Ocse apprezza il progresso, ma avverte sul debito; Powell frena su sconti monetari.
Un bilancio in chiaroscuro
L’Italia continua a mostrare segnali di miglioramento nei conti pubblici, ma non è il momento di abbassare la guardia. Il capoeconomista dell’Ocse Álvaro Santos Pereira richiama alla prudenza: “Il Paese oggi è in posizione migliore rispetto a qualche anno fa, ma il debito resta elevato”, aggiungendo che “gli sforzi per ridurlo vanno proseguiti non solo quest’anno, ma anche nei prossimi”.
Le stime indicano per l’economia italiana una crescita stabile allo 0,6% nel 2025 e nel 2026, dopo il +0,7% del 2024. Una traiettoria cautamente positiva, ma senza slancio, con un ritmo che resta inferiore alla media dell’eurozona.
L’ombra del debito e la sfida della disciplina
Il debito pubblico resta il principale vincolo: il miglioramento dei saldi non consente distrazioni. L’Ocse sottolinea la necessità di mantenere disciplina fiscale e di ancorare la riduzione del debito a crescita potenziale, investimenti e riforme. Un monito arriva anche oltreconfine: “La Francia deve dar prova di prudenza sui conti pubblici”, ha avvertito Pereira, invitando Parigi a trarre lezione dai Paesi che sono tornati alla disciplina di bilancio.
Accanto al debito, si affaccia il rischio di riaccensione dell’inflazione su alcuni capitoli di spesa — in primis l’alimentare — osservato in diversi Paesi e da monitorare attentamente anche in Italia.
Un’economia globale che tiene, ma con fragilità
Il quadro internazionale resta di moderata resilienza: il Pil globale è atteso intorno al 3,2% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Ma le nuvole non mancano: dazi commerciali in aumento, incertezza politica e tensioni geopolitiche sono fattori che possono frenare domanda e investimenti.
Negli Stati Uniti, l’inasprimento delle barriere commerciali e l’effetto ritardato delle nuove misure doganali si riflettono in un rallentamento della crescita: le proiezioni indicano un passo più corto nel 2025-2026 rispetto al 2024.
Il segretario generale dell’Ocse Mathias Cormann sintetizza così il momento: “L’economia mondiale è resiliente, ma gli effetti del rialzo dei dazi e dell’incertezza politica non si sono ancora manifestati pienamente”.
Sul tavolo della fed: cautela nei tassi
Dopo il primo taglio dall’inverno scorso, la Federal Reserve si muove con passo misurato. Il presidente Jerome Powell ha avvertito: “Tagli troppo aggressivi dei tassi potrebbero spingere l’inflazione al rialzo e costringerci a invertire la rotta”. E ha aggiunto: “Se invece manteniamo la politica restrittiva troppo a lungo, il mercato del lavoro potrebbe indebolirsi inutilmente”.
Il messaggio è chiaro: la linea resta data-dependent, con una politica monetaria ancora moderatamente restrittiva per evitare di riaccendere le pressioni sui prezzi, preservando al contempo un atterraggio ordinato del ciclo.
Cautela e visione strategica
L’Italia naviga tra miglioramento dei conti e vincolo del debito. C’è spazio per consolidare i progressi, ma occorre una strategia di lungo periodo: crescita potenziale più alta, investimenti mirati, innovazione e riforme che rendano il calo del debito strutturale, non episodico. Nel frattempo, il contesto globale — tra dazi, incertezza e scelte delle banche centrali — resta la variabile critica da presidiare con lucidità.