Multano Crazy Pizza a Roma e Briatore perde la bussola

- di: Redazione
 
Se un qualsiasi cittadino, davanti ad una multa, piuttosto che interrogarsi se la sanzione sia fondata o meno, cominciasse a insultare chi l'ha emessa, andando veramente sul pesante (con accostamenti spericolati con il crimine mafioso) tutti dovremmo avere un senso di ripulsa perché, prima di attaccare, insultare, quasi minacciare, bisognerebbe chiedersi se si è sbagliato o no.
Ma Flavio Briatore non è un cittadino qualsiasi, perché è un imprenditore di successo (nell'industria turistica e della ristorazione e di recente è tornato nel circus della Formula 1), ma anche perché, con il suo martellante ricorso ai video social, è diventato un protagonista, che bisogna sempre ascoltare, perché esprime il punto di vista di chi, come ama ripetere, crea reddito. Uno che parla tanto, talvolta inciampando sulla consecutio temporum, e al quale bisogna prestare ascolto. Anche se talvolta è meglio seguire il suo clone. Maurizio Crozza, che ormai è più Briatore dell'originale.
Ma cos'è che è successo?

Multano Crazy Pizza a Roma e Briatore perde la bussola

Lo spieghiamo: incorrendo ripetutamente nel delitto di lesa maestà, nonostante tutti sappiano chi ne è il proprietario, dei funzionari del municipio romano, che ha la sua pertinenza nel centro della Capitale, hanno multato più volte il celeberrimo Crazy Pizza, su via Veneto, per avere esposto, a dispetto dei regolamenti sugli arredi urbani, dei fiori a contornare gli ingressi del ristorante.
Qualche sprovveduto potrebbe chiedersi: e allora? Si paga e basta e, se non si vuole pagare, si fa ricorso davanti al pretore o davanti chissà chi.

Una cosa normale, a meno di non chiamarsi Flavio Briatore che, piuttosto che accettare tacendo, ha replicato con veemenza, more solito, con argomenti che, ai suoi occhi, dovrebbero convincere tutti.
Ma questa volta non è stato così, perché un conto è dire che la sanzione è ingiusta (cosa che lui ha fatto chiedendosi se a Roma amare i fiori sia un problema), un altro è dire che contro di lui è stata dichiarata una guerra ideologica, costatagli in due anni 3.500 euro in multe, per mano di un ''gruppo di odiatori sociali'', puntando il dito contro un ''ragazzo, assessore'', venuto al mondo, pare dire, solo per stalkerizzare lui.

Poi, forse perdendo di vista la continenza, cui pure lui dovrebbe adeguarsi, Briatore è andato sul pesante, molto pesante, addebitando all'innominato assessore comportamenti censurabili dal punto di vista amministrativo, ma anche penale: ''per lui - ha detto alludendo all'assessore - vanno bene le bancarelle abusive, va bene la camorra, la ‘ndrangheta''. Una allusione che forse era inopportuna, ma che è stata resa incancellabile dalla rete.
E poi via con le cose che avrebbe voluto fare e non gli sono state permesse a via Veneto: ''le luci non le puoi mettere, gli ombrelloni non li puoi mettere, le sedie non le puoi mettere, mangiare fuori non lo puoi fare, in tutta via Veneto non puoi fare nulla... Sono veramente degli odiatori sociali, perché votate sta gente qui? Li dovete mandare via a calci nel sedere perché è gente che non serve a nulla''.

E che diamine, popolo di Roma, in fondo cosa chiedeva Briatore? Quello che i regolamenti vietano a tutti, anche a lui, pur se è Briatore. Ora che le multe siano state inflitte anche ad altri esercizi pubblici all'imprenditore piemontese, con residenza monegasca, poco importa. Intanto, nell'attesa di un altro capitolo, s'è beccata la replica della presidente del I Municipio, Lorenza Bonaccorsi, che, dopo avere visto il video del Flavio furioso, ha chiosato con freddezza: ''Le regole valgono per tutti e sono uguali per tutti''.
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