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Made in Italy sotto dazi Usa: margini in calo, investimenti record

- di: Matteo Borrelli
 
Made in Italy sotto dazi Usa: margini in calo, investimenti record
Il manifatturiero italiano resiste all’urto delle tariffe americane: Ebit margin -0,2 punti, ma nel 2024 gli investimenti hanno toccato il massimo decennale (4,1% del fatturato). Pubbliche avanti su rinnovabili, digitalizzazione e mobilità elettrica. Export ancora in crescita: “Il rischio vero è un salto di barriere”.

L’impatto dei dazi

Il Made in Italy sente la pressione dei dazi Usa, ma non si piega. La simulazione sui conti del manifatturiero mostra un Ebit margin che scivola dal 6,4% al 6,2%: due decimi in meno, una crepa piccola ma significativa. La perdita non rimane sulle spalle dei produttori: “Il costo si distribuisce tra esportatori, importatori, distributori e consumatori finali”, spiegano gli analisti.

Investimenti in corsa

Se i margini si assottigliano, gli investimenti corrono. Nel 2024 le imprese italiane hanno portato i capex materiali al 4,1% del fatturato, il valore più alto dal 2015. Un’accelerazione rispetto al 2023 e ben sopra la media 2015-2022. A trainare il passo è il settore pubblico, con energie rinnovabili, reti digitali e mobilità elettrica. Le aziende private restano più caute, ma comunque sopra la media storica.

Occupazione e fatturati

Il 2024 ha visto un calo dei ricavi del 2,4%, ma il decennio si chiude con un dato positivo sull’occupazione: +9,5% complessivo, spinto dal privato con +10,2% rispetto al +5,6% del pubblico.

Export come scudo

L’export rimane il cuscinetto che tiene in equilibrio il Made in Italy. A luglio 2025 le vendite all’estero sono cresciute del 7,3% annuo, con un exploit extra-Ue e buoni numeri anche in Europa. Gli Stati Uniti, pur con i dazi, restano tra i contributori positivi.

“La crescita delle esportazioni è un segnale incoraggiante, ma va letta con prudenza: le imprese stanno reagendo, ma l’incertezza resta alta”, avverte il presidente dell’Agenzia Ice Matteo Zoppas.

La voce delle imprese

Gli industriali sottolineano che il quadro resta sostenibile solo con tariffe moderate. “Se le barriere dovessero salire al 20-30%, l’impatto diventerebbe macroeconomico, con ricadute su Pil e investimenti”, avverte il Centro Studi di Confindustria.

Strategie di difesa

  • Riorganizzazione delle catene di fornitura con hub locali.
  • Politiche di prezzo mirate sui brand più forti.
  • Automazione ed efficienza energetica per ridurre i costi.

Politica e prospettive

Il governo promette di rafforzare gli strumenti di internazionalizzazione e di sostenere le missioni nei mercati più dinamici. Ma serve più velocità su logistica, fiere e ricerca di buyer, oltre a una difesa commerciale europea più incisiva.

Il verdetto

Made in Italy sotto pressione, ma non in ginocchio. I margini calano leggermente, ma investimenti ed export tengono viva la competitività. La vera sfida arriverà se le barriere cresceranno: allora non basterà resistere, bisognerà correre ancora più veloce su innovazione e valore aggiunto. 

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