E buona camicia a tutti…

- di: Barbara Leone
 
Un bicchierino di mer**a. L’abbiamo chiamata così la chat di gruppo che ci riunisce tutti: gli ex ragazzi della Scuola di televisione Mediaset diretta da Maurizio Costanzo. Sono passati vent’anni e noi, all’epoca, eravamo i primi di un esperimenti didattico che negli anni ha sfornato buona parte degli autori, sceneggiatori e registi televisivi di oggi. L’abbiamo chiamata così perché ce lo ripeteva sempre: per fare questo lavoro, dovete ingoiare ogni giorno un bicchierino di mer**da. Anzi, de mer**da, rigorosamente alla romana. A conti fatti da vent’anni ad oggi sono 7.300 bicchierini pieni pieni, ma ne è valsa la pena. Anche se poi professionalmente ho lievemente deviato verso il giornalismo più puro, di cui per altro Costanzo era un grande maestro.

Morto Maurizio Costanzo, icona del giornalismo e della tv

Ogni santo giorno che Dio manda in Terra, lui s’alzava all’alba e si leggeva tutti, e dico tutti, i giornali. Nessuno escluso, pure quelli di quartiere. E fino a non molto tempo fa si ritagliava gli articoli che riteneva più interessanti realizzando la sua personalissima rassegna stampa da cui poi prendeva ispirazione per i suoi programmi. Tutti ne conoscono l’infinito valore, il coraggio, il suo celebre “vietato vietare”, i tanti successi, il suo essere sempre un passo avanti a tutti. Basti pensare al “Maurizio Costanzo Show”, padre di tutti i talk show. Ma ciò che non tutti sanno è che Maurizio Costanzo, per noi lo zio Maury, amava i giovani come pochi in questo ambiente. Non solo li amava, ma li ascoltava senza pregiudizio alcuno e senza mai quel senso di superiorità che contraddistingue tanti suoi colleghi. Anche molto meno bravi e famosi di lui. E con i giovani era generoso. Ti dava un’occasione trasmettendoti tutto ciò che sapeva: a fiutare le notizie e le storie, come usare o non usare le parole, l’importanza della sintesi e soprattutto ad essere sempre curiosi. Non si teneva nulla per sé Costanzo. Da lui potevi carpire tutti i trucchi del mestiere.

Osservandolo lavorare, ma non solo. Perché gli piaceva donarsi professionalmente ed aprirsi a nuovi orizzonti. Senza mai essere geloso o timoroso che qualcuno potesse oscurare la sua luce. Anzi, era sempre incline alle novità, alle idee nuove, anche le più strambe. Ed era felice se spiccavi il volo. Dote assai rara, nel mondo del giornalismo e della tv, ma non solo. E però l’insegnamento più prezioso che ci ha dato è, tra tutti, il rigore e l’etica del lavoro, che l’ha portato fino a ieri ad andare in onda in radio nonostante le sue precarie condizioni di salute. Perché Maurizio Costanzo amava all’inverosimile il suo lavoro. E non per ingordigia o smania di successo. Ma perché il lavoro per lui era vita. E soprattutto passione. Una passione che ha saputo trasmettere a 360 gradi a chi ha avuto l’onore e l’immensa fortuna di viverlo per qualche tempo, mutuandone (spero) lo slancio, l’apertura mentale, la maniacale meticolosità e la ricerca spasmodica di coerenza e verità. Ed anche qualche modo di dire. Quelli che dopo vent’anni ci fanno ancora sorridere, nonostante qualche lacrima che inevitabilmente oggi ci riga il viso.

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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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