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Donne e musica, voci che diventano ponti di pace

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Donne e musica, voci che diventano ponti di pace

«In Iran le donne non possono cantare. Ho dovuto lasciare il mio Paese e venire in Italia per seguire i miei sogni ed essere libera». Così la soprano Forooz Razavi ha raccontato la sua storia sul palco di Palazzo Farnese a Roma, durante il concerto-evento “Donne per la Pace”, organizzato da Opera for Peace in occasione della Giornata internazionale della Pace delle Nazioni Unite. Accanto a lei, la voce di Pumeza Matshikiza, originaria del Sudafrica: «Ovunque io canti porto con me la memoria di dove sono partita. La musica può costruire ponti, creare comprensione, ispirare cambiamento».

Donne e musica, voci che diventano ponti di pace

Opera for Peace è un’associazione nata a Roma nel 2019, che sostiene giovani talenti lirici provenienti da contesti svantaggiati. Non solo borse di studio e formazione, ma una vera piattaforma internazionale che trasforma gli artisti in ambasciatori di pace e speranza. Dal debutto ha formato più di 200 professionisti, organizzato masterclass e concerti per oltre 1.500 studenti. Julia Lagahuzere, fondatrice e anima del progetto, racconta: «Oggi Opera for Peace è un laboratorio di trasformazione: i cantanti lirici non sono solo interpreti, ma diventano voci di dialogo e comprensione».

Il sostegno delle istituzioni
L’iniziativa ha trovato nel tempo partner solidi: dalla Fondazione BNP Paribas alla Fondazione BNL, fino all’Institut Français e all’Ambasciata di Francia. Una rete che dimostra come la cultura possa essere strumento di diplomazia e cooperazione internazionale. Sul palco, insieme a Razavi e Matshikiza, si è esibita anche Serena Malfi, soprano italiano chiamato a rappresentare le artiste del nostro Paese. Un segnale forte: la pace non è un messaggio da importare, ma un impegno che nasce anche dentro i confini nazionali.

Arie celebri, messaggi universali
Il maestro Kamal Khan ha diretto un programma che ha attraversato Verdi, Bizet, Puccini e Rossini: brani che parlano di passione, libertà, sacrificio. “O patria mia” dall’Aida, “Vissi d’arte” dalla Tosca, “Sempre libera” da La Traviata: capolavori che, riletti in questa cornice, hanno assunto il valore di inni alla resistenza e al coraggio. Le tre interpreti hanno indossato costumi disegnati dallo stilista Eddie Corps, trasformando la scena in un incontro di linguaggi: musica, moda, testimonianza civile.

Le donne come architette di pace
“Donne per la Pace” non è stato solo un concerto, ma un atto politico e culturale. Un modo per ribadire il ruolo delle donne come custodi della memoria e costruttrici di dialogo. Un viaggio che trascende confini e tempo, celebrando figure straordinarie che hanno illuminato il cammino verso giustizia e speranza.
Lagahuzere lo sintetizza così: «Rendiamo omaggio alle donne che hanno reso possibile un futuro diverso. E diamo voce alle nuove generazioni perché possano diventare loro stesse ambasciatrici di pace».

Oltre l’arte, un impegno civile
In un’epoca segnata da conflitti e divisioni, l’esperienza di Opera for Peace si propone come un modello: unire culture, trasformare le differenze in risorsa, dare spazio a chi fugge da guerre e discriminazioni. La musica diventa così non solo spettacolo, ma strumento di emancipazione.
Le voci di Razavi, Matshikiza e Malfi hanno raccontato molto più di un repertorio lirico: hanno dato forma al desiderio di un mondo in cui l’arte sia libertà, e le donne siano protagoniste della costruzione della pace.

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