Leonardo: i numeri, le evidenze e le ombre

- di: Francesco Di Stefano
 
I numeri, in termini assoluti, si possono interpretare, dandone una lettura dettata da analisi e ideologie, ma restano sempre quelli. Quindi, leggere che 2+2 non sempre fa 4, è il modo più facile per lasciarsi aperta la strada a valutazioni ''filosofiche'', lasciando da parte il mero aspetto aritmetico.

Non ci siamo incamminati su questo terreno per apparire lontani (e ignoranti) emuli di Pitagora, ma solo per dire che guardando ai numeri di una società occorre valutarli per quello che sono e soltanto dopo cercarne spiegazioni, che sono di gestione e di prospettiva.

Ma nel caso di Leonardo, oltre a queste premesse, bisogna andare anche a considerazioni socio-politiche, perché parliamo di una azienda che opera in un settore specifico ancorché delicato dal punto di vista etico.

Leonardo: i numeri, le evidenze e le ombre

Perché Leonardo è la punta di lancia della nostra industria degli armamenti (facendo ricadere in questa categorizzazione anche sistemi di difesa e lanciatori), macina profitti su profitti, ma è anche fortemente partecipata dallo Stato che, attraverso il Ministero del Tesoro, ne controlla il 30,2% del capitale azionario.

Quindi una società che opera nel settore degli armamenti e che, forse proprio per questo, dovrebbe essere più chiara per quanto riguarda le sue attività e la possibilità che su di esse gli azionisti (anche quelli che hanno in mano una esigua manciata di titoli) possano fare domande, magari nella speranza di un contraddittorio, anche solo per avere chiarimenti.

Opportunità che però non viene concessa perché, come hanno denunciato la Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo, azionisti critici di Leonardo, a loro non è stata data l'opportunità di partecipare all'assemblea, ''concedendo'' solo la possibilità di presentare domande scritte, quindi negando loro il diritto di replica. Sempre che esse avessero ritenuto di volerlo esercitare. Quindi, una assemblea a porte chiuse che, di per sé, è la negazione del principio fondante di occasione del genere: parlare e discutere, senza fare maturare il sospetto (certamente infondato) che si voglia nascondere qualcosa.

Da una società a forte connotazione pubblica ci si aspetterebbe trasparenza e disponibilità, pur nella considerazione di ciò che produce e quindi la riservatezza che ciò impone e che, però, non si può tradurre in una reticenza che va ad un passo dalla negazione delle evidenze.

Ma Leonardo ha voluto un'assemblea a porte chiuse, con tanti saluti alla correttezza del rapporto tra board e azionisti, che se rappresentano praticamente loro stessi.

Comunque, Fondazione Finanza Etica e Rete Italiana Pace e Disarmo di risposte, alle domande scritte, ne hanno avute, maturando comunque un giudizio di opacità su di esse, ma con una certezza: ''La principale impresa militare contribuisce in misura molto limitata all'economia italiana mentre moltiplica i profitti per gli azionisti privati''.

Ora, una affermazione di questa portata reca con se delle ovvie considerazioni, non tanto sul fatto che allo Stato italiano, azionista di riferimento, arrivi poco (pur facendosi carico del peso politico di supportare il gruppo), quanto che sono quelli privati a spartirsi il grosso della torta.

Se l'affermazione dei due organismi pacifisti è totalmente aderente alla realtà, ci troviamo di fronte ad una evidente distorsione del rapporto tra Leonardo e lo Stato, e per quest'ultimo, con le sue casse, mai come in questo periodo in crisi di liquidità. Ma Leonardo resta impassibile, racchiusa in una torre eburnea che ha ben poco da spartire alla contingenza politica (internazionale, soprattutto) ed a quella di cassa - la solita vil moneta - dello Stato.

Fondazione Finanza Etica e Rete italiana Pace e Disarmo, in un documento congiunto elencano le tante (si potrebbe anche dire troppe) anomalie dei comportamenti di Leonardo, come società partecipata.

Come dimostra un passaggio del documento (mai come oggi di interesse) laddove si afferma che Leonardo non ha inteso rispondere a domande sul suo coinvolgimento nella produzione di armi nucleari.

Leonardo, dicono le due organizzazioni, ''partecipa a un programma francese per la produzione di un missile con testata nucleare''. Tuttavia, poiché si tratta di un progetto classificato come “Special France”, Leonardo ''afferma di non poter accedere ad alcuna informazione in merito a causa delle rigide normative francesi sulla sicurezza strategica''. Una risposta che le organizzazioni definiscono ''sconfortante''.

