Studio Confartigianato: nell’era dei big data il 22,9% delle piccole imprese analizza dati

- di: Barbara leone
 

Nel corso degli anni Venti i dati sono diventati un asset strategico per le imprese e, più in generale, per i sistemi economici. Si assiste alla tumultuosa crescita dei flussi di dati generati da persone, processi e macchine, mentre cresce l’elaborazione e analisi dei dati da parte delle imprese. A evidenziarlo è uno Studio targato Confartigianato, che sottolinea come i big data siano originati dai media, quali social network e ricerche su internet, oltre che dai sistemi aziendali, anche in interazione con la Pubblica amministrazione: pensiamo ai 2,1 miliardi di fatture elettroniche emesse in un anno, un ritmo di 66 fatture al secondo. Un ulteriore driver è rappresentato da Internet of Things, tecnologie che gestiscono dati generati da sensori e dispositivi – telecamere, cellulari, satelliti, ecc. – utilizzati per la domotica e la gestione di macchinari e apparecchiature e la cui elaborazione consente di misurare fenomeni del mondo fisico quali, ad esempio, l’evoluzione delle condizioni meteo, i livelli dell’inquinamento e del traffico e il tracciamento di persone e veicoli.

Studio Confartigianato: nell’era dei big data il 22,9% delle piccole imprese analizza dati

“La transizione digitale – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – va sostenuta con interventi a misura di piccola impresa per sostenere gli investimenti in tecnologie 4.0, soprattutto in questa difficile fase congiunturale, in cui la stretta monetaria e il calo dei prestiti stanno pesando sulla propensione ad investire degli imprenditori. Altrettanto importanti sono interventi di politica formativa capaci di risolvere il problema della carenza di manodopera qualificata e con competenze digitali denunciata dalle piccole imprese”.

Del resto, come sottolinea lo Studio Confartigianato, l’evoluzione tecnologica di reti e sistemi di connettività e la dinamica del valore aggiunto ottenuto dall’elaborazione dei dati sta determinando una crescita del traffico sulla Rete ad un tasso del 24,2% all’anno. L’analisi dei dati dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni evidenzia che nei primi nove mesi del 2023 il volume di traffico dati fisso e mobile (upload + download) ha segnato una crescita del 15,1% rispetto allo stesso periodo del 2022, migliorando il +13,4% registrato l’anno precedente. Nel 2023 la crescita è più marcata per il traffico mobile (+22,3%) rispetto quello fisso (+13,3%). Tra il 2023 e il 2019, anno precedente allo scoppio della pandemia, il traffico dati ha cumulato un aumento del 137,8%, pari, come anticipato, ad un tasso di crescita medio annuo del 24,2%. Lo sviluppo dell’Internet delle cose spinge la crescita delle connessioni mobili M2M (Machine-to-Machine, per scambio dati tra apparecchiature e dispositivi senza interazione umana): negli ultimi quattro anni il numero complessivo delle linee mobili sale del 4,0%, combinazione di un aumento del 26,2% delle linee M2M e un calo del 2,4% delle linee human (linee voce e/o dati che prevedono l’iterazione umana).

Ecco così che si diffonde tra le imprese l’elaborazione dei big data e l’attività di analisi dei dati. Nel 2023 il 22,9% delle imprese con 10-49 addetti esegue analisi di dati con risorse interne o esterne. Il settore con la più elevata propensione all’analisi dei dati è quello dei servizi (24,4%) seguito da manifattura con 22,1% e costruzioni con 14,1%. Nel confronto internazionale, la quota per le piccole imprese in Italia rimane inferiore di 3,2 punti al 28,7% della media Ue, mentre valori più elevati si riscontrano in Germania (31,7%) e Francia (29,8%). Un approfondimento per tipologia di dati analizzati evidenzia che l’11,6% delle piccole imprese analizzano dati sulle transazioni, il 9,2% dati sui clienti, il 7,5% dati dei social media, il 6,2% dati del web, il 4,5% dati provenienti da strumenti smart o sensori. Quote più contenute per dati provenienti da localizzazione veicoli/pc, dati satellitari e open data della PA. Per sviluppare le attività di data analysis sono necessari investimenti e personale con competenze adeguate. Oltre 90mila micro e piccole imprese tra 3 e 49 addetti innovano mediante l’acquisto o sviluppo di software, database e servizi per l’analisi dei dati mentre nelle MPI è previsto l’inserimento di 449mila lavoratori, pari al 12,9% delle entrate nelle MPI, con elevate competenze digitali 4.0, capaci di gestire tecnologie relative a big data analytics, internet of things e robot. Di questi, però, più di uno su due (54,9%) risulta di difficile reperimento.

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