doValue presenta il Piano di sostenibilità, tra i mugugni dei dipendenti

- di: Redazione
 
Essere o apparire? Sembra potere essere questo l'interrogativo che si stanno ponendo i vertici di doValue che si accreditano all'esterno con risultati e performance entusiasmanti e poi, però, si devono confrontare con malumori dei dipendenti che si evidenziano giorno dopo giorno e che sembrano andare bel oltre le normali dinamiche delle relazioni industriali.

Questa (apparente) discrasia si manifesta in tutta evidenza dopo che la società ha annunciato di aver pubblicato il suo primo Piano di Sostenibilità 2021-2023 approvato dal Consiglio di Amministrazione della Società (nella foto l'Ad Andrea Mangoni).

doValue presenta il Piano di sostenibilità

Un piano nato, si sottolinea nel comunicato ufficiale, ''dall'ascolto dei propri stakeholder e dalla volontà di contribuire attivamente a un futuro più inclusivo e sostenibile'' con l'obiettivo di generare, nel lungo periodo, valore per ''azionisti, investitori, dipendenti, clienti e comunità''. Ed è qui che emergono le prime perplessità perché, tra le categorie che dovrebbero beneficiare del Piano di sostenibilità ci sono anche i dipendenti che, oggi, tutto possono sentirsi fuorché parte integrante di un progetto, percependosi come meri esecutori, la classe ''carne da scrivania'' e non certo protagonisti di un grande progetto. Quello che si capisce bene leggendo la definizione che la società dà di se stessa sul suo sito : ''Primo operatore del Sud Europa attivo nei servizi di gestione di crediti e asset immobiliari, prevalentemente derivanti da crediti non-performing, per conto di banche e investitori''.

Dalla lettura degli elementi caratterizzanti del Piano emergono obiettivi certo apprezzabili, come i ''progetti e iniziative a beneficio del territorio, della comunità e dell’ambiente che contribuiscono allo sviluppo sostenibile del sistema creditizio''. Ma, come qualcuno potrebbe rilevare, tra gli obiettivi ce n'è uno, ''favorire lo sviluppo professionale e il benessere personale di dipendenti e collaboratori'', che appare molto lontano da una realtà in cui il personale di DoValue vede allargarsi il gap con vertici e management, soprattutto se chi sta alla base della piramide della società sente poco riconosciuto il suo lavoro, mentre le ricadute positive sono solo per il top management. I rapporti tra i vertici di DoValue e rappresentanze sindacali dei dipendenti oggi sembrano arrivate al minimo storico, tenute in piedi su soltanto dalla consapevolezza che non si possa arrivare ad una rottura totale.

D'altra parte i sindacati, quando nello scorso giugno, hanno aperto un fronte nei confronti del top management hanno usato argomentazioni fortissime. La prima delle quali riguarda la consuetudine di chiedere ai dipendenti di sforare, costantemente, il tetto di lavoro orario quotidiano - sino a quindici ore filate - e quello delle giornate nel corso della settimana. Uno scenario che, se confermato dai fatti, sarebbe inquietante.
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