E non basta: ''Leonardo partecipa dunque al 25% in un consorzio (MBDA) con Airbus (Francia) e BAE Systems (Regno Unito) per la produzione di un vettore che trasporterà testate nucleari, ma non può accedere ad informazioni né tanto meno divulgarle. Comunque la si guardi, il quadro rimane di estrema opacità e forse i cittadini italiani hanno motivo di inquietudine se una azienda considerata strategica in larga parte di proprietà pubblica è tenuta all'oscuro su come le sue risorse vengono impiegate in un programma militare''.

E ora torniamo ai numeri, perché l’export militare di Leonardo vale infatti intorno a 1,2 miliardi di euro nel 2023, su 15,3 miliardi di euro di ricavi totali. Da solo controlla oltre il 70% della produzione e il 75% delle esportazioni italiane: la componente produttiva militare è passata negli ultimi 15 anni dal 56% all’83%.

Ora, guardando alla impetuosa crescita in termini meramente numerici, ci si aspetterebbe che questo abbia avuto ricadute occupazionali soprattutto in Italia, accompagnate dall'evidente passaggio da impresa civile-militare a una dimensione militare. Sbagliato, perché, riferiscono le due organizzazioni, Leonardo ha ridotto i suoi occupati in Italia del 24%. E di questo, bisogna ammetterlo, poco o nulla si è saputo in giro, forse con la ovvia eccezione delle organizzazioni sindacali che, proprio in questi giorni, hanno lanciato un preoccupatissimo allarme per il futuro dello stabilimento di Grottaglie, per il quale, all'inizio del mese, è stato annunciato uno stop di quattro mesi per problemi legati al magazzino di fusoliere, evidentemente in attesa di essere smaltite. Non stiamo parlando di uno stabilimento come un altro, ma di uno dei più importanti della Divisione aerostrutture del Gruppo in Puglia.

Da Leonardo solo la comunicazione secca, senza nemmeno spiegare come il fermo delle attività verrà attuato e, cosa importante, quali dipendenti saranno interessati. Quindi, mentre le commesse per il militare (vai alla voce produzione dei nuovi caccia F-35 , con la promessa di diecimila nuovi posti di lavoro) crescono di volume, il numero dei dipendenti scende. A fronte degli indubbi successi commerciali di Leonardo, nella tasche dello Stato, per il 2023, arriveranno 49 milioni di euro.

Tanti? Pochi? Noi propendiamo per la seconda definizione. Il bello in tutto questo è che lo Stato si tiene strette le sue azioni di Leonardo, mentre gli altri azionisti fanno quel che impone il loro profilo, comprando e vendendo i titoli a seconda dei periodi migliori per le transazioni.

Questo potrebbe non significare nulla, ma, dicono Fondazione Finanza Etica e Rete italiana Pace e Disarmo, ''chi ha acquistato azioni di Leonardo nel gennaio del 2023 e le ha rivendute a fine dicembre, ha guadagnato circa il 70%. Il corso del titolo in borsa è stato aiutato dalla guerra in Ucraina e dal conflitto in Israele, con la corsa al riarmo di Europa e Nato''.

Quindi c'è stato chi ha fatto il suo mestiere, lucrando sulla delicata situazione internazionale, fregandosene di etica, morale e altre considerazioni, mentre allo Stato sono arrivate le classiche mollichine, con il Governo che deve pure rispondere a chi, in parlamento e fuori, accusa l'Italia di essere un Paese guerrafondaio o, per lo meno, capace di fare soldi con armi che uccidono, su un fronte o sull'altro, non importa più di tanto.

Forse sarebbe il momento che l'ad di Leonardo, Roberto Cingolani (nella foto), dica qualcosa, spieghi cercando di farsi capire. Lui che, da ministro prima e da CEO di Leonardo oggi, ha dimostrato di sapere padroneggiare l'arte della retorica, nel senso più alto del termine.

Venga a parlare e spieghi a tutti queste incongruenze in Leonardo, fiore all'occhiello dell'industria italiana che gonfia i portafogli di altri e non dello Stato, e quindi anche degli italiani, in senso lato. Dica e spieghi come è possibile che i conti vanno benissimo e si lasciano dipendenti a casa, senza dire loro di che colore sarà il loro futuro.
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