Elezioni USA: la nuova candidata presidenziale cambia le prospettive legislative per gli investitori?

- di: Andrew Smith, Client Portfolio Manager, US Equities di Columbia Threadneedle Investments
 

Durante il corso di quest'anno abbiamo sottolineato più volte che i risultati delle prossime elezioni statunitensi potrebbero influenzare la legislazione fiscale, i cambiamenti normativi e perfino i rischi geopolitici. Tuttavia, avviandoci verso la fase finale di questo ciclo elettorale, le dinamiche della corsa alla Casa Bianca sono mutate notevolmente. Con il ritiro a sorpresa del Presidente Biden e l’assegnazione della nomina democratica all’attuale Vicepresidente Kamala Harris, il clamore politico sta distogliendo l’attenzione da alcuni potenziali e più sottili cambiamenti in tema di politiche pubbliche.

Intanto, al Congresso sono previste solo poche giornate di attività legislativa nel mese di settembre, con un unico inevitabile punto all'ordine del giorno: approvare il finanziamento del governo federale entro il 1° ottobre. Il processo di stanziamento dei fondi si è arenato, per cui il risultato più probabile è che si approvi una "continuing resolution" per finanziare l'esecutivo solo fino a dopo le elezioni di novembre.

I preparativi per un'eventuale seduta del Congresso da "anatra zoppa", ovvero la riunione di una o di entrambe le camere del Congresso che si svolge dopo le elezioni di novembre ma prima dell’inizio del nuovo mandato del Congresso, e per la discussione di una serie di questioni legislative rilevanti per gli investitori stanno già cominciando a prendere forma.

L'impatto più immediato riguarderà probabilmente la politica fiscale

La scadenza delle disposizioni del Tax Cuts and Jobs Act (TCJA) continua destare preoccupazioni, tanto che i Repubblicani alla Camera stanno creando team dedicati per prepararsi alle possibili discussioni sull'imposizione fiscale nel 2025. L'obiettivo dell’ex Presidente Trump e del Partito Repubblicano è quello di preservare la struttura del TCJA.

Per i Democratici la situazione è un po' più confusa: Kamala Harris ha presentato un programma economico a scopi elettorali, che amplifica le priorità di Joe Biden sul fronte delle imposte, cercando di incrementare ulteriormente i benefici per le famiglie a basso reddito attraverso il sistema tributario, nel tentativo di contrastare le dichiarazioni dei Repubblicani in materia di inflazione. Questo programma propone anche nuovi incentivi per gli acquirenti di case e le imprese di edilizia residenziale, ma, allo stesso tempo, riduce gli incentivi più ampi per gli investimenti nel tentativo di una parziale abrogazione del TCJA. Molti si aspettano che un'amministrazione Harris sostenga e difenda l'Inflation Reduction Act, ma è bene ricordare che, durante la campagna presidenziale del 2020, l'attuale Vicepresidente aveva espresso opinioni diverse da quelle di Biden riguardo alla tassazione delle imprese, dichiarandosi favorevole all’aliquota più alta pari al 35%, ed appoggiando un prelievo sulle transazioni finanziarie e uno sulle banche. Nella sua proposta attuale, Harris ha espressamente annunciato l'intenzione di incrementare l'aliquota dell'imposta sulle società dal 21% al 28%.

I tentativi bipartisan di approvare il Tax Relief for American Families and Workers Act da 79 miliardi di dollari, che prevedeva un'espansione temporanea del credito d'imposta per i figli a carico e proroghe degli sgravi fiscali per le imprese, non sono andati in porto. Questo disegno di legge potrebbe essere riesumato nella seduta di un Congresso "zoppo", ma il suo destino all'indomani del voto rimane incerto e dipende in larga misura da quale partito controllerà l'assemblea legislativa. Come per la maggior parte delle riforme fiscali, starà ai membri del Congresso evitare che le singole disposizioni del TCJA scadano, come previsto, alla fine del 2025.

