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Concordato al fotofinish, adesioni giù: banche ago della manovra

- di: Jole Rosati
 
Concordato al fotofinish, adesioni giù: banche ago della manovra
Concordato al fotofinish, adesioni giù: banche ago della manovra
Scade domani martedì 30 settembre il concordato fiscale biennale 2025-2026 senza proroghe. Professioni divise: c’è chi chiede di sganciare il meccanismo dagli Isa e chi vuole farlo diventare regime ordinario. Sul tavolo della manovra pesa il contributo degli istituti via Dta: Salvini apre a una “soluzione condivisa”.

(Foto: una sede dell’Agenzia delle Entrate).

Ultime ventiquattr’ore e nessuna rete di protezione. Il concordato preventivo biennale 2025-2026 — l’accordo che consente a partite Iva e imprese “Isa” di pagare imposte su una base proposta dal Fisco — si chiude domani: niente proroghe. Il viceministro all’Economia Maurizio Leo lo ha ribadito oggi, mettendo fine ai sussurri di un rinvio last minute: la scadenza resta il 30 settembre. “Valuteremo i numeri a partita chiusa”, ha puntualizzato.

Il clima, però, non è euforico tra gli addetti ai lavori. Marco Cuchel, presidente dell’Associazione nazionale commercialisti, constata che le adesioni potrebbero risultare “di parecchio inferiori” rispetto alla prima edizione e indica la correzione-chiave: “Per rivitalizzare l’attrattività del concordato bisognerebbe svincolarlo dagli Isa per intercettare altre platee di contribuenti”.

Dall’altra sponda, Gianluca Tartaro (Associazione dottori commercialisti) alza l’asticella: “Il concordato dovrebbe evolvere in un regime naturale, ordinario, non restare misura straordinaria e sperimentale”. È una presa di posizione che sposta il baricentro dal “bonus una tantum” a un asset strutturale di certezza fiscale.

Perché l’interesse ristagna

Il debutto dello scorso anno aveva già mostrato limiti evidenti: si contarono circa 600mila adesioni su una platea potenziale di 4,5 milioni, per entrate stimate in 1,6 miliardi; la finestra di ravvedimento speciale abbinata portò altri 1,3 miliardi circa.

Che cosa frena? Primo, il legame con gli Isa: molti professionisti lo giudicano troppo rigido in fasi di domanda ballerina e margini compressi. Secondo, la percezione dei benefici: senza “premi” tangibili su controlli e semplificazioni, l’adesione appare un salto nel buio. Terzo, la tempistica: il calendario fiscale 2025 è stato asfissiante; già a febbraio i commercialisti chiedevano spostamenti di termine.

Come funziona davvero (e cosa cambia con il ravvedimento)

Il concordato è riservato ai soggetti Isa; si aderisce entro il 30 settembre 2025 e si resta vincolati al biennio 2025-2026 con importi concordati e regole di uscita definite. In parallelo, il ravvedimento speciale consente — solo a chi aderisce al Cpb — di chiudere pendenze 2019-2023 con imposta sostitutiva: una leva pensata per dolcificare l’ingresso nel perimetro.

La manovra e l’ago della bilancia bancario

Qualunque cifra arrivi dal concordato finirà tra le coperture della legge di bilancio, con l’obiettivo di consolidare il taglio del secondo scaglione Irpef e alimentare la pace fiscale. Qui entra in scena la finanza: sul tavolo c’è il contributo degli istituti attraverso il congelamento delle Dta e di deduzioni su svalutazioni crediti e avviamento, già utilizzato lo scorso anno e stimato in 3,4 miliardi in due anni. L’Abi ha ricordato l’impegno biennale 2025-2026, frenando sull’idea di prolungare l’intervento.

Sul fronte politico, Matteo Salvini ha ammorbidito i toni: dai 5 miliardi evocati si scende a 3-4 miliardi e, soprattutto, si privilegia la via del negoziato: “Interessa che si arrivi a una soluzione condivisa e non imposta”.

Le prossime 72 ore (e oltre)

Il Documento programmatico di finanza pubblica è atteso in Consiglio dei ministri in settimana, con appuntamento indicato per la serata di giovedì 2 ottobre; il Parlamento dovrà poi incardinarlo nei tempi previsti dalle regole Ue che chiedono più trasparenza su Benessere equo e sostenibile e spese fiscali.

Il punto, senza giri di parole

Se domani le adesioni non decollano, il concordato 2.0 rischia di restare un ponte poco trafficato: troppa complessità, benefici incerti, incentivi deboli. Due le strade operative: (1) sganciare il perimetro dagli Isa per allargarne la platea; (2) farlo diventare ordinario per costruire certezza pluriennale. Nel frattempo, la manovra si regge su un equilibrio: quello con le banche. Senza una intesa chiara sulle Dta, ogni cifra del concordato rischia di essere contabile, non politica.

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