.
E allora? Allora niente, perché per quello scatto, bello proprio perché all'insegna della semplicità, è stata attaccata da avversari politici, ma anche da appartenenti alla eterogenea categoria della gente comune, ai quali non è piaciuta la mise del primo ministro.

Un blazer nero, indossato con naturalezza e spontaneità su nulla. Sì, nulla. Ad eccezione di una bella collana vintage, opera di un gioielliere molto noto in Finlandia, Kalevala.
Ripeto, uno scatto semplice in cui Sanna Marin sorride, le mani incrociate davanti, guardando con meravigliosi occhi chiari verso l'autore della fotografia.
Una immagine ufficiale, perché pubblicata sul profilo Instagram ufficiale del primo ministro, quindi nulla da cui, evidentemente, Sanna Marin doveva tenere qualcosa. Ed invece non è stato così perché in tanti le hanno mosso accuse che sembrano, effettivamente, fondate sul nulla, se per nulla intendiamo il viscerale gusto nell'insulto verso chi non solo è diverso, ma è anche meglio dell'estensore delle critiche. Quasi che indossare una giacca senza nient'altro abbia leso chissà quali parametri del bon-ton o abbia infangato l'austerità del ruolo.



Da quel che si sa, al primo ministro le contestazioni sono scivolate addosso, come gocce d'acqua su un vetro. Lei continua a mostrarsi in tutta la sua bellezza, incurante di una battaglia che le è stata scatenata contro per un solo, semplice motivo: è bella, è giovane, ha fatto sapere a tutti d'avere sposato il compagno di una vita (Markus, che conosce da quando lei aveva 18 anni e lui 24), con il quale ha una bimba, Emma, di due anni, che porta il cognome della madre, quale che sia il significato di questa scelta.

Quindi, non meravigliamoci se anche in Paesi socialmente più avanzati, come è la Finlandia, ci siano casi di odiatori così come in Italia, dove si spara nel mucchio mettendo, nello stesso calderone, soprattutto donne, a conferma di pregiudizi antichi e quindi radicati.
Quando ci si sente inferiori si tira fuori il peggio di sé stessi.
Ne sanno qualcosa, dalle nostre parti, Teresa Bellanova e Maria Elena Boschi, diversissime nel fisico, unite nell'essere state elette a bersaglio di chi, al riparo di una tastiera, si erge a giudice, ma anche a boia.
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