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Milei fa crollare l’inflazione all'1,6% mensile. Ma la povertà galoppa

- di: Marta Giannoni
 
Milei fa crollare l’inflazione all'1,6% mensile. Ma la povertà galoppa
Crolla l’inflazione in Argentina, fermenta l’euforia politica: Milei (foto) incassa e riforma con brio.
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L’inflazione a Buenos Aires ha registrato un tasso mensile dell’1,6% a maggio, il livello più basso da luglio 2020, quando l’incremento fu dell’1,4%. Lo ha comunicato l'Istituto di Statistica e Censimenti della, riportato dai principali media argentini. È un calo significativo: verdure e legumi sono scesi del 4,9%, gas residenziale del 2,3%, elettrodomestici del 3,3%, biglietti aerei addirittura del 6,9%; stabile la frutta (+0,7%) e solo +0,9% per abbigliamento e calzature.
Questo nuovo declino anticipa una probabile inflazione nazionale sotto il 2% per maggio, con numeri ufficiali attesi il 12 giugno.
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Un successo cercato, ma costosissimo
L’autorevole Reuters sottolinea che Milei ha “largamente domato l’inflazione galoppante con un piano di austerity spietato”. Già in aprile l’inflazione era scesa al 2,8%, ben al di sotto del previsto 3,1%, dopo che a marzo aveva toccato il 3,7%.
Il governo punta a estendere questo trend fino a raggiungere una soglia annuale intorno al 31–32% entro fine anno.
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Le misure che hanno domato il drago
1. Austerity fiscale estrema – blocco dell’emissione monetaria, taglio di 40.000 posti pubblici, sospensione di opere pubbliche, drastiche riduzioni nella spesa sociale.
2. Accordo con l’FMI da 20 miliardi di USD, svariati interventi sulle valute e cambio più elastico del peso. Il peso ha perfino evitato di sprofondare, attestandosi sui 1.175 per USD, meglio delle stime iniziali.
3. Eliminazione quasi totale dei controlli sui capitali, compreso il “cepo”, stimolando flussi esteri .
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Euforia, tensioni e scenari futuri
L’effetto politico è palpabile: la popolarità di Milei è salita dal 46,3% al 49% tra aprile e maggio, trainata dall’affermazione nei municipi di Buenos Aires e dal contrasto alla febbre inflattiva. Reuters scrive che punta a consolidarsi in vista delle legislative di ottobre, cavalcando il calo dell’inflazione.
Secondo PwC, l’ambiente più stabile si è tradotto, già a giugno, in un nuovo boom di M&A nel settore energetico e agroindustriale – opere per un valore che potrebbe oltrepassare i 120 150 accordi l’anno.
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Chi resta indietro nella rincorsa?
Il “miracolo” economico non ha portato conforto a tutti. In prima linea, insegnanti, pensionati e lavoratori pubblici affrontano salari compressi. Christian Bialogurski, insegnante di periferia, racconta: “a volte arrivo a casa senza aver mangiato fino alle 20, perché mi serve risparmiare…”.
E le tensioni sociali restano vive: stigmi contro i licenziamenti, i tagli alle politiche per i diritti umani e proteste sindacali hanno caratterizzato l’ultimo anno.
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Parola al presidente
Milei, a un convegno di AmCham, ha definito la riduzione inflazionistica come la sua “guerra” vinta, e ha puntato al pareggio di bilancio come faro delle sue politiche. Da Washington, l’FMI e il Tesoro USA appoggiano la sua transizione verso un’economia “normale” .
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Una svolta 
Maggio 2025 segna una svolta: con l’inflazione mensile al 1,6% e l’orizzonte nazionale sotto il 2%, il governo Milei raccoglie il suo più grande trionfo. Ma il prezzo pagato – in termini di diseguaglianze, tensioni sociali e costi umani – resta alto. La prossima sfida non sarà solo tenere stabile l’inflazione, ma farlo senza smantellare il tessuto sociale di una nazione che ha pagato la pace dei prezzi con il sudore dei suoi cittadini.

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