Confartigianato Studi: in 970 Comuni, pagamenti PA oltre 60 giorni

- di: Barbara Bizzarri
 

Nell’ambito dell’Unione Europea, l’Italia presenta il terzo più alto peso sull’economia dei debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche verso le imprese, oltre ad un elevato debito pubblico, ormai cronicizzato. Il confronto europeo, condotto sulla sola parte di spesa corrente comprensiva delle anticipazioni, evidenzia che nel 2022 tale debito in Italia è pari al 2,5% del PIL dietro al 2,8% del Belgio e al 2,6% della Finlandia. L’Italia supera inoltre anche l’1,7% della media Ue a 27 e dell’Eurozona, l’1,6% Francia e lo 0,8% della Spagna.

Confartigianato Studi: in 970 Comuni, pagamenti PA oltre 60 giorni

Ad oltre dieci anni dall’entrata in vigore della direttiva europea (UE/2011/7) contro i ritardi di pagamento in vigore dal 2013 che sancisce il pagamento entro 30 giorni persistono alcune situazioni di eccessive dilazioni nei pagamenti delle forniture pubbliche. Tra gli obiettivi del PNRR era previsto il rispetto dei termini definiti dalla legislazione europea e italiana, ma l’Italia ha dovuto chiedere una proroga al marzo del 2025 rispetto al termine del 31 dicembre 2023, in cambio di un intervento per accompagnare le istituzioni pubbliche ancora in ritardo con i pagamenti. Inoltre, Confartigianato ha evidenziato la delusione per il rinvio al 20 marzo della votazione, che doveva svolgersi il 22 febbraio, da parte della Commissione per il Mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo sulla relazione sulla proposta di Regolamento relativo ai ritardi di pagamento.

Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, sottolinea: “Servono regole certe, chiare e stringenti a difesa delle vittime dei ‘cattivi pagatori’. Noi ci battiamo da anni per il rafforzamento della fonte normativa che renda più cogenti i termini di pagamento e riesca a sconfiggere il ‘business del pagherò’. Le Pmi non devono più essere alla mercè delle ambiguità normative e di chi esercita posizioni dominanti. In questi tempi di alta inflazione e di alti tassi di interesse, pagare in ritardo o non pagare affatto i propri fornitori è il modo più semplice per finanziarsi senza chiedere prestiti in banca. Tutto questo sulle spalle delle imprese creditrici”.

In una fase caratterizzata dall’incremento della spesa per investimenti dei Comuni, si registra per queste amministrazioni locali, al primo semestre 2023, un tempo medio di pagamento di 32 giorni. A fronte di un dato medio che si allinea al limite imposto dalla normativa, si osservano ampie differenze territoriali. L’analisi dei dati del monitoraggio dello stock dei debiti commerciali relativo alle Amministrazioni comunali evidenzia che nel primo semestre 2023 i tempi medi di pagamento più elevati si riscontrano nei Comuni del Sud con 43 giorni e nei Comuni del Isole con 40 giorni, seguiti dai Comuni del Centro con 32 giorni, dai Comuni del Nord-ovest con 26 giorni e dai Comuni del Nord-est con 23 giorni.  Le situazioni più critiche nel Mezzogiorno si associano ai più elevati tassi di interesse pagati dalle imprese: a settembre 2023 il tasso di interesse annuo effettivo alle imprese del Mezzogiorno è del 7,23%, superiore di 125 punti base superiore al 5,98% del Nord Est.

Nonostante il tempo medio di pagamento dei Comuni sia sostanzialmente in linea con i requisiti di legge, va evidenziato che, a undici anni dall’entrata in vigore della Direttiva, si contano ancora 970 Comuni, pari al 12,3% dei Comuni monitorati, che hanno ricevuto fatture nel primo semestre del 2023 per 1,9 miliardi di euro e che registrano tempi medi di pagamento superiori a 60 giorni, con una media di 77 giorni, oltre due volte e mezzo i termini di legge. Di questi, 569 comuni sono localizzati del Mezzogiorno, con una incidenza pari al 23,0% del totale delle Amministrazioni comunali della ripartizione, più che tripla rispetto al 7,4% rilevata per i Comuni del Centro-Nord.

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