FOTO: Una guardia dei grandi magazzini Galeries Lafayette durante uno sciopero organizzato dal personale, Parigi, Francia, giugno 1936 © Robert Capa © Centro Internazionale di Fotografia/Magnum P foto
A Venezia l’Albero della Vita di Carla Tolomeo
Una struttura di enormi dimensioni totalmente ecosostenibile, realizzata in ferro, legno e tessuto, composta da ottocento pezzi creati personalmente dall’artista e designer italiana Carla Tolomeo grandeggia nel Museo di Palazzo Mocenigo - Centro Studi di Storia del Tessuto, del Costume e del Profumo, a Venezia.
Dai rami de L’Albero della vita, questo il titolo dell’installazione, pendono frutti, sui rami si arrampicano tartarughe, si posano pappagalli, fioriscono fiori tropicali e si nascondono serpenti, mentre pesci guizzano tra le radici. Tutti gli elementi sono stati realizzati a mano da Carla Tolomeo, utilizzando stoffe, passamanerie, sete e cotoni, lampassi e broccati, che appartengono alla grande tradizione dell’artigianato tessile veneziano.
L’Albero della Vita trae ispirazione dal Manuale di zoologia fantastica di Jorge Luis Borges, dalle fantasmagoriche creature che popolano le pagine del libro dello scrittore argentino, dedotte dalle cosmogonie universali, metafora dell’esistenza di ogni essere animale o vegetale che nasce e si trasforma continuamente.
Il Cristo di Dalí in mostra a Roma
Fino al 23 giugno la chiesa di San Marcello al Corso, nell’ambito della rassegna artistica “I Cieli Aperti”, inserita nel percorso culturale verso l’Anno Santo, accoglie il Cristo di San Giovanni della Croce (detto “Il Cristo di Port lligat”) in prestito dalla Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow, straordinariamente esposto per la prima volta accanto ad un oggetto ad esso strettamente legato, dal quale Dalì prese ispirazione per il suo capolavoro. Si tratta del “disegno-reliquia del Cristo Crocifisso” realizzato dallo stesso San Giovanni della Croce, che, stando alla tradizione, avrebbe disegnato lo schizzo dopo una rivelazione mistica. L’opera è conservata nel reliquario del santo al Monasterio de la Encarnación di Ávila.
La mostra, visitabile gratuitamente, sarà l’occasione per ammirare le due opere presentate l’una accanto all’altra per la prima volta.
I Musei Reali di Torino aprono la collezione del principe Eugenio
Al secondo piano della Galleria Sabauda dall’11 maggio il pubblico potrà ammirare il nuovo allestimento della prestigiosa collezione del principe Eugenio di Savoia Soissons, accanto ai capolavori dei maestri primitivi nordici, alle raccolte di pittura fiamminga e olandese del Seicento provenienti dagli acquisti effettuati a più riprese dai Savoia tra il XVII e il XIX secolo, e alle scuole italiane del Seicento, con un affondo su alcune opere eseguite da pittrici tra Cinquecento e Seicento.
La Galleria Sabauda accoglie infatti una delle collezioni di pittura fiamminga e olandese più importanti d’Italia per estensione cronologica e varietà di generi, riunita nel corso del tempo grazie a un’attenzione dei Savoia verso il Nord Europa. A partire dal Quattrocento, infatti, il ducato sabaudo guarda al di là delle Alpi accrescendo le sue raccolte con opere di maestri nordici, spesso attivi anche presso la Corte. Gli inventari seicenteschi elencano un numero consistente di opere fiamminghe di ogni genere, destinata ad accrescersi con gli acquisti di Carlo Emanuele III a Venezia e con l’arrivo a Torino, nel 1741, della straordinaria raccolta viennese del principe Eugenio.
L’umanità di Robert Capa si racconta a Milano
Al Museo Diocesano Carlo Maria Martini 300 opere, selezionate dagli archivi dell’Agenzia Magnum Photos, svelano il temperamento e le sfaccettature di un personaggio passionale e sfuggente, che non esitava a rischiare la vita per i suoi reportage.
Robert Capa uomo e fotoreporter si racconta attraverso una mostra dedicata al percorso artistico e professionale di uno dei fotografi più influenti del ventesimo secolo. Dai suoi scatti iconici trapela la complicità e l’empatia che il fotografo riservava ai soggetti ritratti, civili e soldati, sui terreni di scontro nei quali ha maggiormente operato. Il progetto, a cura di Gabriel Bauret, si sofferma sulla dimensione umanista di Robert Capa, sulle altre angolazioni verso cui dirige il suo obiettivo: le popolazioni vittime dei conflitti, i bambini, le donne.