Covid-19: il circo della tv, in overdose di notizie e liti

- di: Diego Minuti
 
L'idea, per quanto censurabile, di Mario Monti, che bisogna trovare ''modalità meno democratiche nella somministrazione dell'informazione'', non è che l'ennesima conferma che, nel nostro Paese, forse più che in altri, la situazione emergenziale ha fatto perdere di vista alcuni di quelli che, normalmente, dovrebbero essere i capisaldi di un giornalismo ''normale''.
Monti, che certamente poteva trovare altre parole per esprimere il suo auspicio (motivato dal fatto che, a suo avviso, viviamo un periodo di pandemia da Covid-19, paragonato a quello di una guerra), è solo una delle tante voci che si sono levate per commentare lo stato dell'informazione in Italia, soprattutto televisiva, che non sta vivendo il suo migliore momento, comunque condizionato dalle leggi dell'ascolto, da cui derivano i contratti pubblicitari.
Quindi, quanto più alto è il numero dei telespettatori, tanti più contratti pubblicitari arrivano.

La pandemia da Covid-19 è stata terreno fertile per una tv confusionaria e sensazionalistica

La più elementare legge dell'economia dice che l'offerta segue la domanda, e se la gente vuole sapere tutto il possibile sulla pandemia da Covid, tu - giornalista - devi offrire quante più notizie hai a disposizione, sapendo comunque che corri il rischio di cadere nella sovraesposizione, ma anche di spargere timori incontrollati.

Ma, questa ricerca spasmodica dell'attenzione del telespettatore si traduce nella spericolatezza dell'offerta giornalistica, che perde, troppo spesso, l'equilibrio tra la corretta informazione e la spettacolarizzazione della notizia, laddove non è il messaggio a contare, quanto i personaggi a cui esso si affida. Per questo, ormai, le trasmissioni di approfondimento sono diventate un circo Barnum, dove gli spettatori aspettano solo lo scontro tra gli invitati, perché, alla fine, è solo questo quello che conta. E non interessa se i protagonisti sono ignoranti della materia: l'importante è che alzino la voce, sino a gridare.
La farcitura dell'informazione televisiva è ormai fatta non sulla base dello spessore scientifico di chi si trova in studio, ma sulla potenziale sua capacità di alzare il livello degli ascolti con la virulenza del modo di esprimersi.

Ma la questione ha due facce perché se ci sono personaggi che squalificano le loro tesi - comunque sempre da rispettare - con argomentazioni che di scientifico non hanno nulla (si va dall'ex pugile no vax che si è redento all'europarlamentare che spara cifre e statistiche sistematicamente smentite dagli esperti, passando per giornalisti che sono ''contro'' a prescindere dagli argomenti) , ci sono anche esperti che mostrano una spocchia insopportabile, perché amano usare con gli astanti gli stessi atteggiamenti dei cattedratici al cospetto di studentelli imberbi.
Ma siamo sicuri che il bombardamento quotidiano di notizie (anche se spesso si tratta di opinioni, ipotesi, scenari) sia quello che i telespettatori vogliono?

I dubbi cominciano a manifestarsi, contestualmente all'insofferenza che si evidenzia nei confronti di esperti che saltano da uno studio all'altro - sia pure virtualmente, grazie alla tecnologia -, aggiungendosi, così, d'ufficio alla lunga schiera di santi e mistici che hanno avuto il dono della bilocazione.
Forse è arrivato il momento di chiarirsi le idee su quello che la gente vuole sentire, non necessariamente una informazione rassicurante, ma solo e semplicemente notizie, lasciando da parte previsioni e modelli matematici che non fanno altro che aggiungere confusione alla confusione.
Sarebbe bello che il conduttore di turno, aprendo la immancabile finestra sul Covid, dicesse: ecco, queste sono le notizie di oggi, senza poi passare la parola all'esperto che è lì solo per aggiungere le sue considerazioni, che saranno pure fondate, ma che forse ormai sono inutili. Poche notizie, quelle essenziali, bastano per informare la gente, senza sentire l'obbligo di rassicurarla o di metterla sull'avviso, facendo ricorso a paroloni e timori.

Ma, ammettiamolo, non è che le alternative siano delle migliori. Oramai la televisione - servizio pubblico e grandi gruppi privati - è tutto un fiorire di trasmissioni splatter, tra efferati omicidi raccontati con l'accuratezza di un anatomopatologo e casi umani cercati solo per raccattare empatia. Ma di trasmissioni interessanti, per fortuna, ne restano ancora, ma confinate in orari e in reti che ne rendono difficile il godimento. Purtroppo.
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