Caro ''campo largo'', ti scrivo cercando di fare come Oriana Fallaci che, nel suo libro, si calava nel ruolo di prossima madre, parlando al figlio destinato a nascere in un mondo dove anche le scelte personali possono essere dolorose.
Ti scrivo perché sei una creatura che, concepita tra male e mille difficoltà, sei destinato a restare nel limbo dei non nati, non perché la tua esistenza non abbia senso, ma perché il tuo arrivo avrebbe cozzato contro gli interessi di qualcuno al quale poco importa degli altri.
L'importante è mandare all'incasso i propri voti, sebbene si stiano riducendo, perché la gente comincia a capire.
Cronache dai Palazzi - Lettera ad un "campo largo" mai nato
Caro ''campo largo'', non sei nato semplicemente perché avresti ostacolato gli strani disegni di chi, sino a ieri, parlava contro la maggioranza, ma che poi, quando si è trattato di mettersi in tasca nomine oggettivamente di facciata, di quelle che non contano assolutamente nulla alla luce dei numeri, ha barattato i vecchi accordi nella prospettiva di capitalizzare l'atteggiamento da ''tre scimmiette'', che non vedono, non sentono, non parlano, ma sanno fare bene di conto.
Oggi la cosiddetta opposizione alla straripante maggioranza si è letteralmente spappolata, non esiste più garantendo a Giorgia Meloni e al suo governo un lasciapassare verso una fine di legislatura tranquilla, senza possibili pericoli, anche perché, se a portarli è solo una porzione del parlamento, tutto andrà liscio.
Vedi, ''campo largo'', il tuo destino era già segnato quando, in occasione delle elezioni regionali in Sardegna, la sinistra (presunta tale) vinse, ma ad intitolarsi la vittoria furono i Cinque Stelle, quasi che i voti portati dal Pd (soprattutto) e da AVS fossero stati utili, ma non determinanti, relegando i partiti alleati alla stregua di paggetti che reggono il lungo velo di pizzo Sangallo, cucito a mano, della sposa, Giuseppe Conte.
Che, in politica, sembra trasfondere quel che gli ha insegnato (e lui ha insegnato ad altri, da docente universitario) la professione, ovvero che per avere successo (vincere un processo o attutirne al minimo le conseguenze per l'imputato) tutto è concesso: allearsi con il diavolo e farsene il boia un istante dopo.
Vedi, caro ''campo largo'', quel che sta facendo Giuseppe Conte è l'esatto contrario di ciò che spetta a chi fa parte di un alleanza, ovvero un percorso comune.
Un concetto che evidentemente non è contemplato nel suo personalissimo codice di comportamento, che prevede un costante ricorso all'equilibrismo, come sta facendo non schierandosi a favore di qualcuno nella corsa alla Casa Bianca, forse memore delle carezze e delle attenzioni che gli riservava Donald Trump.
Come confermano le mine-antiuomo con le quali ha disseminato il cammino del referendum per nuove regole per la cittadinanza, ma anche le recentissime nomine nel CdA della Rai. Dove, per ottenere una poltrona (uno sgabellino, a dire il vero, visto le circostanze che lo hanno determinato), ha mandato al macero la proposta del Pd di non partecipare al voto, accampando la tesi che in questo modo si sarebbe lasciata mano libera alla maggioranza.
Ma votando si è normalizzata la nomina del CdA che invece, come le opposizioni sull'Aventino, sarebbe stato un simulacro di democrazia.