Confindustria: da Meloni a Tajani, solo consensi per Orsini

- di: Redazione
 
La prima uscita ''politica'' da presidente di Confindustria di Emanuele Orsini, quale deve essere considerata l'assemblea pubblica della Confederazione, ha raccolto consensi generalizzati. A cominciare da quello, espresso a chiarissime lettere, del presidente del consiglio. Giorgia Meloni, rivolgendosi a Orsini, ha affermato di condividere ''molte proposte e l’analisi dello scenario; le sue proposte mi hanno fatto venire in mente le parole di Olivetti''.

Confindustria: da Meloni a Tajani, solo consensi per Orsini

Un argomento che Orsini ha toccato con decisione è stato quello del Green Deal, del quale ha auspicato una riscrittura più vicina alla realtà delle cose e non ai grandi progetti.
Sul punto Giorgia Meloni ha affermato di essere d'accordo con Orsini ringraziandolo per essere stato ''molto chiaro su questo, sui risultati disastrosi frutto di un approccio ideologico del Green Deal europeo: decarbonizzazione al prezzo di deindustrializzazione, ha detto, è una debacle: è così. Lo vogliamo dire - ha sostenuto il presidente del consiglio - che è non intelligentissima come strategia? E lo diciamo perché siamo amici dell’Europa e vogliamo difendere la capacità industriale europea. Le persone amiche dell'Europa devono avere il coraggio di dire le cose che non funzionano''.

Riprendendo una dei passaggi dell'intervento di Orsini, Meloni ha toccato il tema della competitività e quindi della crescita, ricordando come quella del Pil previsto per il 2024 sia doppio rispetto alla media Ue. Ma, ha detto rivolta alla platea, ''il merito è vostro, delle imprese''.

La relazione di Orsini ha raccolto anche il convinto plauso del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, che si è detto ''soddisfatto, anche come ministro responsabile dell’export, del fatto che siamo diventati la quarta potenza mondiale e commerciale. Questo significa che abbiamo lavorato bene. Il governo deve soltanto preparare il terreno, facilitare il lavoro delle imprese, ma il merito è delle nostre imprese, degli imprenditori e dei lavoratori''.
''La necessità di dare all’Europa e all’Italia una politica industriale sempre più forte – detto ancora Tajani – è fondamentale: è quello che stiamo facendo come governo, è quello che dovrà fare la nuova Commissione europea ma, se il buongiorno si vede dal mattino, le decisioni della Von der Leyen vanno in questa direzione''.
D'accordo con Orsini Tajani si è detto anche sul mercato unico delle energie, sul nucleare. ''Sul tema della transizione ecologica ha detto ancora -, bisogna tenere conto degli aspetti sociali e anche delle capacità dell’industria di rispettare gli obiettivi e le ambizioni''.
Da parte sua il ministro per l'Ambiente e la sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha condiviso ''la preoccupazione di Orsini sui tempi per avviare il nucleare in Italia, ma il ministero si è già mosso per tempo. Abbiamo istituito la Piattaforma per il nucleare sostenibile e con il professor Giovanni Guzzetta stiamo preparando il quadro giuridico per ritornare ad usare questa tecnologia. Entro la fine dell’anno contiamo di avviare l’iter legislativo per le nuove regole".

''Mi fa piacere che Confindustria sostenga la scelta che abbiamo fatto come Governo di riprendere il nucleare con tecnologie più moderne. Non possiamo più andare avanti con il prezzo dell’energia doppio rispetto al resto d’Europa. Questo comporta l’impegno dell’esecutivo e di tutti quanti per raccogliere la sfida. In Italia – ha concluso Pichetto – abbiamo le competenze e le strutture per farlo. Ricordo che l’ultima centrale che è stata costruita in Europa, in Slovacchia, è stata fatta da Enel".

Un giudizio estremamente positivo sulla relazione di Orsini, segnatamente sul fatto che ha messo al centro competitività, produttività e società, è arrivato dal presidente di Farmindustria. Marcello Cattani.
''Valori – ha spiegato – in cui l’industria farmaceutica si ritrova completamente e sui quali sta costruendo il proprio successo. Il contributo che stiamo dando alla nazione in termini di produzione e valore della produzione, di export e di crescita dell’occupazione. Il primo settore nel periodo 2022-24 per crescita della produzione e tra l’altro secondo settore per saldo attivo con l’estero nel primo semestre di quest’anno''.
Da parte sua Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, dopo avere rilevato la presenza di ''spunti condivisibili nella relazione del presidente Orsini'', ha detto che ''le condizioni per avviare un dialogo ci sono tutte. La sfida è mettere insieme forze e competenze sociali e lavorare a un nuovo Contratto sociale su obiettivi strategici comuni, come indicato anche da Draghi''. ''i riferimenti comuni - ha aggiunto - non mancano. Penso alla disponibilità espressa dal Presidente a costruire un patto tra imprese e organizzazioni sindacali su salute e sicurezza, al riferimento su una produttività da elevare e redistribuire per dare maggiore competitività alle imprese e retribuzioni più alte ai lavoratori, alla necessità di sostenere le dinamiche salariali attraverso la contrattazione nazionale e decentrata. Apprezzabile anche la richiesta di rendere strutturale il taglio del cuneo contributivo''.

Per il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, la relazione di Orsini ''ha sottolineato la fase delicata attraversata dal nostro sistema manifatturiero. La produzione industriale è in calo ininterrotto da diciotto mesi. La doppia transizione pone sfide molto impegnative. Rilanciare la produttività è un punto chiave, un obiettivo che condividiamo e per cui serve investire molto in innovazione, ricerca, competenze''.
Misiani ha anche apprezzato ''la consapevolezza della necessità di affrontare la questione salariale, l’apertura verso un lavoro comune con i sindacati, i passaggi dedicati alla sicurezza sul lavoro e alla responsabilità sociale delle imprese. Un ulteriore tema cruciale e assolutamente condivisibile è la forte richiesta di semplificazione del carico di regole e procedure che indebolisce la competitività delle imprese italiane. Un onere però che l’autonomia differenziata voluta dal governo Meloni rischia di aggravare pesantemente, come tanti settori del mondo imprenditoriale stanno iniziando a denunciare".
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