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Cronache dai Palazzi - Giusto sentire chi protesta, mai chi ricatta

- di: Redazione
 
Cronache dai Palazzi - Giusto sentire chi protesta, mai chi ricatta
Anche se mai ha pronunciato la famosa frase sul fine che giustifica i mezzi - che in qualche modo fa una sintesi di un suo molto più articolato ragionamento - Niccolò Machiavelli, per essa, viene ripetutamente citato. E in effetti, questo concetto, sia pure declinato con parole diverse, resta sempre attuale, perché, pur di raggiungere un obiettivo, chi ne è capace si adopera con tutti i mezzi.
Ma ci sono modi e modi di portare avanti idee, progetti e rivendicazioni e talvolta (ormai accade purtroppo di sovente) si eccede, superando quello che dovrebbe essere l'invalicabile confine tra protesta e ricatto.
Come quello che alcune componenti più radicali dei vari movimenti a sostegno degli operatori agricoli stanno facendo e che potrebbe coinvolgere molte zone e categorie del Paese.

Cronache dai Palazzi - Giusto sentire chi protesta, mai chi ricatta

Cercando di sintetizzare i termini della vicenda, gli agricoltori di tutt'Europa, con forme di protesta anche ''vivaci'', hanno chiesto all'Ue di fare qualche decisivo passo indietro nella politica del comparto, per evitare che l'estremizzazione del concetto di sostenibilità si traduca, alla fine, nell'equivalente dell'azione del boa, che neutralizza la sua vittima stringendola lentamente nelle sue spire, sino a provocarne la morte.
È chiaro che l'obiettivo di un ambiente pulito e di politiche che lo favoriscano devono essere al centro dell'azione dell'Unione europea. Ci sono, però, da rispettare molte cose, come, ad esempio la specificità delle colture tradizionali e, quindi, l'originalità, che nuove modalità metterebbero invece a rischio.

Giusto, quindi, che gli agricoltori facciano sentire la loro voce, portando la protesta sin davanti i palazzi della Commissione europea a Bruxelles. Ma, se questa protesta rientra nelle ordinarie dinamiche tra chi prende decisioni (l'Ue) e i destinatari di esse, non si può invece accettare il ricorso a manifestazioni estreme nelle quali, pur essendo l'atto violento un evento raro, a pagare le conseguenze sono i cittadini normali. I quali, seppure simpatizzano con gli agricoltori, come in questo caso, sicuramente non possono essere puniti nel momento in cui si bloccano le strade e, con essa, impedire lo svolgimento normale della vita quotidiana.
Pur se è scontato che dietro una protesta si muovano anime diverse e differenti strategie, è inaccettabile che il governo o chi per esso sia forzato, sotto minaccia, all'adozione o alla revoca di misure. Anzi, per chiamare le cose con il loro nome, sotto ricatto.

Dare agli agricoltori la possibilità di portare la loro protesta a Roma, quindi, è riconoscergli il diritto di dire la loro. Magari anche dal palco del festival di Sanremo. Ma essere costretti ad accettare le loro istanze pena la paralisi della capitale significherebbe per lo Stato abdicare al primo mandato che ha: tutelare la maggioranza dei cittadini nel loro essere amministrati e non sudditi.
Una protesta civile deve trovare porte spalancate, un ricatto no. Ma, come dice qualcuno, solo solo parole, ricordando lo spettacolo indegno di Roma ostaggio degli appartenenti ad una sola categoria che, per impugnare un provvedimento che, a loro dire, li danneggiava, fecero dei caroselli a bordo delle loro vetture rendendo la città un unico immobile tappeto di macchine bianche.
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