Dalla Conferenza Nazionale delle Green City 2024 una Carta per le Nature positive Cities

- di: Barbara Leone
 

Le città, grandi, medie e piccole, generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sul capitale naturale e sono anche i luoghi sempre di più esposte alle conseguenze  della crisi climatica – ondate  e isole di calore, allagamenti, alluvioni –  al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria. Nelle città è, però, anche maggiormente presente la preoccupazione dei cittadini per la crisi climatica e per l’ambiente e la richiesta di misure ecologiche più incisive. Per contribuire a raccogliere questa spinta delle città, alla Conferenza Nazionale delle Green City che si svolge oggi a Milano, organizzata dal Green City Network e dal Gruppo GEDI, è stata presentata la Carta per le “Nature-Positive Cities”, con l’adesione di un primo gruppo di 33 città* di tutta Italia.

Dalla Conferenza Nazionale delle Green City 2024 una Carta per le Nature positive Cities

Obiettivo della Carta superare la crisi climatica ed ecologica puntando su un ruolo positivo  per la natura delle città attraverso 10 misure.“Le città, dove si generano la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sul capitale naturale, possono diventare protagoniste della transizione green - ha dichiarato Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, presentando la Carta – la crisi climatica non consente di rallentare l’impegno. Prima prenderemo coscienza della urgente necessità di costruire nelle città un rapporto positivo con la natura, prima riusciremo a mitigare la crisi climatica e a ridurre la nostra vulnerabilità”.

Ecco le dieci misure. Innanzitutto promuovere condivisione, conoscenza e informazione sul valore del capitale naturale e dei servizi ecosistemici nelle città - Una strategia «nature positive» punta nelle città ad un benessere che non si basi su un consumo di natura, ma sulla sua tutela, il suo ripristino, il suo incremento. In secondo luogo, ripristinare il capitale naturale degradato intervenendo con azioni consistenti, impegnative e pluriennali sulle acque di falda, spesso contaminate, sui corsi d’acqua cementati e in uno stato ecologico non buono, su aree e suoli inquinati e aree verdi e alberature, che richiedono maggiore cura e manutenzione. E ancora: arrestare il consumo di suolo recuperando e utilizzando in modo più efficiente gli edifici esistenti, con un maggiore utilizzo condiviso degli uffici, valorizzando il lavoro a distanza anche nei paesi e nei piccoli borghi delle aree interne. Aumentare il capitale naturale facendo crescere in modo massiccio le alberature, le aree verdi, la forestazione periurbana, i tetti verdi e il greening degli involucri edilizi.  Risparmiare il prelievo e il consumo di risorse naturali sostenendo la transizione da un modello di produzione e di consumo lineare e dissipativo, ad alto consumo di risorse naturali, ad un modello circolare e rigenerativo . Rafforzare le misure di adattamento alle ondate di calore impiegando e potenziando le infrastrutture verdi, aumentando per raffrescamento l’utilizzo delle minori temperature delle falde e dei corpi idrici e con indirizzi bioclimatici vincolanti negli interventi edilizi. Attuare la transizione energetica riducendo i consumi di energia fossile nei trasporti  e migliorando l’efficienza energetica degli edifici, facendo molto di più per la produzione e l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabile, utilizzando meglio anche le nuove opportunità offerte dallo sviluppo dalle comunità energetiche rinnovabili. Tutelare l’acqua come risorsa naturale scarsa eliminando rapidamente le perdite delle reti idriche e promuovendo il risparmio di acqua , reimpiegando le acque grigie, depurate e controllate,  riutilizzando le acque piovane,  diffondendo i sistemi duali per le acque ad uso potabile e per quelle per altri usi. Ridurre la vulnerabilità agli allagamenti e alle alluvioni aumentando la capacità di assorbimento delle acque nei suoli e nelle aree verdi, riducendo l’impermeabilizzazione delle pavimentazioni,  aumentando la capacità di laminazione  con il ripristino e l’ampliamento degli alvei e delle zone golenali dei fiumi e con aree umide e verdi allagabili. Ultimo, ma non da ultimo, attuare un Piano d’azione per la transizione Nature Positive  non solo di breve termine al 2030, ma pluriennale al 2050, per attuare, in modo integrato e coordinato le misure proposte, stabilendo le risorse – finanziarie e umane – necessarie per attuarle, preparandolo coinvolgendo i cittadini e gli stakeholder interessati.

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