Covid: la crisi mette a rischio i conti dell'INPS

- di: Diego Minuti
 
Ci sono dei numeri che deflagrano solo a guardarli e quelli dell’INPS sono di questo tipo. I numeri della Cassa integrazione Covid erogata (ma forse sarebbe meglio parlare di quella che ancora non lo è stata, vista la drammaticità della crisi); i numeri del “buco” che le provvidenze erogate per la pandemia hanno aperto nei conti generali dell’INPS che potrebbero segnare, in modo drammatico, persino l’erogazione delle pensioni nel prossimo futuro.
Due situazioni che sembrano essere facce di una stessa medaglia, quella dell’impreparazione del nostro sistema di previdenza davanti ad una pandemia che ha stravolto tutti i modelli, persino quelli elaborati prevedendo scenari drammatici.

Forse la situazione che più deve preoccupare è quella denunciata (anche se si tratta più d’una presa d’atto che di una generica accusa contro chicchessia) da Guglielmo Loy, presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS che, in una intervista a Repubblica, ha fatto delle affermazioni che avranno fatto sobbalzare più d’uno: “C’è un buco di quasi sedici miliardi nel bilancio dell’INPS, creato proprio dalla Cig Covid. Il legislatore dovrebbe intervenire prima di mettere a rischio la sostenibilità e dunque le prestazioni”. Ovvero: che si sbrighino, qui a rischio c'è l’erogazione delle pensioni. Per Loy il sistema, che era impreparato a processare le centinaia di migliaia di domande relative alla pandemia, sta recuperando, anche se si trova ad affrontare un problema che ha sfaccettature diverse che sono sia di quantità delle pratiche, ma anche di esigenza di smaltire il pregresso, anche perché due mesi per dare una risposta positiva e quindi concreta ad una richiesta sono troppi.

Questa condizione, una volta conclusa la fase acuta dell’emergenza, dovrà tornare alla normalità tenendo però conto di un fattore centrale: il mancato conferimento dei contributi, alla base del meccanismo e che sarà inevitabilmente condizionato dalla recessione.
L’INPS quindi vive un momento molto delicato e, tacendo dei tentativi di strumentalizzare questa crisi nell’erogazione della Cig per il covid, occorre lavorare bene, ma soprattutto presto per fare sì che l’uscita del Paese dall’emergenza, grazie anche all’erogazione di contributi straordinari, sia accompagnata da una aumentata attenzione alle problematiche che l’Istituto affronta e sopporta da molto tempo.

Chi – come si fa dall’opposizione, che sottolinea un dato di fatto e, quindi, oggettivo – accusa il governo per i ritardi dell’erogazione della Cassa integrazione guadagni come conseguenza della pandemia dovrebbe fare un po’ di conti sull’aumento inatteso ed enorme che l’emergenza ha determinato sul numero delle pratiche ordinarie cui si sono aggiunge quelle straordinarie.
Ma questo non giustifica il fatto che, alla fine di novembre, risultavano non ancora processate quasi duecentomila pratiche, a fronte di un milione e duecentomila lavoratori. Stiamo parlando, quindi, di altrettante famiglie che, private della retribuzione per la crisi, dovevano essere tutelate grazie all’intervento dell’INPS che non poteva però essere preparato a fronteggiare l’emergenza.
Se vale qualcosa ricordarlo, in apre e maggio la Cig ha registrato un picco di +3000 per cento. Ma non è solo questo il motivo dei ritardi, perché ci hanno messo del loro anche le Regioni, non pronte a trattare una materia complessa come la Cig in deroga, e le stesse aziende richiedenti, alle prese con una normativa per loro di poca consuetudine.
Ma queste sono le motivazioni, mentre resta la situazione di vero e proprio dramma che grava su milioni di persone che soffrono e che non vedono imminente l’aiuto dello Stato.
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