Pressioni sul deficit e debito in primo piano

Secondo le proiezioni, il rapporto debito/PIL degli Stati Uniti raggiungerà il massimo storico all'inizio del prossimo decennio. Di conseguenza, nel 2025 tutta l'attenzione sarà puntata sulle prospettive a lungo termine dei conti pubblici, che influiranno sul dibattito relativo alla riforma fiscale e alla spesa governativa. Nel 2025, inoltre, gli Stati Uniti si troveranno alle prese con un'altra battaglia sul tetto del debito, la cui sospensione temporanea scade il 2 gennaio del prossimo anno, anche se la data in cui il governo non sarà più in grado di far fronte ai propri debiti arriverà solo nel secondo trimestre del 2025; ciò darà ai legislatori un po' di tempo per trovare un accordo. I disavanzi importanti e le prove di forza sui finanziamenti potrebbero portare alla creazione di una commissione speciale per affrontare la situazione a lungo termine. Resta da vedere se queste discussioni si tradurranno in azioni concrete.

Nuova retorica sui dazi

Tra i punti salienti della sua campagna presidenziale, Donald Trump ha proposto l'imposizione di nuovi dazi, in aggiunta a quelli introdotti durante la sua presidenza ed ancora in vigore poiché Biden ha mantenuto invariata gran parte della politica commerciale dell'amministrazione precedente. Se Trump riuscisse a mantenere le promesse elettorali, i nuovi dazi potrebbero incidere negativamente sui consumatori statunitensi. D'altra parte, non è chiaro se un'amministrazione Harris si discosterebbe dallo status quo sulla politica commerciale o se confermerebbe la decisione di Biden di mantenere i dazi.

Ulteriore incertezza normativa

A febbraio abbiamo evidenziato la possibilità di un'ulteriore azione di regolamentazione da parte dell'attuale amministrazione. Con la candidatura della Vicepresidente Harris, la definizione dell'agenda normativa potrebbe richiedere più tempo. In caso di vittoria democratica, le agenzie del Gabinetto andrebbero incontro ad alcuni cambiamenti di personale, pur mantenendo elementi di continuità.

Se invece il controllo del Senato dovesse passare al partito repubblicano, ci sarebbe probabilmente una maggior cautela nella conferma delle nomine. In caso di vittoria di Trump e con un Senato a maggioranza repubblicana, la nuova amministrazione potrebbe mettersi subito al lavoro sulle priorità normative. Tuttavia, quando i Repubblicani hanno ottenuto la maggioranza al Senato nel 2017, ci sono state comunque lunghe attese per la conferma di alcuni candidati di nuova elezione.

Un’altra dinamica che potrebbe influire sulle priorità normative di una nuova amministrazione è la decisione della Corte Suprema in merito al caso Loper v. Bright. Questa sentenza ha ribaltato la dottrina Chevron, che riconosceva alle agenzie governative una certa flessibilità nell'interpretazione dei provvedimenti normativi. La decisione della Corte sta cominciando a ripercuotersi, seppur in misura minore, su una manciata di ricorsi contro decisioni delle agenzie su cui era stato già pronunciato un verdetto. È troppo presto per dire se le agenzie cambieranno il loro approccio alla regolamentazione. In ogni caso, la decisione avrebbe probabilmente effetti minori su un'eventuale amministrazione Trump, che si asterrebbe dal proporre nuove norme in un'ottica di deregolamentazione.

Conclusioni

Il risultato delle elezioni, e il livello di concentrazione del potere tra i partiti, influirà sulle politiche pubbliche che hanno un impatto economico, sui mercati e sui portafogli degli investitori. Riteniamo che gli investitori debbano prestare attenzione innanzitutto a questi potenziali cambiamenti legislativi e non alle retoriche elettorali che inevitabilmente causano la volatilità dei mercati.

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